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«Tesoro dai, vieni da me.» urlò mia madre a braccia aperte, chiamandomi a gran voce in mezzo al parchetto della città con un sorriso spontaneo in volto.
«Mamma sto giocando.» mi lamentai, continuando a farmi i miei affari senza pensare a quella donna così giovane che mi stava chiamando a gran voce.

«Ma Dee, il babbo ha preparato la cena.» mi girai subito verso di lei al sentire pronunciare il nome del babbo.
«Papà?» lei annuì per poi alzare gli occhi al cielo snervata.
«Ma guarda un po' te. L'ho portata nove mesi in grembo e ora il suo grande amore è il babbo.»

«Davvero papà è a casa?» mi allontanai dallo scivolo.
«Sì tesoro, è tornato a casa prima dal lavoro.» sorrisi spontaneamente.
«E mi sta aspettando?»
«Sì Dee, aspetta solo te.» sorrisi e iniziai a correre verso mia madre che finalmente sospirò di felicità.

Arrivammo a casa in soli cinque minuti e quando la porta si spalancò e la figura di mio padre si fece più chiara nella mia visuale, scesi rapidamente dall'auto e gli corsi incontro barcollando a qualche metro da lui. Non rischiai nulla perché le sue braccia possenti mi presero all'improvviso in braccio prima che io potessi ritrovarmi a terra con un bernoccolo in volto.

Mi rigirai in quel piccolo divano e riaprii per un secondo gli occhi per poi richiuderli velocemente e ricadere tra le braccia di Morfeo.

«Dav.» il volto di Curtis mi apparve davanti agli occhi in quella casa di campagna. «E così siamo qui? A casa di Jaden.» inarcai un sopracciglio.
«Sono morta anche io?» chiesi di colpo, preoccupandomi.

Lui scosse la testa e si sedette vicino a me nel divano dove dormivo.
«Grazie.» mi portai le coperte fino al mento per il freddo.
«Per cosa?» si guardò intorno.
«Per stare vicino a lui, ne ha bisogno anche se non lo mostra.» annuii.

«Grazie a te.» questa volta fu lui a non capire. «Mi hai fatto ridere e fatto piangere, non è da tutti vedere entrambe le facce di Davina Foster.» mi solleticò il ventre mentre io trattenni una risata.
«È stato bello passare questi tre mesi in tua compagnia, sei davvero fantastica Dav. Non credere ai pettegolezzi che girano su di te.»

«E comunque...» il biondo si alzò di scatto, iniziò a perlustrare la stanza e poi prese una foto incorniciata di due ragazzi. «Sono sempre più convinto che voi due nella stessa stanza fate fuochi e fiamme.» inarcai un sopracciglio confusa. «Ora che sono un fantasma riesco a vedere tutto, è decisamente la parte più bella!»

«Quindi sto parlando veramente con i fantasmi?» alzò gli occhi al cielo per poi riappoggiare la cornice sul camino.
«Ho sentito la vostra conversazione e visto il bacio di ieri sera.» abbassai lo sguardo completamente in imbarazzo. «Devo dire che lui sembrava propenso ad andare oltre.» scossi la testa.
«Non con me.»

Curtis si avvicinò a me e si accovacciò per arrivare alla mia altezza.
«Spero tu riesca a vedere in Jaden quello che ho visto io anni fa.» allungò la sua mano verso la mia guancia e mi accarezzò delicatamente.

Mi svegliai di soprassalto quella mattina e sentii ancora la mano di quel ragazzo biondo sulla mia guancia, mi guardai rapidamente intorno e ricordai di essere sola in quella stanza.

Eppure io l'avevo sentita quella sensazione, l'avevo sentita la sua mano sul mio viso. Così gentile e così delicata mi sembrava, come se volesse toccarmi senza farmi male. Sentii un movimento strano dentro di me e poi guardai fuori dalla vetrata, era notte fonda e io non sarei riuscita a riaddormentarmi un'altra volta.

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