59.

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Uscii dal bagno con il tubino che la mora mi aveva prestato, lei mi sorrise dopo avermi squadrato.
«Cazzo, sei spettacolare.» abbassai lo sguardo e presi dal pavimento l'unica scarpa che mi rimaneva. «Sta molto meglio a te che a me questo.» scossi la testa contrariata.
«Non credo.» mi appoggiai alla porta bianca e feci un respiro profondo.

«Melody Diaz.» strinsi la sua mano.
«Davina Foster.» lei sorrise.
«Sei la figlia del professore di storia?» feci una smorfia.
«Più o meno.» lei trasalì consapevole.
«Oddio scusa, non volevo dirlo veramente.» scrollai le spalle.
«Non fa niente, infondo lo sono comunque.»

Non era strano che le persone conoscessero la mia storia, come ho già detto Solvang non era una metropoli e quella notizia devastò tutte le famiglie, non solo la mia.

«Mi sembra di averti già visto da qualche parte.» cambiai argomento.
«Probabilmente alle partite di basket, sono una cheerleader.» inarcai un sopracciglio ma lei non si accorse perché Aura venne in mio soccorso.
«Dav ho saputo quello che è succ...» le parole le si bloccarono quando incontrò lo sguardo della mora. «Mel.» lei fece un passo verso la bionda che si fermò, succube dell'abbraccio.

«Okay okay.» dopo qualche secondo la cheerleader si allontanò dalla bionda.
«Da quanto tempo Aura.» sorrisi.
«Già. Brutto tempo quello direi.» scossi la testa e la spinsi leggermente sotto lo sguardo divertito della mora.
«Mi manchi.» abbassai la testa completamente in imbarazzo.
«Anche a me manchi Mel.» le due si riabbracciarono nuovamente poi la cheerleader se ne andò, salutandomi.

«Un Aura Davis gentile e amorevole, cos'è successo?» lei guardò la ragazza scendere le scale.
«Succede che quella ragazza è una delle poche nelle cheerleader ad avere un cuore.» sorrisi.
«Eravate molto amiche?» non mi interessava della vita di Aura prima di averla trovata in un vicolo, alla fine era solo la ragazza del mio ex migliore amico.

«Era la mia migliore amica, ma poi hanno deciso di inventare che fossi andata a letto con il suo ragazzo e non mi ha più rivolto la parola.» corrugai la fronte.
«Non sembrava arrabbiata con te.» le feci notare mentre iniziavamo a scendere anche noi le scale.
«Te l'ho detto, è l'unica ad avere un cuore in quella squadra.» inarcai un sopracciglio mentre i miei piedi toccavano la moquette della prestigiosa villa. «Ha capito tardi che quello che le avevano detto era solo una balla, ormai io non frequentavo più la scuola.»

Elaborai le informazioni e poi misi un piede sul pianerottolo prima della scala maestosa che conduceva all'ingresso.
«Mi sento in imbarazzo con questo straccio addosso, non copre nulla Aura.» mi lamentai, coprendomi con il corpo della bionda.
«Ma smettila.» finalmente arrivammo ai piedi della scalinata e mi guardai intorno imbarazzata.

«Davina che ne dici di andare a prendere qualcosa?» un giocatore di basket si avvicinò a noi velocemente: era biondo e indossava degli occhiali neri, si guardava intorno terrorizzato e quando gli posai gli occhi addosso abbassò lo sguardo.
«È Johnson. Un bravo ragazzo Dav.» mi sussurrò Aura all'orecchio.
«Che ne dici di andare a giocare ad un gioco. Tipo obbligo o verità o beer pong.»

«Cosa c'è che mi vuoi tenere nascosto Jhonson?» incrociai le braccia al petto.
«N-nulla Davina, solo... Solo volevo bere qualcosa con te.» Aura mi strattonò il polso.
«Cos'hai che non va? È bello e gentile Dav, vai a bere con lui.» mi girai per guardarlo mentre si sistemava la camicia per il sudore.
«Ma non vedi che è terrorizzato.» lo indicai leggermente. «Mi nasconde qualcosa.»

«Okay, ma perché non usciamo in giardino? Qui è troppo caldo.» provai.
«Nooo, non hai nemmeno una giacca. Prenderai freddo fuori, meglio che andiamo di sotto.» Aura guardò il portone d'ingresso confusa più che mai.
«Ma non preoccuparti per me, io sto benissimo.» lo afferrai a braccetto e lo trascinai nel giardino principale dopo aver fatto un cenno alla bionda per far in modo che ci seguisse.

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