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«Parlami Dav, cosa ti ho fatto?» aprii l'anta dell'armadietto e la ignorai teatralmente. «Non capisco.» scrollai le spalle, presi alcuni libri e poi chiusi l'armadietto. «Non ho fatto nulla e, nonostante questo, mi ignori da due giorni.» iniziai a camminare verso la mia prossima lezione. Era vero, la stavo ignorando da lunedì pomeriggio, quando avevo sentito le sue parole e Jaden mi aveva riportato a casa.

Jaden.
Un ragazzo e tanti problemi, non l'avevo più visto da quel momento e non ci tenevo minimamente. Ci eravamo baciati certo, ma non significava nulla per nessuno dei due. Lui continuava a vivere la sua vita e io mi destreggiavo tra i problemi della mia di vita.

«Perché continui a stare con la tua mamma, non sei stanca di sentire sempre la ramanzina?» entrai nella mia classe con Aura dietro.
«Che intendi dire?» sorrisi diabolica.
«Che puoi fumare tutte le canne che vuoi perché la mammina qui davanti si è stancata di preoccuparsi di te e del tuo fottutissimo futuro.» corrugò la fronte, probabilmente stava facendo un calcolo mentale.

«Come hai fatto a sentire quello che ho detto a Jaden?» mi sedetti al mio posto e lei fece lo stesso.
«Passavo di lì ed è stata la scelta migliore che io abbia fatto in un anno e mezzo. Sono stanca di aiutarti e ricevere solo miseri 'insulti' da parte tua.» lei alzò gli occhi al cielo.
«Andiamo Dav, non erano insulti.» alzai un sopracciglio.
«Infatti ho mimato le virgolette.»

«Non puoi avercela con me perché ho ripreso a fumare, è la mia vita e tu davvero non sei mia madre.» la guardai male.
«Me lo potevi dire, ti avrei aiutato e lo sai.» sussurrai incazzata.
«Te infatti mi dici sempre tutto, no?» mi girai verso la cattedra della prof ancora vuota.
«Andiamo, cos'è che non ti ho detto? Voglio proprio sentire.» la istigai.

«Tipo... Cosa facevi il 27 novembre quando non rispondevi ai messaggi e hai inventato una scusa patetica?» alzai gli occhi al cielo.
«Te l'ho già detto, non riguarda me e anche volendo non posso dirtelo perché non è una cosa molto lecita da fare.» lei mi guardò preoccupata.
«In che guaio ti sei messa Davina? Non farmi preoccupare.» sbuffai.
«Ah, ora ti preoccupi?»

Eravamo entrambe testarde al massimo e orgogliose al cento per cento, se ci fosse anche stata solo una possibilità di scusarci l'una con l'altra probabilmente sarebbe caduta la neve dal cielo di lì a poco, il ché era strano visto che eravamo in California e nevicava solo una volta ogni dieci anni.

«Mi sono sempre preoccupata per te Davina, mettitelo in testa.» chiusi gli occhi, inspirai ed espirai cercando di sciogliere i nervi tesi.
«Sono stanca di controllarti ogni volta che sparisci con scuse banali e sono stanca che tu mi dia della mamma.» parlai con tono più calmo e pacato.
«Vedi che non capisci, non te lo chiedo io di ricorrermi a destra e a sinistra per vedere cosa faccio e so che le scuse sono banali ma ogni tanto dovresti passarci sopra.»

«Jaden era lì che fumava e io stavo tornando a casa, ho semplicemente approfittato.» scossi la testa nervosa.
«Mi stai dicendo che ora è colpa di Jaden?» lei mi guardò confusa.
«Ora difendi lui e non me?» sbuffai, presi dallo zaino il materiale necessario e appoggiai subito dopo la schiena sulla sedia.
«Perché dovrei difenderti quando mi hai dato della mamma, della snervante, della petulante e aggettivi simili?»

«Come se Jaden non lo facesse.» borbottò lei, seguendo i miei movimenti decisi.
«Non stiamo parlando di Jaden qui, stiamo discutendo per il fatto che tu fai quel cazzo che ti pare senza pensare alle conseguenze Aura. È questo il problema: non riesci a capire che se ti controllo, se non credo alle tue stupide scuse è solo perché non voglio vederti vomitare un'altra volta in camera mia.»

«Perché, non so se ricordi, ma sono stata io la persona che è stata al tuo fianco.» lei si fece più piccola, incassò il colpo e mi guardò.
«Okay, ho capito di aver sbagliato ma mi potresti almeno perdonare?» la guardai male. «Sono o non sono la persona più importante nella tua vita?» le tirai un quaderno in faccia, trattenendo un sorriso.
«Ti perdono, ma la pagherai.» lei arricciò il naso per poi rilanciarmi il quaderno e salutare la prof.

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