Quattordici mesi che non vedo il suo viso, che non tocco la sua pelle, che non ascolto la sua voce.
Ho pensato più volte di impazzire in questi mesi, lo ammetto.
E ammetto anche di aver pianto fino a farmi mancare l'aria. Non sono mai più entrato a casa nostra, così, almeno lì è rimasto tutto come lei lo aveva lasciato.
Non non ho mai disdetto il contratto d'affitto, perché ho sempre sperato che lei tornasse da me. Ma lei non è mai tornata.
Quindi è arrivato il momento di andare a riprenderla, sperando che voglia tornare da me.
Cristo, l'ansia mi sta letteralmente divorando.
E se non volesse più tornarci con me? Se sta con un altro? Sto impazzendo di nuovo.
Ho detto a tutti di non venire, questa è una cosa mia. Solo mia.
Fa un cazzo di freddo in Russia, mi sto letteralmente congelando, nonostante sia avvolto da un lungo cappotto nero con tanto di guanti in pelle e anfibi.
Sembro una fottuta spia russa.
Sollevo il capo sulla villetta a schiera in cui secondo le informazioni che ha raccolto quella pazza di Soleil, dovrebbe vivere Sofia.
Sono fottutamente agitato.
«Non c'è nessuno a quest'ora». Mi informa un signore di mezza età. Classico vicino che non si fa i cazzi suoi, suppongo.
«Sa dove posso trovarla?»
Lui mi scruta assottigliando lo sguardo.
«Sei un suo amico?»
«Più o meno...» Non posso mica mettermi a raccontare tutta la nostra stracazzo di storia a uno sconosciuto, che poi, quando mai racconto i cazzi miei a qualcuno.
Se parlo con Victor per più di due minuti è già tanto.
Guarda l'orologio, prima di dirmi :« La può trovare in via New Abart, 27».
Ma come cazzo fa a sapere tutti questi dettagli? Non ho il tempo di farmi domande al momento.
«Okay, grazie». Fortuna che conosco il russo.
Mi incammino verso l'indirizzo che mi ha fornito il ficcanaso, ma mi ritrovo davanti quello che penso sia una scuola o qualcosa del genere. Dai disegni attaccati alle finestre e le urla dei bambini che provengono dall'interno, penso sia proprio una scuola.
Mi sa che il rincoglionito ha indagato male, salvo che Sofia si sia messa a insegnare, ma conoscendo il soggetto poco paziente, dubito che sia così.
Innervosito e infreddolito, mi incastro una sigaretta in bocca e avvicino l'accendino per accenderla, ma quando sollevo lo sguardo sull'ingresso della scuola, mi cade sia l'accendino di mano che la sigaretta di bocca.
Sofia Rodriguez, l'unica ragazza che mi abbia fatto perdere la testa e l'unica che sia riuscita davvero a cambiarmi, si trova a pochi metri da me.
Cappotto rosso con quattro bottoni neri enormi, cappellino nero alla francese e tacchi vertiginosi.
Solleva il mento e spalanca la bocca, proprio come me.
Un attimo dopo, il suo viso si riga di lacrime.
Ma è quello che succede dopo che mi impedisce di correre verso di lei.
Una bambina con i capelli neri come quelli di Sofia e gli occhi azzurri come i miei, corre tra le sue braccia.
Io resto immobile, senza fiato, ma con il cuore che martella forte al centro del mio petto e le gambe che mi tremano.
Sofia le bacia la guancia e la stringe forte a sé, poi le dice qualcosa all'orecchio e la bambina si volta verso di me.
«Papà mio». Urla felice, muovendo le mani più graziose che abbia mai visto in vita mia.
Appena la sua voce mi arriva dritta al cuore, sento che questo si ingrandisce di almeno tre taglie. Un po' come succede al Grinch nella parte finale del film.
Mi passo il dorso della mano sulle guance e mi rendo conto che sto piangendo.
Ma stavolta, piango di gioia.
La nostra mini versione, quella che credevo non fosse nata, corre a piccoli passetti verso di me, allargando le braccia e sorridendo felice, come se mi conoscesse da sempre.
Istintivamente, mi incammino verso di lei e mi piego sulle gambe, mentre lei si tuffa tra le mie braccia.
«Sei il mio papà?» Formula più o meno.
«Sono il tuo papà, piccola». Piango mentre la stringo forte a me e annuso il suo profumo delicato, un profumo di bimba che non avevo mai sentito primo.
Credo sia il profumo più bello che abbia mai sentito in vita mia.
Qualche minuto dopo, Sofia che ci ha guardati da lontano con una mano sulla bocca mentre piangeva, si avvicina a noi.
Mi alzo da terra con Mia stretta tra le braccia e le sue piccole mani strette al mio collo.
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◇Blue Summer Dreams Parte II & III◇
RomanceLE STRADE DI DAVID E SOFIA SI SONO DIVISE, LUI SI TROVA A BARCELLONA, MENTRE LEI A MADRID. RIUSCIRANNO A RIAVVICINARSI DOPO CIO CHE È SUCCESSO TRA DI LORO? 《Sembriamo l'esatta raffigurazione della dannazione.》 《Dici che finiremo all'inferno per ques...
