~chapter 62~

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Erano passati un paio di giorni, jeonghan aveva provato a parlargli qualche volta durante i loro turni ma wonwoo rispondeva a mono sillabe.

Anche seungcheol aveva provato a chiarire, lo aveva chiamato una decina di volte negli ultimi due giorni ma Wonwoo ignorò le sue chiamate, almeno non si era presentato al cinnamon coffee.

Però non si sentiva sollevato come pensava, si sentiva in colpa, come se vedere i due fare i piccioncini non fosse la ragione del suo sconforto e non poteva negare che vedere i suoi amici felici lo rendeva un po' meno triste, ma era troppo ferito ed orgoglioso per confrontarli.

Si sentiva sempre più solo.

Gli mancava Youngjae, gli mancava seungcheol e anche jeonghan, gli mancava minghao, gli mancavano i signori Choi, gli mancavano soojin e mingyu.

E gli mancava sooyoung.

Non sapeva perché ammetterlo era così difficile.

Il suo quadernino si stava lentamente riempendo di poesie incomplete, alcune su fogli che rimanevano sparpagliati qui e lì sulla scrivania, altre tra le pagine del suo taccuino.

Andavano dal "sono triste, ma il suo sorriso è ancora smagliante, quindi vale la pena vivere no?" al "ho sempre pensato di essere una luna, noiosa e priva di vita propria, e lei è come un sole, però adesso il sole è troppo lontano per illuminarmi".

Ogni volta che si accorgeva cosa stesse scrivendo si alzava di scatto e si allontanava dalla scrivania, aveva cominciato a pensare a lei così spesso, troppo per i suoi gusti, il che gli dava una ragione in più per evitarla.

Il mattino dopo wonwoo stava lavorando al coffee shop da solo, jeonghan aveva il turno serale lasciando il minore indaffarato tra caffè e biscottini.

Il campanellino sulla porta fece rumore indicando l'arrivo di un nuovo cliente, e quest'ultimo arrivò al balcone prima che Wonwoo potesse riconoscerlo.

<<hey>> disse Seungcheol con tono gentile attirando l'attenzione del minore.

Wonwoo avrebbe mentito se dicesse che non gli era mancato, ma c'era qualcosa che lo tratteneva dal abbracciarlo e scusarsi con lui, quasi quasi si sentiva più al sicuro da solo, triste ma al sicuro.

Perciò si armò di tutta la strafottenza nel pianeta e rispose.
<<jeonghan non è qui adesso, il suo turno comincia alle due di pomeriggio>>

<<lo so, so che jeonghan non è qui, non è per lui che sono venuto..>> disse Seungcheol e Wonwoo notò che il maggiore si sentisse terribilmente in colpa facendolo sentire ancora peggio.

<<ah okay, allora benvenuto al cinnamon coffee, cosa posso prepararti?>> disse Wonwoo schiarendosi la voce ed ingoiando il groppo che aveva in gola, non solo non era pronto ad affrontare l'argomento, ma era anche troppo ferito per perdonarlo così in fretta.

<<wonwoo~>> ribatté l'altro lamentandosi e wonwoo gli mandò semplicemente uno sguardo disinteressato.

<<sono qui per parlare con te>> finí la sua frase.

<<mi dispiace ma purtroppo non posso perdere tempo a chiacchierare con i clienti quindi può cortesemente ordinare qualcosa o lasciarmi fare il mio lavoro>> disse wonwoo con il tono più formale che aveva e Seungcheol abbassò lo sguardo.

<<capisco>> fu l'ultima cosa che disse prima di lasciare il coffee shop, lasciando wonwoo annegare nei sensi di colpa.

Tornò a casa da solo.

Mangiò solo.

Scrisse poesie solo.

Studiò solo.

Guardò la TV senza interesse solo.

Pianse da solo nella sua stanza fino ad essere esausto.

Si sdraio solo e da solo si addormentò per svegliarsi nuovamente solo.

Solo e triste, abbandonato nel suo letto.

Si trovò nuovamente sulla sua scrivania dato che apparentemente scrivere era l'unica cosa che lo distraeva.

"Potrei afferrare la mano che mi stanno offrendo, ma ho paura che sia solo un miraggio, ho paura che sparisca se provassi a raggiungerla.

Ho paura, ho paura perché c'è la minima possibilità che non sia solo un miraggio e che si sia stancata di essere tesa aspettandomi per tutto questo tempo e che se non la afferro adesso mi spingerà ancora più profondo nella mia solitudine.

Ho paura di loro, allora perché sento freddo? Vorrei solo del calore altrui ma non riesco ad accettarlo.

L'idea di essere felice senza di lui è sbagliata.

Sono in una cella, dall'altra parte delle sbarre c'è il suo volto sorridente, e sono io stesso a stringere la chiave della cella nella mia mano."

Fu interrotto dal suono di una notifica, un rumore che era diventato al quanto raro dato che non aveva nessuna vita sociale.

Afferrò il telefono ed osservò lo schermo.

Ahn Soo-young:

Hey Wonwoo

Wonwoo sbattè le palpebre un paio di volte, tutto d'un tratto diventò nervoso e non sapeva neanche il perché, non sapeva perché diventava sempre così nervoso ed imbarazzato quando aveva a che fare con la maggiore, e cosa più importante non sapeva che lei dall'altra parte della linea era imbarazzata quanto lui e si stava chiedendo se dovesse mandare un'altro messaggio o se la farebbe sembrare ossessionata.

Entrambi fissavano i loro schermi aspettando che l'altro disse qualcosa.

Wonwoo era confuso, cosa poteva volere da lui? Infondo non era più la sua psicologa, quindi non era obbligata a controllare che lui stesse bene.

Di nuovo, pensare a sooyoung solamente come la sua psicologa lo ferì.

Allora cos'era per lui se non la sua psicologa?

Un'amica? Una conosciuta? Non lo sapeva, ma non la sua psicologa.

Anche se in realtà Wonwoo non aveva mai chiarito se quella fosse stata la sua ultima seduta o meno.

Anche se la stava evitando non poteva finire le cose definitivamente, non era pronto, anche se probabilmente una dottoressa dotata come lei avrà già trovato un nuovo paziente bisognoso e gli avrà già dato i suoi appuntamenti.

D'altro canto, sooyoung era preoccupata per wonwoo, non aveva sentito niente da parte sua da quando aveva smesso di frequentare la clinica, e sa che adesso tecnicamente non erano più affari suoi ma non poteva evitare di essere allarmata.

Sperava stesse bene, specialmente dopo l'ultima discussione che avevano avuto.

Dopo qualche minuto quando sooyoung non ricevve nessuna risposta, ignorò le mani tremanti ed il calore che sentiva sul viso e mandò un altro messaggio.

Ahn sooyoung:

Come stai?

Due parole furono abbastanza per confonderlo ulteriormente.

Come stava?

Come doveva risponderle? Doveva mentire e dirle bene e chiederle come stesse lei per cortesia? O essere onesto e dirle che si sentiva in colpa per come si era comportato, che non era per niente arrabbiato con lei, anzi che si sentisse imbarazzato e che gli mancava.

Gli mancava.

Già non poteva negarlo a questo punto, il suo piccolo sorriso quando lesse il suo nome sul suo schermo ne era la prova.

Gli mancava sooyoung, ma non poteva dirglielo, perciò piuttosto ignorò i messaggi appena ricevuti e spense il suo telefono.

Glasses - Jeon WonwooDove le storie prendono vita. Scoprilo ora