93-Sofia

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14 mesi prima

Stringo la mia bimba tra le braccia e guardo la casa dove vivremo.
Io e lei. Solo io lei.
Sono letteralmente terrorizzata, come lo ero quando ho partorito tre giorni fa in un ospedale qui vicino, senza che nessuno mi stringesse la mano.
Guardo la mia bimba e non so cosa fare.
Vorrei che lui fosse qui con me.
Invece ho dovuto abbandonarlo con un biglietto freddo del cazzo, solo per fargli credere che volessi stare da sola. Invece, sono stata costretta, altrimenti avrebbero ucciso la nostra bimba.
In questo momento, la mia priorità è lei, e sono certa che lo sarebbe anche per lui.
Mi piange il cuore quando penso di avergli fatto credere che l'avessi persa, mentre io sono qui a stringerla forte a me.
Questo piccolo confettino rosa ha i suoi occhi, sono azzurri come i suoi.
Almeno quando la guarderò, lui mi mancherà un po' di meno.

10 mesi prima...

Sono quattro mesi che non dormo la notte, sto impazzendo. La piccola ha leggermente confuso la notte con il giorno.
In questo momento, siamo entrambe distese sul tappeto della sua cameretta.
Io sfatta, lei sorridente sulla mia pancia.
Più passa il tempo, più mi ci rivedo in lei. Ma ci vedo anche lui.
Chissà cosa starà facendo.
Dio, quanto mi manca.
«Birba, cosa vuoi per cena? Sto uscendo adesso dalla palestra, dieci minuti e sono da te». Ascolto uno dei suoi vocali, giusto per illudermi che lui a breve entrerà dalla porta di casa.
Sto impazzendo.
Annuso la sua felpa e mi tranquillizzo perché profuma ancora di lui.
La uso per dieci minuti al giorno, non di più. Ma ho bisogno di farlo ogni santo giorno per sentirlo vicino e non impazzire.

Sei mesi prima...

Annuso la sua felpa e il suo profumo è svanito. Non c'è più.
Scaravento contro il muro la bottiglia di plastica che ho sul comodino e mi inginocchio a terra. Piango disperata.
Lo so che è stupido, ma il dolore che sto provando in questo momento è immenso.

4 mesi prima...

«Paaapà» mi volto di scatto e mi cade il mestolo di mano.

«Piccola, puoi ripetere?»
«Mmm». Si agita e serra le labbra.

«Ti prego, Mia. Ripetilo, voglio registrarlo. Ti prego, dillo di nuovo». Scoppio in lacrime, un po' per gioia, un po' per la malinconia che lui non sia qui a sentirla.

«Paaapà». Ripete dopo qualche minuto, ma stavolta riesco a registrarla.

«Grazie, amore mio. Papà sarà felicissimo di sentirti». Le dico tra le lacrime, mentre le bacio ripetutamente la guancia.
Prima o poi, chissà quando.

Due mesi prima...

Finalmente ho imparato il russo, ci ho messo quasi un anno, ma cavolo se ci sono riuscita. E da circa due mesi, mi hanno anche assunta in una rete locale.
Il fratello di Michael mi ha regalato un conto con così tanti soldi che avrei potuto starmene seduta sul divano, ma ho bisogno di uscire di casa, altrimenti impazzisco. E anche Mia deve frequentare un nido per stare con altri bambini.
A parte i nostri vicini che ci hanno accolto come se fossimo di famiglia, invitandoci spesso a cena da loro, non conosciamo nessuno qui.

«Guarda Sofia, sta camminando». Anastasia, la moglie di Nikolai, mi indicar con la mano Mia in piedi al centro del mio salone.

«Mio Dio, piccola mia». Mi metto le mani in faccia per l'emozione.
Sono contenta che abbia imparato, ma dall'altra parte avrei preferito che ci mettesse un po' di più con la speranza che ci fosse anche lui a vedere almeno questo.

◇Blue Summer Dreams Parte  II & III◇Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora