[112] Chi non vorrebbe Harvard?

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"No, no, non sparare non sparare" urlai e mi svegliai nel letto urlando prima di rendermi conto dove fossi, peccato che svegliai i miei genitori che arrivarono subito.

Quello successo qualche giorno prima, mi aveva davvero turbato e loro lo sapevano, ma facevo dei sogni e mi spaventavo a morte.

"Charlotte, Charlotte... Ci siamo noi, sei nel letto" mi disse mio papà accarezzandomi la schiena, io mi spaventai col respiro irregolare, ma poi si calmò.

"Ero a scuola... Mi stavano...".

"Era un incubo, tranquilla" disse mia stringendomi e si era svegliata anche Tiffany.

"É da qualche giorno che ogni notte urla".

"Si, quella esercitazione ti ha fatto male, lo sappiamo..." disse mia mamma accarezzandomi la testa.

"Stanno tutti bene? Abbiamo chiuso le porte?".

"Tesoro, si. Stiamo tutti bene, non c'è nulla... Devi dormire" scossi la testa, chi dormiva? Io non volevo sognarlo ancora.

"Vieni a dormire con me. Dorme papà qui" mi disse mia mamma.

"No, me la sono fatta addosso" dissi guardandomi, anche quello mi capitava, sembravo una bambina.

"Non é nulla, cambio io le lenzuola, tu mettiti un altro pigiama e vai con mamma, va bene?" annuii e presi un altro pigiama, mi feci una doccia ed andai con mia mamma nel letto, mentre lei cullava James nella culla.

"Sdraiati tesoro" mi sdraiai vicino a lei, prese ad accarezzarmi i capelli e smisi di essere agitata.

"Non succede nulla, intesi? Nulla. Né qui né a scuola...".

"Domani ho il colloquio con Harvard. La Columbia ha detto che le sono piaciuta, ma vorrei più Harvard" dissi guardandola per calmarmi.

"Ce la farai".

"Spero" dissi e lei continuava ad accarezzarmi la schiena, ma non avevo sonno.

"Da bambina funzionava, solo questo" disse mia mamma sdraiandosi vicino a me e prendendo ad accarezzarmi i capelli, funzionava anche da grande, crollai subito.

Il giorno successivo ero vestita bene per il colloquio, mia madre mi aveva aiutato a scegliere la camicetta con i pantaloni, e così dovevo incontrare loro per Harvard ed arrivarono alle 8.30 puntuali e andammo nell'ufficio di Bolan addirittura che doveva assistere al mio colloquio, dopo che aveva parlato lui.

"Charlotte Martin, parlaci un po' di te. Chi sei, da dove vieni, un po' sulla tua famiglia... Pregi e difetti e perché Harvard" mi disse uno dei due signori di Harvard, forse due dei capi se avevo capito bene.

"Si. Mi chiamo Charlotte Martin e ho diciotto anni, frequento la Liberty High dal secondo anno, prima ero a Bakersfield che si trova a due ore da Los Angeles e sono venuta qui per il lavoro dei miei genitori. Sono la terza di sette figli, mia mamma e mio papà gestiscono un negozio con farmacia in città e i miei due fratelli maggiori sono all'Università anche loro a studiare farmacia e scienze motorie... Quando posso aiuto i miei genitori in negozio e facendo da babysitter ai miei fratelli che hanno quattordici, tredici e uno appena nato, ha circa nove mesi..." dissi e loro sorrisero.

"Wow, famiglia numerosa" mi dissero ed annuii.

"Si, ma é una cosa bella, credo che... Non lo so, i miei genitori mi hanno sempre responsabilizzato troppo, però é grazie a loro se mi piacciono i medicinali o la medicina, davvero tanto" dissi, stavo piacendo?.

"Si vede da come ne parli, pregi e difetti?".

"Pregi... Sono una ragazza molto responsabile, premurosa e ambiziosa, abbastanza. Difetti... Testa calda, ma non troppo, maldestra... Orgogliosa, se è un difetto" dissi non troppo convinta.

NOI DUE NON SAREMO NIENTE; Justin FoleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora