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Uscii dalla classe per dirigermi in mensa a testa bassa, notai i pochi studenti in corridoio mentre passai ad appoggiare alcuni libri nel mio armadietto.

«Tesoro, come va??» Eric si fermò dietro di me e mi sorrise.
«Normale, stavo mettendo alcuni libri qui dentro prima di raggiungere Aura a pranzo.» si mise a guardare la foto che avevo attaccato all'anta insieme ad altri post it che avevo fatto durante le lezioni noiose.

«Sarà che oggi è il tuo compleanno e lei ti voglia fare un regalo, ma oggi risulta presente a tutte le ore di scuola. Il ché è piuttosto strano.» mi girai verso di lui sorpresa.
«Davvero??» annuì.
«Ci vediamo a casa, io ho finito per oggi.» alzai le maniche del giacchetto leggero e presi il telefono. «Comunque, bellissima foto.»

Guardai la foto con attenzione: ero seduta su una panchina verde, fissando la fotocamera con intensità indossando un semplice jeans leggermente strappato e una maglietta bianco panna.

«Me l'ha fatta Aura a marzo, più o meno.» risposi tranquillamente.
«Dovresti farne di più, sei molto fotogenica.» scossi la testa contrariata.

«Adesso vado che sono in ritardo, ci vediamo a casa Eric.» mi sorrise, lasciandomi un bacio volante senza farsi vedere dagli altri studenti. Scoppiai così a ridere e poi lo spinsi gentilmente verso l'uscita.

«Aura sto arrivando.» urlai quando mi chiamò al telefono.
«Non venire in mensa, non ti piacerebbe.» corrugai la fronte.

«Sono qui fuori, due secondi e arrivo. Non arrabbiarti, so di essere in ritardo.» sistemai la manica dello zaino.
«Allora rigira, potrebbe non farti piacere entrare qui.» non feci in tempo a sentire le sue ultime parole che spalancai lentamente la porta della mensa, ritrovandomi tutto il corpo studentesco con gli occhi puntati su di me.

Uno striscione fluo era appeso alla ringhiera del soppalco dove sostavano gli studenti piu popolari e miliardi di stelle filanti cadevano dal soffitto, alle pareti erano appese alcune mie foto scattatemi da Nate quando ancora eravamo migliori amici ai tempi del primo anno di liceo. Tutti invece indossavano cappellini colorati in carta.

«Ti avevo avvertita di non entrare qui dentro, io l'avevo detto per il tuo bene.» Aura mi sorpassò, buttò lo zaino per terra dietro di me e si appoggiò allo stipite della porta aspettando una mia reazione.

Lei, forse era l'unica, sapeva che io non ero una ragazza che amava questo genere di cose soprattutto il giorno del mio compleanno, il giorno più brutto dell'anno probabilmente. Non lessi nemmeno la frase scritta nello striscione che sgattaiolai fuori dalla stanza sotto gli occhi di tutti con una rabbia incondizionata.

«Davina.» una voce familiare richiamò la mia attenzione, ma ero più che certa di non voler parlare con nessuno se non con la mia unica amica perciò continuai a camminare indifferente. «Dav aspettami.» urlò Nate, rincorrendomi fino a qualche metro dall'ingresso principale della scuola. «Fermati cazzo.» mi bloccai di colpo, girandomi lentamente verso di lui che si avvicinava a me con il fiatone.

«Se bastava una parolaccia per farti fermare, l'avrei detta anni prima.» incrociaia le braccia al petto.
«In verità mi sono fermata perché prima finiamo di parlare e prima me ne torno a casa.» sbottai, infastidita dal suo gesto non richiesto.
«Perché sei scappata dalla mensa? Non ti è piaciuta la sorpresa?»

«Davvero me lo stai chiedendo?? Eri il mio migliore amico Williams, dovresti sapere che non amo le rappresentazioni d'affetto in pubblico.» cercai di mantenere la calma, anche se era molto difficile in quella situazione.
«Come no?? Amavi questo tipo di cose.» aggrottai le sopracciglia e lo guardai male.
«Aura amava questo genere di cose, ma ora nemmeno lei.»

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