8. Daniel

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Dio.

Al suono della sua voce sento il cuore saltarmi nel petto e rimbalzarmi velocemente lungo tutte le pareti del mio corpo.

La sua voce. Indirizzata a me. Dopo così tanto tempo.

Io e lei finalmente da soli.

Cosa le dico?

La prima parola che le rivolgerò dopo dieci anni. Dopo quello che le ho fatto. Quale sarà?

Sento le mani sudarmi mentre stringo la busta ancora più forte.

Il dipinto. Devo darle il dipinto.

Il rumore dei suoi tacchi si è fermato. La sento dietro di me. Prendo un respiro profondo e mi giro lentamente.

È dannatamente bella.

I lineamenti del suo viso sono come dieci anni fa, ma più maturi, più marcati. Più decisi. In quegli occhi profondi leggo una sicurezza che quasi mi intimidisce. Non indossa più gli occhiali, così la potenza dei suoi sguardi riesce a colpirmi ancora più a fondo. Quelle lentiggini sono ancora sparse sul suo viso, come stelle su una tela.

E quei capelli rossi.

Le stanno divinamente.

«Ciao, Cloe. Finalmente ce l'hai fatta», le dico, indicando tutto intorno la sala.

Riesco a dirle solo questo.

Non male come inizio. Poteva andare peggio.

LA LUNA SA ASPETTAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora