~53 David~

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Per colpa di Sofia sto rischiando di perdere di vista l'obiettivo della mia missione e questo non va per niente bene. Provo a non pensare di averlo duro da impazzire, provo a non pensare che Sofia stia ancora cercando di recuperare fiato dopo essere venuta con la mia mano infilata tra le cosce, provo a non pensare che il suo fidanzato sia seduto di fronte a me.

L'obiettivo, David.
<<Benedict, hai intenzione di perdere altro tempo o possiamo arrivare al motivo per cui sono qui?>>  Gli domando appena torna a sedersi insieme a mio zio Alfred.

<<Sono un uomo d'affari, io non perdo mai tempo.>> Non so perché, ma come l'impressione che questa sua frase nasconda un secondo fine.
<<Tu sai almeno di cosa ci occupiamo?>> Si toglie gli occhiali da vista con una montatura sottile in oro, li appoggia  sul tavolo e incrocia le braccia al petto.

<<Sono rimasto alla produzione e fornitura di tecnologie militari, suppongo sia cambiato qualcosa negli ultimi otto anni.>>  Benedict scoppia in una risata fragorosa, mio zio gli sorride appena, mentre Michael mantiene un'espressione cupa.

<<Ragazzo, noi siamo tra i primi fornitori di armi.>>

<<Cosa?>> Gli domando quasi scioccato, so per certo che mio padre ripudiava le armi più di ogni altra  cosa, così come mia mamma.

<<Abbiamo apportato dei piccoli cambiamenti, era necessario...>> Mi dice mio zio, rivolgendosi con il tono che si usa per spiegare qualcosa ai bambini.

<<Mi state prendendo per il culo? Voi due siete andati contro il volere di mio padre che era il fondatore della sua azienda? >> Batto un pugno sul tavolo facendo sobbalzare Sofia.
<<Era tuo fratello, cazzo! Come hai potuto fregartene in questo modo?>> Urlo contro mio zio che evita di guardarmi negli occhi.

<<David...>> Sussurra Sofia appoggiando una mano sulla mia gamba.
Benedict senza scomporsi di un capello, fa segno al cameriere di portare via i piatti e torna a guardare me.
<<Senti, nessuno ti obbliga a farne parte. Fai il tuo prezzo e ti liquidiamo con enorme piacere.>>  Io scatto in piedi con così tanta foga da ribaltare tutti i bicchieri presenti sulla tavola, nel frattempo anche Sofia si alza e prova a trattenermi ma me la scrollo di dosso.
Arrivo ad un palmo dal viso di Benedict e batto un pugno sul tavolo davanti a lui, Michael si infila tra di noi e mi mette una mano sul petto per allontanarmi.

<<Sai una cosa? Fino a mezz'ora fa non me ne fregava un cazzo, ma adesso ho cambiato idea, ho diritto a farne al pari di tutti e due. Quindi inizia a chiamare i tuoi cazzo di avvocati e digli che il figlio di Ethan Martinez è tornato!>>

<<Tuo padre è morto otto anni fa, con lui è morto anche il suo diritto di avere voce in capitolo nei miei affari.>> Dio, quando pronuncia questa frase, non ci vedo più.
Gli afferro il collo della camicia sotto lo sguardo sconvolto di mio zio.

<<I tuoi affari?>> Lo strattono, ormai sono fuori di me.
<<È per questo che l'hai fatto fuori? Volevi vendere le tue sporche armi?>> Tuono facendo calare il silenzio.

<<Ragazzo, non ti conviene metterti contro di me.>> Mi dice con un sorrisetto subdolo che non mi sfugge,  come non mi sfigge neanche l'occhiata che lancia a Sofia alle mie spalle.
Questo bastardo ha capito tutto.

<<Altrimenti cosa, Benedict?>> Gli ringhio in faccia battendo un pugno sul tavolo.
<<Ehi, adesso devi calmarti.>> Mi ammonisce Micheal provando ad allontanarmi, ma lo spingo via e gli punto un dito contro.
<<Tu, non mi toccare.>>

<<David, cerchiamo di trovare un accordo.>> Si intromette mio zio mettendomi una mano sulla spalla.

<<Accordo? Se pensate che io entri a  far parte di un' azienda che produce armi, andando contro il volere non solo mio ma anche di mio padre, siete davvero fuori di testa.>>

<<Sei in minoranza,  vorrei solo ricordartelo...>> Sogghigna Benedict facendomi girare il cazzo.

<<Lo vedremo se sono in minoranza!>> Prendo la giacca che ho lanciato sulla sedia e la stringo in una mano.

<<Vado con lui, scusami>> dice  Sofia a Michael.

<<Okay...> Mormora lui, guardando Sofia che mi stringe il braccio.

<<La notte porta consiglio, magari ti aiuterà a ragionarci su...>> Sento dire alle mie spalle quando siamo quasi fuori all' ingresso principale.
È una minaccia, cazzo.

<<Devi restare qui, non è sicuro stare con me al momento.>> Ordino a Sofia che mi rincorre fuori.

<<Sei sconvolto, non ti lascio andare da solo.>> Mi stringe il polso, ma la allontano in malo modo e mi avvicino ad un palmo dal suo viso.
Devo andarci giù pesante, lo so.

<<Sei patetica, Sofia.>>
Lei deglutisce e sbatte le ciglia chiaramente confusa.
<<Ma cosa dici...>> Sussurra con gli occhi lucidi.
<<Lì dentro c'è il tuo ragazzo, mentre tu sei qui a rincorrere me. Lo sai bene che da me non puoi avere più di una scopata... >> La guardo da capo a piedi con disprezzo.
<<Se vuoi, posso anche sbatterti per bene. Ma non avrai nient'altro da me,  nè ora e nè mai. Quindi ti cosiglio di girare i tacchi e tornartene da chi ti vuole veramente.>>
Sul volto di Sofia si alternano un misto di emozioni che vanno dalla rabbia alla delusione.
Solleva il mento all'insù e mi batte forte un dito in mezzo al petto.
<<Martinez, ricordati bene questa serata...>>
Prende il cellulare e con l'indice mi indica la data sul display.
<<Perché questo è l'esatto momento in cui tu mi hai persa per sempre.>>
Bene.
<<Tu sei un bastardo.>> Preme un palmo sul mio petto per spingermi via.
<Tu sei un egoista!>> Alza la voce e batte entrambi i palmi sul tessuto di cotone della mia camicia.
<<Tu  non hai fatto altro che  prenderti gioco di me per anni e io te l'ho concesso. Ma adesso basta, hai finito di giocare con i miei sentimenti.>> Le lacrime iniziano a scorrere lungo le sue guance, io resto fermo senza aggiungere nulla.
Non posso cedere.
<<Se il tuo obiettivo era farti odiare, hai vinto.>> Mi guarda con così tanto disprezzo da farmi pentire di essere qui davanti a lei.
Ne pagherò le conseguenze,  lo so.
Ma questo era l'unico modo per salvarle la vita, spero.

Mi incammino verso la mia macchina senza mai voltarmi per guardarla, proprio non ci riesco.
Metto in moto, mi infilo uma sigaretta in bocca e sfreccio via come un pazzo.
Lungo la strada provinciale, un coglione inizia a lampeggiarmi di continuo. Se andassi piano, lo capirei. Ma considerato che sono bel oltre il limite di velocità, non capisco cosa cazzo voglia da me.
Ad un certo punto mi tampona dal lato del passeggero, ma non riesco a vedere chi è alla guida perché ha i finestrini oscurati.
<<Ma che cazzo fai!>> Sbraito.
Spunta un'altra macchina alla mia sinistra, insieme all'altra mi mandano fuori strada, la macchina si ribalta e finisco contro un palo della luce.
Ho il braccio destro incastrato da qualche parte, non riesco a liberarmi nonostante gli sforzi.
Ma se voglio sopravvivere, devo darmi una cazzo di mossa, considerato che dal cofano si sprigiona una fiamma.
Mi ricordo dell'addestramento di mio zio, chiudo gli occhi e faccio l'unica cosa a mia disposizione per salvarmi: mi procuro la rottura del polso.
Riesco finalmente ad uscire, ma il dolore che avverto è così lancinante che crollo a terra senza rendermene conto.
Almeno lei è salva.

◇Blue Summer Dreams Parte  II & III◇Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora