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Curtis Johansson's pov

Mi allontanai da Davina e scesi le scale, cercando di nascondere il sangue che mi colava dal naso.
«Ehy Dave, il bagno?» chiesi ad un compagno di squadra dei miei amici.
«È di sopra, giri a destra e la qu...» scossi la testa.
«C'è un bagno anche in questo piano?» 

«Sì, ma dovrebbe essere più piccolo rispetto a quello di sopra.» alzai gli occhi al cielo e mi guardai la mano sporca di sangue.
«Non devo scopare.» chiarii.
«Che ti sei fatto?» inarcò un sopracciglio, ma non si avvicinò a me perciò mi persi in un sospiro di sollievo.
«Sono andato a sbattere, sai... L'alcool a volte fa brutti scherzi.» lui sghignazzò. «Allora? Dov'è il bagno?»

«Vedi quella porta?» mi girai e vidi una porta bianca. «C'è un piccolo atrio, entra poi alla tua destra.»
«Grazie mille.» risposi incamminandomi verso la destinazione tanto ricercata, varcai le due porte e finalmente arrivai in un bagno.

Aveva ragione Dave, quello era decisamente più piccolo: alla sinistra della porta vi si trovava subito il lavandino e al fianco una piccola doccia mentre di fronte ad esso c'era il water. Il tutto però era impreziosito con varie decorazioni che rendevano la stanza più ampia all'occhio, ma la finestra era sostituita da una valvola.

Mi guardai allo specchio, presi un po' di carta igienica e provai a togliermi il sangue che colava incessantemente dal setto nasale. Alzai la testa e guardai il soffitto per far cessare la fuoriuscita del liquido mentre con la mano premevo sulle narici con abbastanza forza. Sarebbe stato fatale permettere a Dav di toccarmi, non potevo farlo. Dovevo stare attento!

Una decina di minuti dopo tornai nel salotto dopo aver finito di pulirmi ed essermi lavato la faccia per mandare via i residui di sangue, presi una lattina di birra dal tavolo e mi sedetti nella poltrona vicino dove un gruppo di ragazze, tra cui Aura, si muovevano a ritmo ascoltando la canzone.

«Curtis, vero?» una mora si avvicinò a me con un sorriso smagliante in volto, indossava un top bianco e una gonna di pelle che le lasciava scoperte gran parte delle gambe toniche.
«In persona, chi mi cerca?» mi sedetti meglio, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e guardando la mora con sguardo divertito.
«Amanda.» corrugai la fronte quando lei si sedette davanti a me e i suoi lineamenti mi tornarono alla mente.
«Abbiamo spagnolo insieme, vero?»

«Mi hai riconosciuta?» la sua voce stridula mi dava leggermente fastidio ai timpani, ma feci finta di nulla. «E sono anche una cheerleader, ti ho visto alcune volte alle partite di basket.» annuii.
«Sì, i miei amici giocano.» confessai.
«Certo, Jaden Reyes e Nate Williams.» quella chi cazzo era? Lavorava nell'FBI per caso?

«Sei veramente bello.» finsi un sorriso.
«Ti ringrazio.» portai alla bocca la bevanda frizzante e tornai ad appoggiare la schiena sulla comoda poltrona su cui sedevo da quando la festa era iniziata.
«Sai, il bagno di sopra è libero.» lei cambiò posizione, si venne a sedere vicino a me e appoggiò la sua gamba nuda sulle mie.

«Sì, ma non mi interessa.» mi guardò male quando allontanai la sua pelle calda, si alzò per andarsene così io spostai la mia attenzione su Dav che scendeva le scale scossa. Che cazzo era successo di sopra? Io non l'avevo resa così... O forse si? La guardai mentre con le sue movenze delicate, quasi non da lei, si avviò al bancone pieno di bicchieri.

Una mezz'oretta dopo, aveva finito tutto ciò che poteva bere e si guardava intorno spaesata e confusa. Non fece incrociare i nostri occhi nemmeno per un secondo, non spostò il suo sguardo da me nemmeno quando si girò e scrutò attentamente la stanza. Quando la sua attenzione arrivò alla sua amica sorrise e riprese a bere, afferrando un bicchiere dalle mani di un ragazzo a lei vicino.

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