13.

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Mi sedetti al bancone circolare del bar e sorrisi, guardando la bionda prepararmi l'ordinazione.
«Com'è andata la ricerca per Eric?» chiesi curiosa.
«Non male, alla fine mi ha dato E solo per l'impegno.» annuii. «Ci hai parlato te?» strappai il bicchiere dalle mani della barista e me lo portai alla bocca.
«Diciamo che gli ho ripetuto varie volte che, nonostante dovessi lavorare dalla mattina alla sera ogni giorno, stavi in piedi anche la notte per farla e consegnarla in tempo.»

«E ti ha creduto?» preparò un caffè ad un signore al mio fianco.
«A quanto pare.» scrollai le spalle e presi il telefono dalle tasche dei jeans.
«Che babbeo, se dovessi lavorare costantemente qui dalla mattina alla sera mi sarei già sparata nei coglioni.» alzai gli occhi al cielo.
«Non li hai.» lei mi indicò ammiccando, prese un bicchiere e andò a fare una cioccolata calda per una giovane ragazza.

«Non ti piace lavorare qui?» appoggiai sia il telefono che l'enorme bicchiere sopra il bancone.
«Non è che non mi piace, anche perché mi trattano benissimo e mi pagano molto, ma vedere tutti gli studenti della Sid guardarmi ogni volta che passo tra i tavoli mi dà un nervoso esorbitante.»

«Vorrei prendere un cucchiaio e scucchiaiargli gli occhi dalle orbite.» feci una smorfia disgustata.
«Questa è una cosa macabra Aura.» lei sorrise compiaciuta. «E poi non credo che esista il verbo scucchiaiare.» ammisi confusa.
«Probabilmente l'ho inventato io, non lo so. Non seguo molto le lezioni di inglese.»

Scossi la testa e tornai a sorseggiare la mia merenda. «Bevi bevi, devi assumere dolci.» si stava riferendo al mio incidente in palestra della settimana prima, ne ero certa.
«Smettila.» ero frustata perché me lo rinfacciava sempre.
«Io sono convinta che tu l'abbia fatto apposta per cadere tra le braccia di Jaden e per farti sollevare dal prof.»

Alzai gli occhi al cielo, mi sporsi in avanti per spintonarla leggermente.
«Guarda che sono due motivazioni belle valide per fingere un calo di zuccheri.» sorrisi.
«Non dovevo raccontarti nulla, è inutile che provo a farti capire come siano andate veramente le cose.» lei scoppiò a ridere.

«Oh ma io ti capisco, dico solo che con due bonazzi del genere avrei anche io un calo di zuccheri.» guardai l'ora sul mio telefono e portai nuovamente l'attenzione sulla mia amica.
«E invece io l'ho avuto perché un certo Eric non mi prepara mai la colazione al mattino e non ho tempo di prenderla a scuola perché, per qualche assurda ragione, arrivo sempre quando suona la campanella. Strano, vero?»

«Guarda che non è colpa mia se il mio appartamento è grande e i vestiti sono sparsi per tutte le stanze.» alzai gli occhi al cielo. «E poi Cat che fine ha fatto?» incrociai le braccia sopra il bancone e appoggiai il mento sopra il bicchiere per finire il mio frullato.
«Non te l'avevo detto?» Aura scosse la testa perciò mi ritrovai a parlare del fatto che fossi sempre a casa con Eric in queste ultime settimane.

«Ha trovato lavoro come assistente dell'avvocato di città, parte la mattina presto e torna alle sei del pomeriggio perciò resto a casa con Eric ultimamente.» il suo sguardo si riempì di compassione nei miei confronti e io alzai nuovamente gli occhi al cielo.
«Mi dispiace per te.» scossi la testa.
«Guarda che non è poi così male come pensi tu.» la avvertii.
«Certo, ma secondo me è come una scopa infilata nel cu...»

La fermai, portando le mani davanti alla sua faccia, facendola scoppiare a ridere. «Scusami...» feci un respiro e poi mi guardai intorno.
«Non hai nessuno da servire ai tavoli oggi?» percorse con lo sguardo scrutatore tutto il bar per filo e per segno e poi scosse la testa.
«Non mi sembra.» sbuffai e aprii un documento Word sul mio telefono, mostrandolo anche alla ragazza.

«Hai visto? Tra due giorni test di filosofia.» lei alzò gli occhi al cielo innervosita e infuriata.
«Nessuno ci ha capito un cazzo e lei prepara un test per lo più?» scrollai le spalle. «A te tanto va bene, basta che studi e le cose le impari.» sorrisi.
«Potresti studiare anche tu, sicuramente le capacità non ti mancano. E in verità nemmeno la parlantina.»

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