~chapter 83~

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Un terribile mal di testa fu la prima cosa che sooyoung registrò non appena si svegliò.
Le pulsavano le tempie, e aveva la gola secca.
Inoltre era avvolta da un calore a cui non era abituata a ricevere nel suo grande letto in cui dormiva da sola e quando aprì gli occhi capí il perché.

Non era nel suo letto, tanto meno nel suo appartamento, bensì nell'appartamento di jeon Wonwoo, sdraiata sul divano di jeon wonwoo, con jeon Wonwoo.

Spalancò gli occhi ai ricordi di ieri, aveva detto la verità a wonwoo, tutta la verità, gli aveva praticamente raccontato la storia della sua vita, senza tralasciare dettagli, e anche se adesso era completamente vulnerabile negli occhi di wonwoo, non era per niente spaventata.
Forse era perché l'aveva ascoltata attentamente per ore intere, l'aveva consolata, l'aveva confortata, l'aveva rassicurata, l'aveva abbracciata, l'aveva accarezzata, era stato lì per lei come se lei fosse la persona più importante nella sua vita e non l'aveva derisa per la sua disperazione e la sua tragica storia, anzi ne sembrava colpito personalmente a sua volta, sooyoung si ricordò che anche lui aveva pianto e ciò l'aveva fatta sentire meno sola e come se il suo dolore fosse giustificato e condiviso.

Aveva parlato di seokmin con qualcuno per la prima volta in 9 anni, non ne parlava neanche con i suoi genitori, probabilmente loro ne parlavano tra di loro ma nessuno osava mai menzionarlo davanti a lei, era tabù.

Esporre i suoi pensieri e gli eventi accaduti ad alta voce la aiutò a vedere tutto più chiaramente, per tutto questo tempo lei aveva chiuso tutta la tragedia che girava intorno a suo fratello nell'angolo più profondo della sua testa e mai aveva provato a rifletterci, aveva semplicemente accettato che era colpa sua, e invece wonwoo aveva un'altra opinione.

Era come se lei fosse la paziente e lui lo psichiatra, anzi no, ciò che avevano condiviso ieri era più intimo di una seduta psichiatrica, nessun psichiatra avrebbe mai stretto il suo paziente così, nessun psichiatra avrebbe parlato così dolcemente e informalmente al suo paziente e se ci pensava per un po' neanche gli amici lo farebbero ma non era ancora pronta ad elaborare pensieri del genere.

Nonostante il terribile mal di testa che aveva adesso si sentiva stranamente meglio di quanto si fosse sentita in almeno un paio di anni, era come se avesse spezzato il suo dolore a metà e lo avesse condiviso con wonwoo e adesso fosse più facile da sopportare, lo stavano affrontando insieme.

Non pensava ce l'avrebbe fatta fisicamente a sopportare tutto ciò che stava provando da sola più allungo.

Aveva il cuore leggero e la mente più chiara, era più calma e si odiava di meno, come avrebbe potuto odiare sé stessa dopo tutto ciò che sentì il giorno prima?

Le aveva detto che non era colpa sua, che era forte, che era gentile, coraggiosa, altruista, intelligente e altre parole che adesso rimbombano nella sua testa, ciascuna delle dolci parole che le aveva rivolto ieri sera erano impresse chiaramente nel suo cervello e non le avrebbe mai dimenticate.

Ciò che Wonwoo le aveva detto ieri, le aveva dato speranza, voleva provare di nuovo ad essere felice, per lui, con lui.

Le aveva detto che non era sola, e adesso poteva vederlo, non era sola, letteralmente, infatti si trovava tra le braccia del ragazzo che l'aveva sostenuta per ore intere, le sue braccia erano strette intorno alla vita di wonwoo a sua volta, però la presa che sooyoung aveva su di lui era molto più stretta di quella di lui, quasi ferrea come se avesse paura fosse scappato e fosse tornata ad essere sola se non l'avesse tenuto stretto a lei.

Alla realizzazione uno rossore si fece spazio sulle sue guance e allentò leggermente la presa ma era ancora più stretta rispetto alle braccia di wonwoo che erano una sotto per farle da cuscino e l'altra era abbandonata sopra la spalla di sooyoung e la sua mano sulla sua schiena e il suo profumo la circondava.

Glasses - Jeon WonwooDove le storie prendono vita. Scoprilo ora