~chapter 36~

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(NOTA: NON SALTATE LA POESIA, È IMPORTANTE PER CAPIRE I PROSSIMI CAPITOLI)

Erano passati un paio di giorni dall'incidente al coffee shop, e wonwoo non aveva lasciato il suo appartamento neanche una volta.

Non si era presentato a lavoro né all'università.

Erano quasi tre giorni che era spalmato sul letto come un nulla facente, però non aveva neanche il lusso di addormentarsi e godersi un paio d'ore di riposo.

Gli incubi non erano neanche la parte peggiore, era decisamente l'imbarazzo, a volte sognava gli sguardi che i clienti gli avevano mandato 3 giorni prima e si svegliava per via della vergogna.

L'unica tregua che dava al suo letto era quando a volte si sedeva sulla veranda a scrivere poesie struggenti.

Essendo inizio maggio cominciava a fare caldo e l'aria serale sul suo piccolo balcone era quasi calmante.

Non dimenticate il quasi, ovviamente dato che la sua vita stava ancora cadendo a pezzi.

Nelle ultime 72 ore aveva ricevuto un inumano numero di chiamate e messaggi da jeonghan minghao e soprattutto seungcheol.

Non aveva risposto neanche una volta, e aveva smesso di leggere i loro messaggi dopo i primi 10 dato che erano tutti uguali:

"Wonwoo dove sei perché non sei venuto all'università oggi?"

"Wonwoo stai bene?"

"Per favore rispondi sono preoccupato per te"

Seungcheol era anche venuto a casa sua due volte e anche minghao era passato, ma ovviamente non ha risposto al citofono è finse di non essere a casa.

Il suo obbiettivo non era di farli preoccupare, semplicemente non era pronto a vedere qualcuno, e non pensava lo sarebbe stato tanto presto.

Anche se aveva problemi più grandi di una "figuraccia" , non pensava di riuscire mai più a guardare uno di loro negli occhi, perché ormai non poteva più nascondere le sue fobie e i suoi traumi.

Lo sapevano.

Probabilmente pensano che sia pazzo, e provano pena per lui.

Si sentiva così nudo, e odiava questa sensazione.

Ogni volta che si ricordava l'accaduto non poteva fare a meno di essere estremamente grato a sooyoung, non sapeva come avrebbe fatto senza di lei, non solo per aver pulito il sangue quando lui ne aveva chiaramente bisogno, ma anche per averlo salvato dal dover tornare a prendere le sue cose.

Era stata così gentile che wonwoo non poteva fare a meno di sentirsi in colpa ed in debito con lei.

C'era un altro problema ovvero la storia della sessioni terapeutiche che gli aveva offerto, cosa doveva fare?

"Ah che casino!" Pensò portandosi le dita alle tempie per massaggiarle.

Si alzò finalmente dal letto dove aveva passato l'intero giorno, era sera ormai e non aveva fatto altro che crogiolarsi nel suo dolore.

Andò in cucina e mise del cibo a Nemo, se wonwoo voleva morire che colpe ne aveva il suo gatto?

Riempendo la ciotola per il suo amico domestico, si accorse che il suo cibo stava per finire e che quindi avrebbe dovuto andare a fare la spesa.

Era inevitabile, prima o poi sarebbe dovuto uscire, e lui sperava fosse più dopo che prima.

Preparò una tazza di caffè tropo aquosa dato che il suo caffè istantaneo stava finendo, e si già sapete cos'è che lo sta fermando dal comprarne altro, e uscì sulla veranda portando con sé il suo taccuino delle poesie.

Glasses - Jeon WonwooDove le storie prendono vita. Scoprilo ora