Sollevo la testa sulla vetrata di casa nostra e noto che luci sono tutte spente, suppongo che quella dormigliona si sia già addormentata da un pezzo. Sono ritornato un po' più tardi del previsto perché mi sono perso in chiacchiere con Victor, era da tanto che non passavo del tempo insieme a lui. Nell'ultimo mese non ho fatto che isolarmi, come unico alleato avevo il mio caro pacchetto di sigarette.
Prima che infili le chiavi nella serratura della porta, il mio cellulare inizia a vibrare.
«Barbie avvocato, credevo fossi a letto con Sofia.»
Dall'altra parte del capo non sento la sua solita voce squillante, ma solo respiri.
«Eva, cosa cazzo succede?» Mi allarmo appena capisco che c'è qualcosa che non va.
«L'ha perso...»
Il mio cuore smette di battere.
Sbatto gli occhi ripetutamente e scivolo sul pavimento del pianerottolo fuori alla porta di casa nostra.
«Ma come...» Non riesco a parlare.
«Eravamo a cena, all'improvviso ha iniziato ad avere forti dolori e siamo corse in ospedale, e...»
«Ma perché cazzo non mi hai chiamato prima?» Le urlo contro.
«Sofia pensava che fosse una cosa da niente e visto che non uscivi da un mese, non voleva rovinarti la serata...» Maledetta Birba, ha sempre pensato prima a me, sempre.
«Sto arrivando» senza attendere che mi risponda, chiudo la telefonata e resto a fissare il vuoto.
Sono bloccato, non riesco a muovermi, non so cosa fare o cosa dirle.
Vorrei solo che lui fosse qui a dirmi come comportarmi.
«David, cosa succede?» Mi chiede allarmato Vic, appena risponde al cellulare.
«Lei l'ha perso...» Mi metto un braccio sugli occhi e inizio a singhiozzare forte come mai prima d'ora.
«Mio Dio»
«Devo andare da lei in ospedale, io devo...»
«Dammi venti minuti e siamo da te, ti accompagniamo noi» Mi interrompe.
«Voi?»
«Sono con Soleil, aveva avuto un attacco di panico e sono corso da lei». Mi spiega velocemente prima di riattaccare.
In altre condizioni gli avrei detto che non mi serve il loro aiuto, ma non stavolta.
Stavolta ne ho bisogno, stavolta rischio di crollare e di mandare tutto a puttane.
Esattamente venti minuti dopo, un suv nero si ferma davanti casa mia. Non è la macchina di Victor, ma quella di Michael.
Victor scende dall'auto e corre ad abbracciarmi.
«Dalla tua voce ho capito che sarei dovuto arrivare qui il prima possibile, e la sua era più veloce della mia.»
Le portiere del guidatore e quella del passeggero si aprono, e gli altri due mi raggiungono.
«Mi dispiace così tanto» Soleil mi stringe le braccia al collo e scoppia in lacrime.
«Ehi, mi dispiace tanto» Mi dice Michael, mettendomi una mano sulla spalle. «Andiamo in ospedale, lei ha bisogno di te.» aggiunge subito, stringendo le chiavi in un pugno.
La strada che ci separa dall'ospedale mi sembra infinita, invece sono appena venti minuti di auto che con Michael diventano dieci.
Un volta dentro, subito intercetto Eva seduta con le mani in faccia su una sedia della sala d'aspetto.
Odio quelle sedie, mi ricordano tutte le volte i cui mi ci sono seduto.
«Lei dov'è?» Le chiedo subito.
«Secondo piano, camera 28» Tira su con il naso mentre si asciuga le lacrime.
«Vieni qui» Michael si avvicina a lei e la abbraccia fortemente, mentre Vic e Soleil si siedono l'uno accanto all'altro.
Anziché prendere l'ascensore, corro il più veloce possibile fino al secondo piano e mi fermo davanti alla camera di Sofia.
Respira, David.
Cosa devo dirle? Cosa devo fare?
«Lei chi è?» Mi domanda una dottoressa che mi vede stringere la maniglia della porta, mentre si sfila gli occhiali da vista.
«Sono... il ragazzo di Sofia Rodriguez » rispondo con la mano sospesa in aria, appena sopra la maniglia.
«Ma lei non è più qui.»
«In che senso?» La guardo confuso, forse Eva ha sbagliato a indicarmi la camera?
«Ha firmato le dimissioni un'ora fa ed è andata via.»
«Ma cosa sta dicendo, deve esserci un errore, lei...» La dottoressa scuote la testa ed estrae un pezzo di carta dalla tasca del camice.
«Nessun errore. Ha anche lasciato una lettera per lei.» Abbasso il capo sul foglio bianco che stringe in due dita.
«Se vuole, può accomodarsi qui per leggerla» Mi indica la camera vuota, prima occupata da Sofia.
Io assisto alla scena come se fossi uno spettatore esterno di una storia raccontata male.
Una storia surreale.
Mi siedo sul bordo del letto e con il cuore in gola inizio a leggere la lettera.
Amore mio, purtroppo le cose non sono andate come speravamo.
Il dolore che sto provando in questo momento è troppo forte e ho bisogno di viverlo da sola. Sono consapevole che per te non sia un buon periodo, ma la mia presenza peggiorerebbe solo le cose.
Ho bisogno di andare via da qui e di lasciarmi alle spalle tutto quanto.
Non cercarmi, ti prego.
Sofia.
Un biglietto freddo, anonimo, distaccato. Non sembra neanche scritto da lei.
È tutto così fottutamente surreale, mi guardo intorno per capire se si tratti di uno scherzo, perché è tutto maledettamente assurdo.
Due ore fa avevo una ragazza con cui stavo per avere un figlio, mentre adesso sembra essere svanito tutto nel nulla come cenere al vento.
Mi sta davvero lasciando con un biglietto del cazzo?
Io non ci credo, lei non è così.
Non è possibile che per lei io non conti nulla. Non è possibile che non abbia avuto il coraggio di dirmelo in faccia.
Non è possibile che lei mi abbia lasciato da solo.
Sono solo.
Solo.
«David, ma cosa succede?» Mi chiede Victor , quando mi vede tornare con il biglietto stretto in mano.
«Lei è partita...» Mi scivola dalle labbra senza accorgermene.
Tutti sbarrano gli occhi e mi accerchiano per farmi un mucchio di domande a cui vorrei saper rispondere, ma purtroppo non posso.
In una sola sera ho perso le persone che più amo al mondo.
Loro due erano il motivo per cui mi alzavo dal letto nell'ultimo mese.
Le uniche.
Ma adesso non ho più niente.
Sono di nuovo solo.
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◇Blue Summer Dreams Parte II & III◇
RomanceLE STRADE DI DAVID E SOFIA SI SONO DIVISE, LUI SI TROVA A BARCELLONA, MENTRE LEI A MADRID. RIUSCIRANNO A RIAVVICINARSI DOPO CIO CHE È SUCCESSO TRA DI LORO? 《Sembriamo l'esatta raffigurazione della dannazione.》 《Dici che finiremo all'inferno per ques...
