Aura Davis's pov
Mi alzai dal letto confusa e mi guardai intorno, stranamente quel giorno mio padre non aveva fatto la sua entrata in camera mia.
Sospirai e mi guardai intorno e scossi la testa quando vidi l'ora, ripromettendo a me stessa di alzarmi presto e di non tardare altrimenti Dav mi avrebbe ignorata per tutta la giornata. Lei e la sua ossessione di essere sempre presente e puntuale!
Lei che si stava andando a mettere in un guaio più grande di lei, lei che seppur sembrava così forte era davvero tanto debole. Guardai una delle nostre rare foto appoggiate sulla scrivania e sorrisi: era così bella con quei capelli castani che le ricadevamo sulle spalle e quel sorriso smagliante che riservava solo a poche persone.
Mi ritrovai a pensare a quanto fossimo simili in fondo e quanto io fossi stata una stupida a non aver mai parlato con lei nei primi anni di liceo, ma da quel fatidico momento era sempre stata vicino a me e lo sarebbe stata ancora per molto: si preoccupava per me come una madre, si arrabbiava quando commettevo inutilissimi sbagli, mi difendeva come una sorella e mi affidava una spalla su cui piangere e sfogarmi ogni volta che ne avevo bisogno.
Lei era la mia famiglia, non solo una migliore amica del cazzo con cui parlare di ragazzi o cose simili. Lei era tutto ciò che io avevo desiderato, era il mio giubbotto di salvataggio in un mare in tempesta, lei era tutto quello di cui io avevo realmente bisogno. Non un ragazzo, non un padre né una madre, lei era così essenziale per me più di quanto lo fosse l'ossigeno per gli esseri umani.
Quando ebbi finito di cambiarmi e di sistemarmi, una decina di minuti dopo, provai a mangiare qualcosa. Il fatto era che mentivo, mentivo a lei e mentivo a tutti. Mangiavo raramente in quel periodo, quando ne sentivo veramente il bisogno, e lei probabilmente se ne era accorta ancor prima di me.
Guardai il panino che mi ero preparata, lo riguardai per minuti interi prima di assaggiarlo e riappoggiarlo subito sul piano schifata. Sentii un clacson nel parcheggio così mi affacciai alla finestra, l'avevo riconosciuta. La riconoscevo sempre in realtà!
«Bhe, questo è destino.» dissi guardando il sandwich, presi un biglietto e scrissi a mio padre di mangiare al posto mio quella minuscola colazione.
Vidi Curtis aspettare l'ascensore così lo affiancai e insieme entrammo dentro il piccolo mezzo in silenzio.
«Sei solo?» feci finta di nulla, ricordandomi la serata precedente e il messaggio che Dav mi aveva mandato.L'ho baciato Aura, era così bello anche con un milione di ferite addosso e io l'ho baciato.
Non risposi a quel messaggio semplicemente perché non seppi cosa dirle, insomma... Ero certa che lei sapesse con chi aveva a che fare, ero certa che avrebbe ripreso possesso delle sue facoltà mentali ed ero anche certa che lui non riuscisse a scalfire il suo cuore ormai spezzato troppe volte con solo alcuni semplici baci.
«Sì, Jaden non è tornato a casa ieri. Andava ad una festicciola da alcuni amici.» rimasi in silenzio finché l'ascensore non si fermò a piano terra.
«Ci vediamo a scuola Johansson.» lui mi sorrise e poi mi seguì fuori dalla palazzina.Entrai in macchina rapidamente e non feci nemmeno in tempo a sistemarmi che Dav appoggiò la testa sul volante affranta.
«Hai letto il messaggio?» trattenni una risata e mi girai verso di lei.
«L'ho letto il messaggio. Ti stai prendendo una cotta per Jaden lo scorbutico Reyes?» alzò la testa e la scosse rapidamente.
«Non mi sto prendendo una cotta per Jaden lo scorbutico Reyes.»«Ma l'hai baciato, un'altra volta Dav.» lei scrollò le spalle.
«E che vuol dire? La gente si bacia di continuo.» misi la cintura e guardai dentro lo zaino che mi portavo per prendere il telefono.
«Mio padre non era a casa stamattina e nemmeno ieri sera.» vidi il suo sguardo rilassarsi, avevo cambiato argomento e lei mi stava ringraziando. A modo suo, ma mi stava comunque ringraziando!

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UNhappy
Novela JuvenilUn passato da dimenticare, un senso di mistero che si cela dietro quegli occhi sempre truccati e una lingua biforcuta hanno sempre caratterizzato Davina Foster. Tutti la conoscono, ma nessuno lo fa veramente. Un animo tormentato e oscuro, una ragazz...