Ho sempre amato tutto di te. Anche quello che non ho mai capito.
(Albert Camus)Scesi al piano terra con una voglia di vivere quasi inesistente, tenni gli occhi chiusi finché non raggiunsi la cucina. La luce del mattino filtrava tra le grandi finestre, infastidendomi. Mi sedetti al tavolo dopo aver preso un bicchiere pieno di succo e la confezione dei biscotti al cioccolato che tanto amavo, fissando per minuti interminabili la televisione spenta davanti a me.
Lo schermo nero del mio telefono si illuminò e un messaggio comparve in modo chiaro, catturando solo dopo qualche secondo la mia attenzione completa: era Joseph Burke.
Birra da Julie
Alzai gli occhi al cielo innervosita e non accesi nemmeno il telefono per rispondere al messaggio, la televisione si illuminò di colpo provocandomi un colpo al cuore.
«Troppo interessata al tuo nuovo fidanzatino per sentirmi, vero?» mi girai verso un Eric a torso nudo che cercava qualcosa da sgranocchiare prima dell'arrivo della moglie.«Non sono fidanzata.» portai alla bocca il bicchiere e assaporai quel succo di frutta nuovo che qualcuno aveva comprato e poi messo dentro il frigo.
«Hai sentito la figlia della nostra vicina di casa?» Eric non era uno predisposto ai pettegolezzi, ma Catlin li amava e ne condivideva questo suo amore con il marito che purtroppo doveva continuare a sopportarla.
«No, cos'ha fatto ora?» lui sorrise divertirto. «Un'esplosione? Un rapimento?» incrociai le braccia al petto, sopra il tavolo, mentre tiravo verso di me il telefono per lasciare lo spazio a Eric di fare colazione.
«È andata a letto con uno.» corrugai la fronte confusa.
«Non ha dodici anni?» lui annuì rapidamente, iniziando a tirarsi giù dalla macchinetta il caffè.«Non voglio essere nei panni del padre.» scossi la testa. «È stato lui a beccarla. C'è, non sono nemmeno intelligenti.» afferrai una manciata di biscotti per poi portarli alle labbra con un sorriso in volto. «Ti prego di affittare una camera in albergo per la tua prima volta oppure chiudi a chiave camera tua.» lo fulminai all'istante, ricevendo uno sguardo prima confuso e poi preoccupato.
«Non mi dirai che l'hai già fatto. Cioè, io non sono tua madre ma non mi sembra di vedere questo cambiamento di cui parlano tutti.» Eric era così spontaneo e totalmente a suo agio nel parlarmi di questo argomento, che io ritenevo un taboo, che mi fece sorridere.
«Ti ricordo che non posso chiedere consigli ad un'ipotetica sorella.»Lui alzò gli occhi al cielo.
«E grazie al cielo, ma ti immagini due figlie come te? No, grazie. Piuttosto mi uccido.» si sedette al tavolo con il giornale in mano e la tazza di quello che non sembrava essere per nulla caffè davanti alla faccia. «Oddio santissimo.» lo guardai con un sopracciglio inarcato, completamente confusa dalla sua espressione scioccata.«Che ore sono?» mi chiese rapidamente, portando il polso vuoto davanti al viso per poi sbuffare.
«Sono le dieci Eric, che hai ora?» appoggiai dentro la lavastoviglie il bicchiere sporco e risistemai la confezione di biscotti dentro il mobile.
«Questa mattina c'era il consiglio della città.»«Ciò significa che...» lasciai la frase in sospeso, cercando di trovare un'altra risposta che andasse a sostituire quella più ovvia del momento.
«Ciò significa che è in programma l'ennesima festa di Solvang e contando che siamo a febbraio, ho paura a vedere Catlin ritornare a casa.» mi rifilai velocemente in camera mia, sotto le coperte, nonostante le urla del mio tutore che cercava una scusa per uscire di casa.«Se torna dille che sono andato a fare la spesa.» si infilò il giacchetto e poi si fermò a guardami. «Stai cercando di far finta di dormire?» annuii e poi mossi un po' le coperte del mio materasso a destra e a sinistra nel tentativo di rendere la mia recita più reale possibile.
«Lei non è te, non mi sveglia urlando e cantando canzoni a squarciagola.»

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UNhappy
Ficção AdolescenteUn passato da dimenticare, un senso di mistero che si cela dietro quegli occhi sempre truccati e una lingua biforcuta hanno sempre caratterizzato Davina Foster. Tutti la conoscono, ma nessuno lo fa veramente. Un animo tormentato e oscuro, una ragazz...