~chapter 35~

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<<Ti va di parlarne qualche volta?intendo di ciò che ti succede e come stai in generale?
Magari nella mia clinica>>

Sgranai gli occhi i e mi ammutolii, lei mi stava ancora guardando e sorridendo incoraggiante, avevo notato che era un'abitudine, accadeva spesso, e probabilmente lo faceva per non rendere l'atmosfera troppo pesante, e di solito funzionava, ma sta volta neanche il suo sorriso perfetto era abbastanza per mandare via la mia tensione.

Ho capito benissimo cosa intendesse, "nella mia clinica" vuol dire che mi vuole come paziente.

Non so perché, ma fa un po' male, l'idea che mi vede solame come un potenziale paziente, come tutti gli altri, il che voleva dire che considerava ascoltarmi il suo lavoro.

Non so perché, ma forse era perché dopo mesi ad essere solo ho finalmente avuto qualcuno pronto ad ascoltarmi, e forse forse stavo lentamente cominciando a considerarla un'amica non una psicologa, perché se lei mi considerava come un paziente, un dovere, questo mi riportava al punto di partenza, essere solo come un cane.

Però non ostante il fatto che mi senta indubbiamente ferito, non posso prendermela con lei o consideralra una "traditrice" o una cattiva amica, perché in fondo se ci penso noi non siamo amici.

Non siamo amici.

E io sono solo.

Non so cosa risponderle, non so se mi va di vedere uno strizza cervelli, soprattutto quello che non è riuscito a salvare Jae.

Ma anche se non fosse lei, non voglio essere trattato da pazzo, perché io non sono pazzo, sono solo triste, e uno psicologo non può farci niente.

Però allo stesso tempo non voglio essere maleducato, dopo tutto quello che ha fatto per me.

E se lo avesse fatto appositamente cercando di convincermi a diventare un suo cliente? E se non gli importasse niente di me e volesse solo i soldi?

Sentii una fitta al cuore per l'ennesima volta, già era troppo bello per essere vero.

In fondo cosa mi aspettavo, le ho letteralmente gridato contro due volte nella sua stessa clinica, perché mai dovrebbe essere gentile con me?

Però lo è comunque.

Abbassai lo sguardo cercando di sfuggire ai suoi occhi incoraggianti e la sua aura rassicurante, e come se stesse cercando di ipnotizzarmi, però quando lo feci fui accolto dal cerotto che mi aveva appena messo con tutta la gentilezza e cautela del mondo aiutandomi a superare l'attacco di panico che stavo avendo, il che mi sta facendo sentire in colpa.

<<I-io>> realizzai che prima o poi avrei dovuto dire qualcosa ma io stesso non so cosa voglio fare.

<<hey hey, non ti preoccupare, non mi devi dare una risposta adesso, non voglio metterti sotto pressione>> disse probabilmente notando che mi trovo a disagio, e ne sono grato, tirai un sospiro di sollievo, e finalmente il fastidioso rumore di lancette dell'orologio nella mia testa si è fermato.

<<e se non ti va possiamo continuare così, ci incontriamo al cimitero e quando ti va di parlare lo fai, uhm?>> continuò.

<<in fondo è la stessa cosa, se parliamo qui o lì, è solo che pensavo che in termine di comodità lì è meglio,... sai ho un divano comodissimo lì>> disse scherzando cercando di alleggerire l'atmosfera.

In fondo ha ragione, il posto non importa, ciò che importa è come mi vede, se mi vede come un paziente, allora non so se mi va di parlare anche qui al cimitero, non voglio che mi consideri carità, non ho bisogno della sua pena nei miei confronti.

<<è una tua scelta alla fine, mhm? Non ti do nessuna fretta, riflettici su con tutta la calma del mondo, e poi quando hai fatto la tua decisione puoi contattarmi, vuoi che ti do il mio numero?>> chiese attenta a non attraversare la linea.

Annuii in fondo non fa nessun male avere il suo numero, inoltre mi sentirei male a darle un 'no' secco subito, al massimo faccio finta di pensarci e poi le mando un cortese messaggio dicendole no grazie, così almeno non devo farlo faccia a faccia.

<<okay dammi il telefono che te lo salvo>> disse e come risposta ho allungato le mani per toccarmi le tasche dei pantaloni per prenderlo, ma non c'era.

Solo adesso mi colpì pienamente cosa è successo, e l'imbarazzo mi sta per ingoiare vivo.

Dopo la scenata che ho fatto al coffee shop, dopo aver gridato davanti ad una ventina di persone come se fossi fuori di testa sono corso via non prendendo niente con me, incluso telefono, portafoglio e chiavi dell'auto, e per giunta avevo ancora il grembiule da lavoro addosso e la camicia insanguinata di cui sooyoung gli aveva arrotolato le maniche per impedirmi di vedere le macchie di sangue, tutto questo senza che me ne accorgessi, non ero decisamente apposto con la testa.

Oh no.

Come avrei fatto a tornare lì dentro? Chi se ne frega dei soldi, sono pronto a mollare tutto pur di non rimettere MAI più piede lì dentro, figurati farlo adesso.

Però purtroppo ho bisogno dei miei effetti personali, come avrei fatto?

Mi stavo già sentendo male all'idea di dover tornare lì davanti a probabilmente gli stessi clienti che erano dentro, dato che non penso abbiano già finito e se ne siano già andati, per raccogliere le mie cose dopo aver dato di matto.

Per l'ennesima volta quel giorno mi si rivoltò lo stomaco.

Sooyoung mi mando uno sguardo interrogativo dato che non ho più detto niente, e così decisi di risponderle onestamente, in fondo davanti ai suoi occhi ormai non potevo imbarazzarmi più di così.

<<io non ce l'ho qui con me>> dissi con tono di voce bassa volendomi sotterrare.

Guardai la sua espressione mutare dalla confusa quando capí che era sul mio posto di lavoro.

<<oh. Hai altre cose lì?>> mi chiese.

<<già>> risposi, probabilmente sembrando disperato dato che lei rispose:

<<vuoi che vada io a prendere le tue cose?>>

Ma perché è così terribilmente gentile?

<<no no, ceh nel senso grazie, ma non voglio procurati altri problemi, hai già fatto fin troppo per me>>

<<ma va quali problemi, in fondo è ora che io torni a casa, ed il coffee shop è per la mia strada, inoltre ho bisogno di un caffè quindi nessun problema davvero>>

Voglio davvero rifiutare, perché questo è ciò che farei di solito, ma lei sembrava così difficile, e io ne ho così bisogno che non posso fare altro che accettare ed approfittarmi della sua gentilezza.


Siamo saliti in macchina, mi ha chiesto indicazioni verso il bar, ha guidato fino a lì, ed una volta arrivati ha parcheggiato un po' più lontano dall'ingresso, anche se c'erano parcheggi liberi, ma non potevo lamentarmi dato che questa posizione strategica evitava che qualcuno dall'interno mi vedesse.

È rimasta lì dentro per dieci minuti circa prima di uscire e mettersi in piedi davanti alla mia portiera piuttosto che tornare subito al sedile del guidatore.

Mi diede il mio telefono, la mia giacca che contiene chiavi della macchina parcheggiata qui vicino ed il mio portafoglio.

Mi fece salvare il suo numero e mi disse di contattarla quando avrò deciso se andare alla sua clinica o no, e poi mi offrì un passaggio a casa, ma rifiutai avendo l'auto vicino a noi, e odiando il fatto che stesse facendo avanti in dietro per me.

Scesi dall'auto pronto and entrate nella mia, ma prima che mi ha lasciato andare, sooyoung mi ha dato il sacchettino dei cerotti.

<<prenditi cura di te stesso>>

Glasses - Jeon WonwooDove le storie prendono vita. Scoprilo ora