10. Daniel

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Sono ritornato a dipingere, sì. Ma non sa che quel dipinto aspetta di essere tra le sue mani da dieci anni. Che era completo già mentre stavamo ancora insieme. E che non sono mai riuscito a darglielo.

Abbassa lo sguardo.

«Senti, Cloe. Che ne dici di andare a cena questa sera? Sempre se ti va. Ci sono tante cose che devi sapere e che non ti ho mai detto».

Rialza gli occhi su di me. Un dolce sorriso le spunta sul viso.

«Volentieri, ne è passato di tempo. Di sicuro avremo di cui parlare», risponde con quella voce inconfondibile, che per anni dopo il nostro allontanamento ho sentito tra le pareti di casa mia.

Devo dirle tutta la verità di quello che è successo dieci anni fa.

«Già, è vero», rispondo imbarazzato, non sapendo come continuare la conversazione.

«Dove e a che ora facciamo?», prende lei l'iniziativa.

Bella domanda.

Ho deciso di invitarla a cena o, meglio, il mio cuore ha parlato da solo, solo pochi secondi fa, quando i miei occhi si sono incastrati di nuovo dentro i suoi.

«Facciamo a quel ristorante di sushi accanto a casa tua? So che esiste ancora, sempre se è ancora il tuo preferito», continua lei, evidentemente per venirmi incontro nei miei lunghi secondi di silenzio in cui non riuscivo a farmi venire in mente un posto in cui cenare.

Il mio sushi preferito. Se lo ricorda ancora.

Il cuore comincia ad accelerare i battiti, anche senza il mio permesso. Del resto, quando mai mi ha ascoltato.

«Ancora te lo ricordi.», rispondo sorridendole «Si, resta ancora il mio preferito»

«Impossibile non scordarlo. Ma questa volta lo andiamo a mangiare lì, come due persone adulte e serie. Non stravaccati sul divano».

Ride.

E l'intera mia esistenza si alleggerisce tutta d'un tratto, a quel suono così vitale e spontaneo.

«Sono pienamente d'accordo»

«Allora facciamo che ci vediamo lì per le 20?», propone.

"Ci vediamo lì."

Beh, cosa ti aspettavi. Ormai è una donna adulta e indipendente. I tempi in cui andavi a prenderla sotto casa sua sono ormai terminati. Una strana malinconia mi si posa sul petto.

Quanto tempo mi sono perso della sua giovinezza, lasciandola andare così troppo presto. Quante fermate sotto casa sua avrei potuto ancora fare, aspettandola uscire di corsa e sorridente da quel cancello.

«Perfetto, ci vediamo lì»

«Grazie ancora per il dipinto, davvero. È sublime.», mi dice sorridendomi. «Adesso sarà meglio andare, devo sistemare tutto e chiudere», continua indicandomi la sala.

«Ma certo, vai pure tranquilla. Io allora vado, ci vediamo questa sera»

«A più tardi».

Inizio ad allontanarmi senza che tra noi possa scattare un abbraccio, una stretta di mano o qualsiasi altra cosa.

Sempre se poi sarebbe scattato.

Sono quasi arrivato alla porta d'uscita quando la sento gridare, ancora dal fondo della sala.

«Daniel, hai ancora il mio numero? Altrimenti te lo ridò in caso dovessi contattarmi per qualche imprevisto».

«Ce l'ho, Cloe. Non l'ho mai cancellato».

Seppure in lontananza percepisco sul suo viso un sorriso.

Sorrido anche io.

Apro la porta ed esco. 

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