~chapter 12~

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Il bruno si sedette calmamente sulla panchina dove era seduta lei, lasciando un po' di distanza tra loro, estendedole una mano prima di presentarsi.

<<mi chiamo Wonwoo>>

Al suono della sua voce profonda la ragazza alzò lo sguardo dal pavimento e lo guardò confusa, probabilmente era talmente assorta nei suoi pensieri che non si era neanche accorta che lui avesse lasciato la lapide e fosse venuto a sedersi vicino a lei.

Le ci volle qualche secondo per realizzare.

Fissò la sua mano e poi di nuovo la sua faccia prima di asciugare velocemente le ultime lacrime cadute, come se questo potesse far credere a Wonwoo che non stesse piangendo.

Si mosse e finalmente strinse la sua mano ricambiando il suo saluto, rimasero così per qualche secondo guardandosi negli occhi.

<<Soo-young>> disse lei solamente con la voce roca per via del pianto, ritirando la mano e tornando a guardare il terreno.

Cadde silenzio tra loro.

Entrambi erano assorti nei propri pensieri.

Lui aveva davvero tante domande da farle: che relazione aveva con Youngjae? Perché quest'ultimo non li aveva mai fatti incontrare? Perché stava piangendo? Aveva qualcosa a che fare con il ragazzo defunto?
Quanto ne sapeva lei della sua morte?

Ma ovviamente non era il tempo di porle tutti questi quesiti, di certo lei non era nello stato di rispondere, e lui da bravo gentleman qual'era, avrebbe aspettato.

Era questione di principi.

Rimasero seduti l'uno vicino all'altra senza parlare, Soo-young stava ancora piangendo e cercava di farlo il più silenziosamente possibile, facendosi scappare un singhiozzo ogni tanto.

Wonwoo finse di non accorgersene dato che era ovvio che lei fosse imbarazzata dal suo pianto, e lui non voleva invadere il suo spazio personale, né farla sentire ridicola o debole, non era giusto nei suoi confronti, inoltre Wonwoo stesso aveva pianto fiumi in questo posto, quindi di certo non l'avrebbe giudicata.

Perciò continuò a fissare la lapide come se Youngjae potesse dargli le risposte che voleva, ma ovviamente quello non era il caso.

Aveva letteralmente memorizzato i dettagli della sua lapide, anche se per lui era un po' difficile leggere da così lontano, aveva imparato a memoria le incisioni sulla pietra.

Rimase lì, a fissare una dannata roccia finché non perse la cognizione del tempo accompagnato dal pianto di lei come sottofondo.

Quando non sentiva singhiozzi per un po' le lanciava uno sguardo per vedere se avesse smesso, ma non era ancora successo.

Quando Wonwoo la sentì tirare su con il naso per l'ennesima volta, prese un fazzoletto dalla sua tasca e glielo porse, lei lo accettò ed annuì grata senza neanche incontrare il suo sguardo.

Wonwoo tornò a guardare davanti a sé e si godè l'alba in silenzio aspettando pazientemente che lei si calmasse.

Entrambi stavano silenziosamente i primi raggi di sole che si infiltravano nell'oscurità per finalmente darle fine.

"Poetico" pensò lui, sperando di avere un giorno la sua metaforica 'alba' che distruggerà la 'notte oscura' che rappresenta la sua vita attualmente.

Però Youngjae era il sole, e non c'è alba senza sole.

Dopo un po' lanciò uno sguardo al suo orologio da polso.
6:05.
E lei stava ancora piangendo.

Decise che piuttosto che aspettare che smettesse lì,dato che non aveva ancora smesso, che sarebbe andato a comprare delle margherite e poi sarebbe tornato a parlare con la misteriosa ragazza dai capelli rossi.

Glasses - Jeon WonwooDove le storie prendono vita. Scoprilo ora