Presi il sacco della spazzatura da buttare, afferrai il telefono e lo riposi dentro le tasche dei jeans per poi afferrare le chiavi dell'appartamento dal tavolino davanti al divano.
Uscii di casa, schiacciai il pulsante dell'ascensore ed entrai quando questo arrivo davanti a me e le porte si aprirono. Quando raggiunsi l'ingresso della palazzina era tutto buio oltre ad una piccola lampada che illuminava il bancone della reception dove il signore anziano stava dormendo beatamente senza preoccuparsi di nulla.
Spalancai la porta e il venticello mi travolse facendomi rabbrividire. Velocemente attraversai la strada, buttai il sacchetto dentro il cestino dell'indifferenziata e poi mi strinsi nelle spalle: indossavo una canottiera piena di strass e un jeans aderente chiaro strappato in vari punti delle gambe.
Cercai di coprire le spalle con i capelli castani lunghi e percorsi il marciapiede per tornare dentro la hall ma mi bloccai quando da una jeep nera perfettamente riconoscibile vidi Jaden uscire con il telefono incastrato tra la spalla e l'orecchio destro.
«Cazzo Alan, ascoltami una buona volta nella tua vita.» urlò furioso.
«Una frase senza parolacce non credo la dirà mai.» sussurrai tra me e me.«Ti ho detto che non cambia un cazzo Alan, si fa.» ruotai gli occhi. «Non rompermi i coglioni, non ho la fottutissima voglia di ascoltare una parola di più.» corrugai la fronte confusa. «Prepara tutto, non ho intenzione di perdermi un'opportunità del genere.» dichiarò arrabbiato. «Ora chiudi questa cazzo di chiamata che devo entrare in casa.» continuai a camminare dietro di lui, facendo finta di non ascoltare la sua conversazione.
«Non prendermi per il culo, sai che Curtis ha i suoi cazzi questa settimana.» inarcai un sopracciglio. «Sì, è impegnato con qualcosa di cui non vuole parlarmi e non mi faccio i cazzi suoi.» sorrisi. «Sì, non rompere i coglioni. Fai come ti pare e non chiamarmi, sarò io a farlo prima di martedì.»
Lo sorpassai, facendo finta di nulla e mettendomi i capelli davanti alla faccia per coprirmi. «Bambolina, dove vai così di corsa?» mi girai verso di lui, continuando a camminare in retromarcia.
«Non sono affari tuoi.»
«Non parlarmi in questo modo ragazzina.» okay, quando si incazzava cambiava nomignolo e incuteva ancora più paura del solito.«Ti parlo come voglio Reyes.» lui mi guardò confuso e io presi il suo tempo d'attesa per chiamare l'ascensore che per una volta arrivò al momento giusto.
«Aura, tutto okay?» chiesi quando, una volta rientrata in casa, la vidi uscire dalla porta della sua camera per dirigersi in bagno.
«Sì, vado a fare i miei bisogni... E forse a vomitare qualcos'altro.» sorrisi.Mi sedetti sul divano e presi il telecomando, feci zapping un paio di volte non trovando nulla di interessante finché non mi imbattei stranamente in una serie tv che avevo già terminato anni fa che parlava di vampiri, lupi mannari e streghe.
«Cosa guardi?» la bionda si sedette vicino a me a debita distanza, incrociò le braccia al petto e fece un sospiro di frustrazione.
«Che hai?» chiesi soltanto.
«Sono arrabbiata con me stessa, volevo andare a quella festa e divertirmi con te.» sorrisi. «Invece non mi ricordo nulla di Santa Barbara a parte i negozi e ora sto un male cane.» scossi la testa divertita.«Bhe, hai bevuto come una spugna senza pagare nulla e poi ti sei messa a ballare sopra i tavoli. Stavi per baciare un ragazzo nel bar e per fare uno spogliarello.» lei strabuzzò gli occhi. «Ma non l'hai fatto, ti ho fermato prima che ti togliessi la maglietta.» lei sospirò di sollievo.
«E quel ragazzo che ho baciato, era il mio prototipo di ragazzo ideale almeno? O era un vecchietto con i baffi?»Scoppiai a ridere divertita.
«Non hai baciato nessuno perché Curtis ti ha portato via prima che lo facessi, ma comunque era il tuo prototipo: alto, muscoloso, con i capelli spettinati e con una mascella ben delineata.» lei sbuffò.
«Perché hai permesso che Curtis mi portò via?» urlò incazzata.
«Perché io stavo cercando di nascondermi.»
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UNhappy
Genç KurguUn passato da dimenticare, un senso di mistero che si cela dietro quegli occhi sempre truccati e una lingua biforcuta hanno sempre caratterizzato Davina Foster. Tutti la conoscono, ma nessuno lo fa veramente. Un animo tormentato e oscuro, una ragazz...