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Annusai il profumo inebriante della macchina di Jaden e abbassai lo sguardo per poi puntarlo sullo specchietto esterno quando sentii il suo sguardo addosso, abbassai il finestrino e misi il braccio fuori.

«Non ti porto a casa tua.» mi girai di colpo quando vidi che non stava scherzando poiché non girò all'incrocio.
«Portarmi a casa.» sentivo la paura crescere dentro di me così iniziai a muovermi. «Mi vuoi uccidere, vero? Per quello che ho detto prima.» non mi rispose, si fermò all'edicola e uscì dalla macchina lasciandomi da sola.

Bene, avrei aspettato la morte con ansia! Ma almeno avrei potuto vedere i miei genitori e Curtis. Dovevo buttarla sul ridere perché altrimenti se non mi uccideva lui, mi uccidevo io ma di stress.

Dopo qualche minuto la portiera dell'autista si aprì e Jaden fece il suo magnifico ingresso nell'auto, si girò per appoggiare sui sedili posteriori un giornale e poi rimise in moto il veicolo pronto a sfrecciare per le strade di Solvang.
«Devo parlare con una persona e fare una cosa.» guardai la strada davanti a me e iniziai a giocare con la manica della felpa che indossavo.

«Stiamo andando a Santa Barbara?» appoggiò entrambe le mani sul volante e io rimasi a fissarlo qualche secondo di troppo, lui sorrise accorgendosi e poi si sistemò meglio nel suo sedile.

Dannazione quanto era attraente quel ragazzo alla guida!

«Smettila di fissarmi.» cambiò marcia e aumentò la velocità in quella strada quasi deserta.
«Non ti stavo fissando, stavo guardando... Il cruscotto della macchina, molto bello devo dire!» scosse la testa e si girò verso di me, beccandomi un'altra volta con gli occhi sopra quei muscoli asciutti.

«Accosto e ti scarico qui bambolina.» alzai gli occhi al cielo e mi girai verso il mio finestrino, per tutto il viaggio guardai i paesaggi finché non mi accorsi che eravamo diretti verso quell'enorme officina di macchine del suo amico riccioluto.

Parcheggiò su un fianco così aprì la portiera e mi tolsi la cintura, misi un piede sullo sterrato e mi sistemai i capelli completamente in disordine a causa del vento. «Non mi sembra di averti detto di scendere.» Jaden afferrò il giornale senza delicatezza.

«Non mi sembra di aver chiesto di essere portata qui ma, guarda un po', sono qui.» fece il giro della macchina e iniziò a camminare senza degnarsi di rispondermi.
«Sei qui sì, ma se apri la bocca anche solo una volta ti ci lascio.»

Lo imitai facendo facce buffe mentre mi avvicinai ad una Mustang oro, la accarezzai come si accarezzava un cane con delicatezza nel tentativo di non rovinarla.

«Oh ciao, buongiorno. Strano vederti qui mio caro.» Alan uscì dall'officina con un panno in spalla completamente fradicio di olio. «Ma lei perché sta curiosando tra le mie macchine?» mi girai verso di lui.
«Adoro le Mustang, hai solo questa?»

«No, ne ho altre. Ma che cazzo ci fate qui voi due? Insieme poi.» scrollai le spalle e tornai a guardare il cruscotto delle varie auto, mi accomodai all'interno di una McLaren Senna GTR e passai il dito sul quadrante perfettamente pulito.
«Sono tutte modificate oppure le ripari per qualcuno?» chiesi.
«La maggior parte sono modificate, alcune no.»

«Sono fantastiche.» Jaden mi guardava confuso mentre camminavo lentamente tra i veicoli.
«Sai guidare?» mi chiese di punto in bianco il riccio, squadrandomi.
«Sì, perché?» quando Jaden annuì per confermare la mia versione, Alan scomparve dentro il capannone per poi ritornare con un mazzo di chiavi in mano.

«La Mustang rossa che hai visto prima è mia, puoi andare a fare un giro nel frattempo.» sbarrai gli occhi mentre lui si avvicinò, presi con uno scatto le chiavi facendolo sghignazzare.
«Dici davvero?» annuì mentre io montai dentro la macchina e mi guardai intorno affascinata.
«Dico davvero. Ma gira in periferia e se qualcuno dovesse fermarti fai il mio nome.» corrugai la fronte.
«E com'è che ti chiami?»

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