73.

79 4 0
                                    

Portai un vassoio pieno di bevande di vario tipo ad un tavolo e poi finalmente mi rilassai dietro il bancone quando ebbi finito di pulire ogni superficie presente e aver servito tutti i clienti possibili.

«Esco prima, devo studiare.» Aura si presentò in jeans e maglietta a maniche corte dietro il bancone dopo aver posticipato la fine del suo turno.
«Okay, ti copro io.» le confermai per poi appoggiarmi come un'anima in pena al piano. «Se devi studiare.»

«Riuscirò a sopravvivere, e se non succede allora sotterrami a Cuba. Magari riesco a sentire il ritmo nel sangue anche da morta.» alzò gli occhi al cielo, infilò le cuffiette e poi uscì dal locale scuotendo la testa per le minchiate che gli avevo detto.

Pochi minuti dopo, mentre mi stavo preparando un caffè per restare sveglia ancora un'ora senza la compagnia di nessuno se non qualche studente più socievole che si fermava a fare due chiacchiere, nel locale entrò un ragazzo a me familiare.

Indossava un completo elegante e portava i capelli leccati all'indietro in maniera divina.
«Davina, giusto?» corrugai la fronte e poi lo riconobbi. «Dylan. Il fratello di Jaden.» il ragazzo si sedette in uno sgabello del bancone mentre io mi versavo in un bicchierino il liquido amarognolo.

«Che fai? Un break?» in un sorso mi scolai tutto per poi puntare il mio sguardo sui suoi occhi chiari.
«Sì, vuoi qualcosa?» buttai il piccolo bicchiere nel cestino della spazzatura.
«Un caffè.» preparai nuovamente la macchinetta e una volta aver posizionato sotto il getto la tazzina, mi girai verso di lui.

«Lungo o corto?» mi sorrise.
«Lungo, devo restare sveglio. Mi aspettano tante ore di lavoro.» guardai fugace l'ora sull'orologio appeso al muro e inarcai un sopracciglio.
«Sono le cinque di pomeriggio, in bocca al lupo.» si sistemò la cravatta e poi prese una bustina di zucchero.

«Ho un'accusa su cui lavorare ed è abbastanza impegnativa.» gli misi davanti alla faccia la sua tazzina fumante di caffè e gli sorrisi quando appoggiò sul tavolo alcune banconote.
«Costa solo cinque dollari.» presi i dollari giusti e aprì la cassa.
«Queste infatti sono per te.»

Non risposi, tentennando afferrai i dollari restanti e gli infilai dentro il taschino del grembiule.
«Come mai qui? A Solvang?» passai un panno sul bancone per pulirlo per quella che probabilmente era la decima volta da quando avevo iniziato. Quel giorno non c'era un'anima!
«Mio fratello ha comprato un appartamento, devo aiutarlo con il trasloco.»

«Quindi andate d'accordo?» Dylan abbassò lo sguardo, poi scosse la testa. Che grandissima impicciona che ero!
«Diciamo che abbiamo avuto alcuni battibecchi.» annuii dispiaciuta.
«Come va? Intendo con la mancanza di Curtis?» lo guardai di traverso, leggermente infastidita dalla domanda. «Sapevo che avevate legato, me lo aveva detto.» mi appoggiai al piano bar e incrociai le braccia al petto senza rispondere.

«Sai se ogni tanto Jaden viene qui?» una ragazza mi fece cenno di raggiungerla al tavolo così interruppi la domanda di Dylan e mi avvicinai al tavolo delle due ragazze.
«Davina.» alzai gli occhi al cielo.
«Sì, vi serve qualcosa?» finsi un sorriso spontaneo.
«No, no.»

«Conosci quel ragazzo?» mi girai verso il fratello di Jaden e inarcai un sopracciglio esasperata.
«Se ci stavo parlando.» ero sarcastica.
«Non trovi sia fantastico.» bhe, il fratello minore aveva sicuramente preso da lui perciò sì era un bel ragazzo senza dubbio. «Come si chiama?»

Guardai la bionda che mi stava porgendo la domanda: indossava un vestitino azzurro pastello, arricchito con vari accessori che le illuminavano la figura minuta e le forme poco prosperose. Al contrario l'amica mora era più in carne e indossava un top che metteva in evidenza il suo décolleté, mentre il pantalone di pelle invece le fasciava le gambe sode grazie all'allenamento delle cheerleader.

Le avevo riconosciute subito: le due cheerleader sempre in cerca di ragazzi, considerate da tutti come due sciaquette. Io non le ritenevo allo stesso modo, insomma perché i ragazzi possono portarsi a letto chiunque e noi ragazze veniamo etichettate per questo?

«Dylan.» risposi velocemente, strofinamdo le mani sul piccolo grembiule che circondava la mia vita.
«E basta? Sai solo il nome?» alzai gli occhi al cielo e presi nel frattempo i due bicchieri ormai vuoti.
«Come facciamo a stalkerarlo se non sappiamo come si chiama per intero?»

«Dylan Reyes.» confessai.
«È il fratello di quello con cui sei andata a letto quella volta allora.» inorridita dalle loro parole, mi allontanai ma venni nuovamente richiamata. «Puoi chiedergli se vuole venire a sedersi qui?» sbuffai, ma poi con un sorriso in volto annuii e tornai dietro il bancone dove appoggiai i bicchieri sporchi.

«Quelle due là, vogliono che tu vada a sedersi con loro.» gli dissi subito mentre continuavo a lavare.
«Ah okay.» si girò verso di loro e imbarazzato sorrise alla bionda per poi tornare con lo sguardo su di me confuso. «Quanti anni hanno?» le guardai un secondo mentre si elettrizzavano.
«La mia età, diciotto quest'anno.»

«Oddio no, troppo piccole.» scossi la testa e poi alzai leggermente un angolo della bocca quando lui spostò la sua attenzione sull'orologio che portava al polso. «Allora. Ti chiedevo, Jaden viene spesso qui?» alzai lo sguardo su di lui mentre appoggiavo i bicchieri ormai lavati vicino al lavandino.
«Ogni tanto.»

«Grazie mille, ci vediamo in giro Davina.» annuii e poi presi uno straccio da sotto il mobile per asciugare le cose lavate. Strambo!
«Probabile.» lui mi sorrise, si alzò dal bancone e poi si girò verso le due ragazze mentre uscì dal locale mezzo vuoto.

°°°

«Davina.» mi tolsi rapidamente il grembiule quando Julie si avvicinò a me preoccupata e con un'espressione piuttosto confusionaria. «Devi farmi un grosso favore.» corrugai la fronte confusa.
«Ah sì?» lei annuì e appoggiò le sue mani sulle mie spalle.
«Domani sera c'è una specie di festa, me l'hanno chiesta alcuni ragazzi e mi servirebbe del personale. Tutte le dipendenti hanno preso degli impegni visto che è la serata di chiusura, potresti aiutarmi?»

«Non lo so Julie, domani sera c'è la partita della Sid e io e Aura pensavamo di fare un salto.» lei scosse la testa.
«Potete venire quando finisce, la festa è quella del dopo partita. Vi pagherò gli straordinari, ho veramente bisogno di voi ragazze.» presi il telefono e mandai un messaggio alla bionda.

Domani lavoro da Julie dopo la partita, festa dopo partita qui

Dimmi che vieni

Non sarebbe libera la serata visto che chiude sempre

Sì, ma le hanno chiesto il bar per questa festa

Credo sia per il fatto che tutti i genitori ora stanno controllando i ragazzi dopo che qualcuno ha messo in giro la voce di quella festa

Okay, conta anche su di me

«Io e Aura ci siamo, siamo solo noi?» Julie scrollò le spalle.
«Se ci riuscite, sì.» annuii.
«Okay, ci saranno alcolici?» mi guardò di sfuggita prima di sorridere.
«Mi pagano di più se li faccio vendere.» corrugai la fronte.
«Posso sapere chi ti ha chiesto il locale?» lei guardò per qualche secondo il telefono prima di rispondermi.
«Un certo De La Cruz.»

«Ovvio. Ci vediamo domani Julie.» aprii la porta del ripostiglio dei dipendenti e si appoggiò allo stipite.
«Domani pomeriggio, la sera non ci sono. Esco con mio marito, sai. Anniversario di matrimonio.» inclinai la testa sorpresa.
«Davvero? Tanti auguri.» sorrise e mi salutò prima di uscire definitivamente.

Indossai la felpa che avevo quando ero arrivata, e che avevo cambiato con la maglietta del locale, e poi mi guardai allo specchio prima di uscire dallo spogliatoio. Intravidi la figura mascolina di Jaden mentre prendeva posto al bancone e ordinava un caffè alla mia collega, scossi la testa e incastrai il mio sguardo con il suo rapidamente mentre mi appoggiai al bancone e salutai la mia collega.

«Sì, buonasera anche a te.» lui si portò alle labbra la tazzina per poi sorridermi diabolico, alzai gli occhi al cielo e tornai a casa in cinque minuti.

Finalmente potevo iniziare a studiare!

UNhappyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora