26.

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Finalmente in possesso della mia adorata macchina, inspirai l'odore che tanto mi era mancato e girai le chiavi nel nottolino prima di accendere la radio e ascoltare una canzone piuttosto conosciuta in quel momento.

Il mio telefono prese a squillare, gli lanciai un'occhiata e poi lo presi. Vidi il nome di Aura sul display così risposi velocemente, cercando comunque di mantenere la piena concentrazione sulla strada. «Dav dove sei?» abbassai il volume della musica.
«Sono in macchina, cosa c'è?» domandai, mettendo la freccia.
«Niente, solo che volevo fare un salto al carcere.»

«Vuoi andare di nuovo da tuo padre?» chiesi confusa.
«Ehm... No, cioè sì. Non lo so Dav, volevo dirgli una cosa.» deglutii.
«Ci sei stata sabato Aura, non glielo hai detto prima?» lei mugugnò dei versi di negazione.
«No, cioè... Volevo parlarci.» sapevo che mi stava nascondendo qualcosa.
«Solitamente lo vai a visitare una volta al mese se va bene.»

«Lo so.» arricciai il naso.
«Ti ha detto qualcosa? Aura non fare cazzate per favore.» la precedetti.
«Non mi ha detto nulla Dav, volevo solo fare un salto.» annuii.
«Okay, decido di crederti ma adesso sto andando da Curtis per un progetto di scuola. Se vuoi ti do un passaggio verso le sei.» la avvertii.
«Va bene, allora mi accompagni?» risposi affermativamente. «E non mi giudicherai?»

«No Aura, non ti giudicherò. Sono solo sconvolta e sorpresa, non pensavo che volessi andarci più di una volta al mese.» entrai nel parcheggio della palazzina. «Ci vediamo dopo, mi aspetta un pomeriggio straziante insieme a Curtis.» lei scoppiò a ridere.
«Dai, non è tanto male.» sorrisi.
«Sempre meglio di Jaden.»

Scesi dalla macchina, la chiusi e entrai nella hall della palazzina, cercando di salutare gentilmente il portinaio che sfogliava il giornale. Presi l'ascensore e arrivai al piano dell'appartamento, bussai alla porta e dopo qualche secondo si aprì di colpo.
«Che rottura di coglioni, sei ovunque bambolina.» Jaden era davanti a me senza maglietta appoggiato allo stipite della porta a guardarmi divertito.

«Dov'è Curtis?» domandai infastidita.
«Dentro.» lui si spostò di lato, permettendomi il passaggio.
«Finalmente, ti aspettavo con il magone.» guardai male il biondo che mi corse incontro, scossi la testa e mi sedetti velocemente al tavolo quando vidi il computer acceso e il libro di testo aperto.

«Prima finiamo e prima me ne vado.» Jaden si sedette divertito nel divano con una rivista di sport in mano e il telefono poggiato sulla gamba destra.
«Bene... Iniziamo con la presentazione oppure leggiamo le pagine del libro?» chiese Curtis.
«Direi la presentazione.» iniziai a formare la prima slide del nostro Power Point.

Due ore dopo ero ancora seduta intorno al tavolo nel tentivo di far capire al biondo cosa dovesse cercare su internet per scrivere la penultima slide della nostra presentazione. «Ma perché è così difficile farti comprendere le cose? Devi cercare questo titolo.» lui corrugò la fronte, si girò verso di me e scosse la testa.
«Ma non mi dà nulla.» sbuffando, alzai gli occhi al cielo.

«Dai a me.» sbottai nervosa. «Vedi, un secondo ci ho messo. Cosa scrivevi tu? La favola di Biancaneve?» lui sorrise, mi avvicinò a lui e mi scompigliò tutti i capelli con il pugno chiuso. «Curtis.»
«Ho capito, non ti piace il contatto fisico.» annuii e feci copia e incolla con le informazioni che trovai, modificando solo qualche parola.
«Dopo due mesi l'hai capito finalmente.»

«Ma perché? Voglio dire... É successo qualcosa?» corrugai la fronte e mi girai verso di lui: era completamente appoggiato allo schienale della sedia con una matita dietro l'orecchio e una gomma da masticare in bocca, le mani che pendevano dai poggioli e il suo sguardo curioso. Sembrava un dio greco a tutti gli effetti!
«Non è successo nulla, odio solo il contatto fisico con le altre persone.» lui scosse la testa.
«Tutto qui?»

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