~40 Sofia~

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Resto a fissare le spalle di Michael per qualche secondo, mi sento terribilmente in colpa per essermi comportata così male con lui.
Sono stata scorretta dal primo giorno. Lui me lo aveva chiesto, più volte, ma io ho sempre negato.
Non credo lo facessi di proposito, ma  non riuscivo ad accettare neanche io che ne fossi innamorata, come avrei potuto spiegarlo a lui?
Però l'ho ferito, molte più volte di quanto lui abbia fatto con me.
Guardo la porta di David, me l' ha sbattuta in faccia nell'esatto momento in cui le mie dita si sono posate sul braccio di Micheal.
Conoscendolo, avrà frainteso tutto.
Batto le nocche contro la superficie della porta.
Una. Due. Tre volte.
Niente.
<<David, apri>>
Niente.
<<David, apri questa cazzo di porta.>>
Niente.
<<Possibile che basti questo a farti allontanare da me? Valgo così po...>>
La porta si spalanca di botto, facendomi fare tre passi all' indietro per lo spavento.
David compare con i pantaloncini da basket, ma senza canotta.
Ha lo sguardo cupo.
Molto cupo.
<<Sai che volevo proprio chiederti la stessa cosa? Quanto cazzo valgo per te?>>
<<David, lo sai che volevo scusarmi con lui...>>  Faccio due passi avanti, ma mi fermo, quando lui indietreggia.
<<Fai sul serio?>> Gli domando confusa.
<<Tu con me non giocherai come hai fatto con lui.>> Mi informa minaccioso.
<<Lo sai che non è lo stesso...>> Mormoro guardandolo negli occhi, ma lui non mi crede. Lo capisco.
<<E come cazzo faccio a saperlo, Sof?>> Mi urla contro fuori di sè.
Non è arrabbiato, è ferito.
E quando David è ferito, sono cazzi.
<<Vattene.>> Muove appena il capo.
<<C-osa?>> Sbatto gli occhi per scacciare via le lacrime.
<<Ho detto vattene.>> Ripete con quel tono che usa quando vuole mettere chilometri di distanza tra lui e me.

<<È sempre stato il tuo punto debole.>> Scuoto la testa più volte.
<<Cosa?>>
Alzo il capo per guardarlo in faccia, faccio due passi e premo due volte l'indice sul suo petto nudo.
<<Hai sempre avuto paura di farti male.>> Faccio un passo indietro. <<Che io ti facessi del male.>> Aggiungo.

Lui mi osserva con un'espressione indecifrabile, prima di fare due passi avanti e farmi indietreggiare fino a ritrovarmi con le spalle al muro.
<<Se la memoria non mi inganna...>> Inclina la testa di lato e avvicina le labbra al mio lobo.
<<... è proprio quello che hai sempre fatto tu con me.>>
Giro il mento e i nostri nasi quasi si sfiorano, mentre le sue mani scendono sui miei polsi e mi tengono ferma.
<<Ma io non lo nego come invece fai tu.>>
<<Non ho paura di un cazzo, ma non mi va di essere preso per il culo.>> Spinge i fianchi contro il mio bacino e subito sento un fuoco avvampare dentro di me.
Nonostante stiamo litigando, la tensione tra di noi non accenna a diminuire. Forse è proprio il contrario, forse quando litighiamo, i nostri corpi viaggiano in una direzione opposta alle nostre parole.
<<Adesso, vattene.>> Mi ordina di nuovo, guardandomi le labbra, trascinando i miei polsi sopra alla mia testa.

<<Paura di non riuscire a resistermi?>> Lo provo muovendo lentamente le labbra ad un soffio dalle sua.
<<Non sopravvalutarti così tanto, Rodriguez.>> Fa schioccare la lingua sul palato e mi lascia andare, facendomi subito avvertire un senso di vuoto.
Che stronzo.

Mi sistemo la divisa e stringo l'elastico intorno alla mia coda.
<<Prima che me ne vada, vorrei capire se sono ancora la tua ragazza...>> Lui solleva un sopracciglio.
<<Perché?>> Si limita a dire, tirando fuori dai pantaloncini un pacchetto di sigarette. Se ne incastra una in bocca e mi guarda attentamente.
<<Perché voglio saperlo?>>
Muove appena il capo, mentre appoggia una spalla contro la porta della sua camera.
<<Per vari motivi...>> Guardo di proposito un paio di ragazzi della squadra che ci passano davanti.
In un attimo, David è su di me, sovrastandomi con la sua stazza.
<<Tu vuoi proprio farmi incazzare.>>
<<Ma non hai risposto.>> Lo provoco con il mento all'insù,
<<Vaffanculo.>>
<<Lo prendo come un no?>> Indietreggio per far passare uno dei suoi che mi lancia più di un'occhiata.
<Che cazzo hai da guardare?>> Ringhia David contro di lui.
<<Nie-nte>> Balbetta intimorito.
<<Vai cambiarti, siamo in ritardo.>> Gli ordina severo.
<<Sì, capitano>> si mette quasi sugli attenti e scappa via.
Mi mordo l'interno della guancia per non ridere.
Micheal si ferma a metà corridoio e sbuffa appena ci vede perché è costretto a passare davanti a noi per raggiungere le scale.
David non gli toglie gli occhi di dosso fino a quando non ci raggiunge.
<<Mi sta sul cazzo dirtelo, ma tuo zio mi ha ricordato del memoriale...>> Tira fuori queste parole quasi con sofferenza.
Con tutto questo caos, avevo dimenticato di tutta quella storia.
<<Hai provato a scoprire qualcosa?>>
<<Non è stato lui, mi ha promesso che...>> Michael si ferma di botto dinanzi allo sguardo di David.
<<Promesso cosa, Benedict?>>
<<Che non le avrebbe fatto del male se io avessi rinunciato a tutto.>>
<<Quindi è questo che intendevi quando hai detto che sei sceso a compromessi con lui?>> Gli domando sorpresa, e lui annuisce senza guardarmi.
<<Ti rendi conto che hai dovuto fargli promettere che non le avrebbe fatto del male?>> Gli sbraita contro David stringendo i pugni lungo le gambe, avanzando verso di lui.
<<Non intendevo del male fisico, coglione. Ma avrebbe potuto fargliene in qualsiasi altro modo, è un uomo potente e può mettere le mani su ogni cosa.>> Gli spiega contrariato.

<<Che gran bella figura paterna...>> Esclama David in modo plateale.
<<David.>> Lo ammonisco, so bene che Michael soffre molto per il rapporto che ha con suo padre.
Un ragazzo della squadra mi passa vicino con un hot-dog stretto tra le mani e una sensazione di nausea che non riesco a controllare prende il sopravvento su di me.
Sposto David che è davanti alla porta della sua camera e corro in bagno a vomitare.
In un attimo mi ritrovo Michaele e David sull'uscio della porta del bagno che mi osservano preoccupati,  entrambi indecisi sul da farsi.
<<Ma si può vomitare in santa pace o no?>> Sbotto, abbracciando la tazza.
<<Stai male?>> Mi domanda preoccupato David, allungandomi un po' di carta.
<<Ho delle pillole, se vuoi...>> Entra in soccorso anche Michael.
<<Sto bene, mi avra fatto male qualcosa...>> Mi sollevo da terra e raggiungo il lavandino per darmi una ripulita.

Ma un attimo dopo, corro di nuovo a vomitare.
Non riesco a smettere.
David si inginocchia accanto a me e mi tira i capelli all'indietro, nel frattempo guardo l'orario sull' orologio vistoso che porta al polso Michael.

<<È tardi, dovete andare. Vi raggiungo con un taxi.>>
<<Col cazzo, non ti lascio da sola>> David continua ad accarezzarmi la schiena, mentre io vomito di nuovo.
Alle spalle dei due ragazzi, compare Victor.
<<Cosa succede?>> Mi chiede preoccuppato.
<<Quel pub che hai scelto ieri aveva roba avariata...>> Gli dico con un mezzo sorriso, ma da come mi osserva, non mi crede.

<<Portatelo via da qui.>> Ordino a Michael e Victor, indicando David.
<<David, andiamo>> Gli ordina Victor, lanciandomi un'occhiata del tipo" dobbiamo parlare".
<<Ho detto che non vengo.>> Ribatte David interstadito.
<<Martinez, alza quel culo da terra e portalo fuori.>>
<<Ho detto no.>> Neanche l'intervento di Diego riesce a smuoverlo.
I ragazzi si guardano tra di loro con il panico negli occhi, non sapendo cos'altro fare.
Michael si allontana e ritorna dopo qualche minuto con una scatola bianca tra le mani.
Si accovaccia accanto a me, ignorando lo sguardo cupo di David e me ne porge due in una mano.
<<Queste non le trovi neanche in farmacia, usciranno tra qualche mese. Prendine due e ti sentirai meglio nel giro di venti minuti.>>
Annuisco e me ne infilo due in bocca, Victor mi offre un bicchiere con l'acqua e le butto giù.
<<Noi usciamo.>> Diego fa segno a
Micheal e Victor di seguirlo, si richiudono la porta alle spalle e restiamo io e David.
Solo noi due.

◇Blue Summer Dreams Parte  II & III◇Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora