14. Daniel

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In un quarto d'ora a piedi raggiungo il ristorante.

Sono le 20:00 in punto.

Lei ancora non c'è.

Sorrido. La puntualità non è mai stata il suo forte. Anche se lei dovrà venire con la macchina, io sono avvantaggiato nell'abitare qui vicino. Ho prenotato per due, dicendo che era un incontro speciale. Volevo che il tavolo fosse appartato e che si creasse un'atmosfera romantica.

Sono patetico? Non saprei e non mi interessa. Io mi gioco tutte le carte che ho a disposizione.

Decido di aspettarla all'entrata, in caso tardasse troppo la chiamerò.

Sono passati dieci anni. Non riesco a non pensare a questo dettaglio. La vita ci ha fatti rincontrare dopo così tanto tempo. L'universo ha deciso di darmi una seconda possibilità, quella di spiegarle cosa davvero è successo quel giorno e cosa è successo a mia moglie. Questa sera voglio togliere definitivamente dalla mia schiena ogni peso che in questi anni ho sopportato. Glielo devo. Deve sapere che l'ho amata con ogni fibra del mio essere ma che per paura di farle del male ho dovuto fargliene uno necessario. Un male minore. Sono ridicolo. Ma è così.

Devo essermi perso nei miei pensieri per un tempo più lungo del necessario, quando all'improvviso sento un rumore di tacchi proveniente dall'angolo della strada. Guardo l'orologio.

Sarà lei.

Ci siamo.

Respiro profondamente, aggiustandomi il colletto della camicia e assumendo una posizione eretta, di fronte al ristorante.

Dio.

Eccola.

Il cuore comincia a pulsare incontrollato alla vista di così tanta bellezza.

Cosa ho fatto per meritarmela ancora? Anche solo per una cena.

Mi viene incontro sorridendo e dentro di me accade di tutto. Ogni mia cellula è in estasi.

È meravigliosa. E quel vestito. Le fascia perfettamente il fisico perfetto che dopo tutti questi anni ancora ha.

Le sorrido.

«Buonasera Daniel»

«Buonasera Cloe»

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