Sbaglio o questa non è la mia stanza?
Le divise da basket appoggiate su una delle sedie davanti ad una scrivania bianca, mi dicono di no. Non è la mia stanza.
Il braccio che mi circonda i fianchi ha qualcosa di vagamente familiare.
Il profumo che emana conferma i miei sospetti.
David.
Ma cosa diavolo ci faccio qui con lui?
Ma soprattutto, perché sono mezza nuda?
Oh.Mio.Dio.
Abbiamo scopato, cazzo.
E non solo una volta.
Sono venuta ben cinque volte.
Se mi dovessi affidare solo ai ricordi, magari avrei qualche dubbio sulla veridicità di questa cosa, ma sono così indolentita lì sotto, che ne ho la certezza assoluta di averci scopato tutta la notte.
Il come ci sia finita qui con lui, resta un mistero.
Ricordo solo di essere andata a quella festa con Mattias, non perché lo volessi, ovviamente.
Con lui funziona così.
Devo andare via da qui, questa volta il problema sono io.
Sono io che non posso restare.
Vorrei tanto poterlo fare, ma non posso.
Guardo David che dorme sereno, e mi concedo solo un altro minuto per guardarlo.
Solo un minuto, Sofia.
Lo sai che non puoi.
Gli sfioro il profilo della mascella, poi le labbra. Mi fanno impazzire, amo sentirle sulle mie, amo sentirle sulla mia pelle, amo sentirle ansimare sulla mia bocca.
Perché tra di noi deve essere così complicato? Perché non riusciamo mai ad incontrarci a metà strada?
Perché c'è sempre qualcosa o qualcuno che ci impedisce di superare questa soglia di incertezza che ci lega da sempre?
Perché devo costantemente reprimere ciò che provo per lui?
All’improvviso il cellulare sul comodino vibra, facendomi sobbalzare.
DOVE CAZZO SEI!
Mi scrive Mattias.
Adesso devo proprio andare, prima che sia troppo tardi.
Cerco il vestito che indossavo ieri, scopro le coperte, ma niente.
Abbasso lo sguardo sul pavimento su cui sono sparsi i pezzi di stoffa di quello che era il mio bellissimo vestito.
David!
Non posso prenderlo a calci, altrimenti rischio di svegliarlo e non posso.
Mi infilo la sua canotta da basket con dietro scritto " Martinez" e un paio di pantaloncini, prendo il cellulare e mi incammino lentamente verso la porta.
Abbasso la maniglia, ma la porta non si apre.
Provo di nuovo, ancora e ancora.
La porta è chiusa a chiave.
<<Scappi di primo mattino senza neanche salutarmi? Che uscita in grande stile, Rodriguez>> David batte le mani alle mie spalle, giro mezzo busto e lo guardo.
È incazzato.
<<Ho lezione>> gli dico abbassando la testa sul pavimento per evitare di guardarlo negli occhi.
<<È sabato, non hai lezione>>
<<Devo andare, apri la porta.>> Mi giro di spalle, non riesco a guardarlo.
Sento i suoi passi pesanti muoversi sul pavimento, appoggia le mani sulle mie spalle e mi costringe a voltarmi verso di lui.
<<Guardarmi quando ti parlo!>> Alza la voce, ma io continuo a tenere il viso rivolto verso il basso.
<<Mi dispiace per stanotte, sono stato drogato, non volevo...>>
Scuoto la testa e lui smette di parlare.
<<Non è per questo.>> Gli dico con un filo di voce, e lui mi guarda corrucciando la fronte.
<<E allora cosa ti prende?>>
<<Apri questa porta del cazzo o no?>> Alzo la voce, ma nel farlo non riesco a moderare il tono
e mi si incrina.
Cazzo.
David se ne accorge, raccoglie il mio viso tra le mani e mi guarda negli occhi.
<<Birba, dimmi cosa ti succede>> addolcisce il tono di voce, ma traspare anche preoccupazione.
<<David, voglio andarmene...>> Lo scongiuro con le guance rigate dalle lacrime.
<<Ehi...>> David mi abbraccia forte, facendomi sentire al sicuro.
Ma io non sono al sicuro, non più.
<<Vuoi dirmi cosa c'è che non va? Mattias ti ha fatto qualcosa?>>
Appena lo nomina, ho un mancamento.
Il cuore inizia a battermi all'impazzata, le mani tremano.
L'attacco di panico spinge per uscire.
<<Sof...>> Sussurra.
<<Fammi uscire da qui, mi manca l'aria. Fammi uscire, David.>> Lo spingo via premendo entrambi i palmi sul suo petto nudo, mi volto di spalle e provo di nuovo ad aprire la porta.
Ma questa cazzo di porta non si apre.
David mi abbraccia da dietro, intreccia le mani sul mio ventre e infila la testa tra miei capelli.
Io chino il viso e scoppio in lacrime, mentre continuo a dimenarmi tra le sue braccia.
Ormai l'attacco di panico ha preso il sopravvento.
Ha vinto lui.
Lui vince sempre.
Lui vince da quando avevo tredici anni.
Da quella notte.
Provavo a chiudermi a chiave nella mia stanza, ma lui trovava sempre un modo per entrarci.
LUI.
<<David ti scongiuro, apri questa porta...>> Gli dico tra i singhiozzi.
<<Ora chiamo Diego, se non mi risponde entro un minuto, ti giuro che la sfondo a calci e ti faccio uscire da qui.>> Si allontana, prende il cellulare e con il pollice digita velocemente un messaggio.
Quando termina di scrivere, solleva il capo dal cellulare e mi guarda.
Non so cosa ci vede nei miei occhi, ma non aspetta neanche venti secondi prima di agire.
David sferra due calci contro la porta e crea una crepa nel mezzo, la colpisce altre due volte e scaglia il pannello di legno sul pavimento del corridoio.
<<Grazie...>> Gli dico guardandolo negli occhi tremendamente combattuti, in altre circostanze so bene che non mi avrebbe mai lasciata andare.
Ma non oggi.
<<Lo sai che per te fare qualsiasi cosa.» Muove il capo verso la porta e io scappo fuori.
<<Sof...>>
Sento la voce di Victor alle mie spalle, ma non mi fermo e inizio a correre, ma Diego mi rincorre fino a metà scalinata e mi blocca il polso.
<<Lui non c'entra, siamo stati noi a chiudere la porta a chiave. Siete stati drogati entrambi alla festa...>> Sputa tutto d'un fiato, io non riesco a smettere di piangere.
<<Lui ci tiene davvero a te, devi credermi, lui...>>
Gli appoggio la mano sulla sua, lui mi guarda confuso e smette di parlare.
<<Non ce l'ho con lui, davvero. Diglielo anche tu...>> Inizio a singhiozzare forte e Diego mi guarda preoccupato, ma non mi fa alcuna domanda, sa che non gli risponderei.
<<Digli anche che ricordo tutto quello che mi ha detto stanotte. Avrei voluto dirgli tante cose anche io, avrei voluto dirgliele da tanto tempo, ma non posso. Ci sono cose di cui non posso parlargli, però a lui ci tengo. Ci tengo da sempre...>> Sospiro profondamente, prima di continuare.
<<Puoi farlo per me?>>
<<Glielo dirò, tranquilla...>> Sussura, prima di lasciarmi andare il polso.
Odio la mia vita.
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◇Blue Summer Dreams Parte II & III◇
RomanceLE STRADE DI DAVID E SOFIA SI SONO DIVISE, LUI SI TROVA A BARCELLONA, MENTRE LEI A MADRID. RIUSCIRANNO A RIAVVICINARSI DOPO CIO CHE È SUCCESSO TRA DI LORO? 《Sembriamo l'esatta raffigurazione della dannazione.》 《Dici che finiremo all'inferno per ques...
