~chapter 60~

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Sooyoung era rimasta in piedi lì al centro della stanza a fissare la porta chiusa, non poteva credere a quello che era appena successo.

Wonwoo se ne era andato.

La aveva lasciata sola.

Più che non credere a quello che era successo, non capiva perché era così destabilizzata per una cosa del genere, infondo Wonwoo era solo un paziente, no?

Allora perché sentiva dolore al petto alla vista della porta che le era stata chiusa in faccia?

Qualche minuto dopo la porta si riaprì attirando l'attenzione di sooyoung riportandola alla realtà, e fu estremamente delusa quando la persona che apparse non era un ragazzo carino con gli occhiali.

<<ti ha fatto qualcosa? Devo spaccargli il cranio?>> chiese junhui entrando nell'ufficio.

Sooyoung semplicemente scosse la testa per rispondere alla sua domanda dato che le parole le erano morte in gola.

Se Wonwoo non le ha fatto niente allora perché le veniva da piangere?

<<sei sicura?>> chiese lui avvicinandosi, l'ostilità che riserva per wonwoo sparita e rimpiazzata da preoccupazione e affetto fraterno.

Di nuovo sooyoung rispose alla sua domanda solo con un cenno della testa.

<<e allora perché se ne è andato? Non è ancora finita la sua seduta, e perché sei pallida? Sooyoung sono serio, ti ha fatto qualcosa? Se ti ha toccato con un dito io lo->>

<<wonwoo non mi ha fatto niente jun, davvero, potresti lasciarmi sola?>> chiese la ragazza ancora scombussolata, ed era onesta, tecnicamente wonwoo non le aveva fatto niente.

Il cinese le lanciò uno sguardo confuso ma annuì comunque, probabilmente capí che aveva bisogno di un po' pace.

<<anzi, di a jisoo che potete andare a casa, tanto non ho altri appuntamenti oggi, chiudo io la clinica>> disse lei senza mai incontrare il suo sguardo.

Junhui protestò un paio di minuti prima di annuire e lasciare la maggiore da sola nel suo ufficio dandole la possibilità di riflettere.

Sooyoung si girò e la prima cosa su cui le cadde l'occhio furono le due tazze di caffè mezze piene, ormai fredde e abbandonate sul tavolino, sembrava sbagliato.

La ragazza non distolse lo sguardo dalle tazze a forma di gatto neanche quando sentì la porta principale che veniva aperta indicando i suoi due dipendenti che se ne andavano.

Più fissava il liquido che le riempiva più sentiva l'amaro in bocca, non poteva evitare di pensare a quanto avrebbe preferito chiacchierare con il minore sorseggiando la bevanda che tanto amava piuttosto che abbandonarla lì.

Sooyoung era una psicologa, per di più una brava nel suo lavoro, perciò ovviamente voleva solo il meglio per tutti i suoi pazienti, ma a questo punto non poteva negare che aveva un posto speciale per Wonwoo, altrimenti non sapeva come spiegarsi così tanto rimorso nel vederlo uscire dalla sua clinica senza un sorriso sul volto.

Per la prima volta dal 19 dicembre, si sentiva in colpa per qualcosa oltre alla morte di Youngjae, e non poteva capacitarsi che stava paragonando una morte che secondo lei aveva indirettamente causato con una banale discussione.

Non sapeva neanche come definirla, era davvero solo una discussione?

No, wonwoo non sembrava arrabbiato, è vero, era alterato ma sembrava solo deluso, anche peggio.

Lo sguardo deluso negli occhi del ragazzo la stava mangiando viva.

Non sapeva perché si sentiva in colpa, infondo aveva fatto la cosa giusta, non poteva parlare a wonwoo della storia di Youngjae, e non solo per via della sua privacy.

Non poteva raccontargli la sua storia quando lei stessa non ne conosceva il finale.

Un'altra cosa che non sapeva era perché si sentiva così male, se non avevano litigato, inoltre lei non aveva fatto niente di sbagliato, allora perché non riusciva a pensare razionalmente?

Da brava psicologa dovrebbe essere ingrado di gestire le sue emozioni, allora perché l'unica cosa a cui stava pensando adesso era seguire wonwoo?

Scosse l'idea fuori dalla sua testa, insieme alle lacrime che minacciavano di cadere, sarebbe inappropriato seguirlo a casa sua, avrebbe pazientemente aspettato la loro prossima seduta e avrebbe chiarito con lui.

Purtroppo le cose non andarono come previsto quando wonwoo non si presentò al loro appuntamento due giorni dopo.

Era rimasta nel suo ufficio a fissare l'orologio cercando di convincere se  stessa che era solo in ritardo e che sarebbe arrivato da un momento all'altro, ma non era quello il caso.

Lo stesso successe per le due sedute seguenti.

Sooyoung era estremamente preoccupata per lui però allo stesso tempo il suo imbarazzo le impediva di contattarlo, non sapeva neanche di cos'era imbarazzata però il solo pensiero di parlare con il minore la faceva arrossire, perciò chiese a jisoo di farlo dal telefono della clinica, ovviamente senza darle dettagli, semplicemente le disse che non si era presentato al suo appuntamento e di mandargli un messaggio.

Il messaggio fu risposto con un secco:
"Salve miss kim, mi dispiace per non aver avvisato in anticipo, ma non sarò in grado di presentarmi alla clinica per un po' di tempo.
La avviserò in caso avrò bisogno di un altro appuntamento." 

Quando jisoo le fece leggere la sua risposta sooyoung si sentì triste ma allo stesso tempo le veniva voglia di schiaffeggiare wonwoo, sapeva che non aveva nessuna ragione valida per essere arrabbiata con lui, ma la punteggiatura e l'estrema formalità la stavano irritando.

Ma era ancora più irritata con se stessa per farsi infastidire da questa situazione piuttosto che affrontarla in modo maturo come faceva con tutto il resto.

Non riusciva a spiegarsi la mancanza di professionalità e odiava non essere in controllo delle sue emozioni.

Non riusciva a spiegarsi la nostalgia che provava ogni volta che beveva caffè che non era stato preparato da Wonwoo.

Non riusciva a spiegarsi la delusione che provava quando andava al cimitero e non lo incontrava lì.

Non riusciva a spiegarsi perché quando di notte andava a dormire pensava a quella sera al cimitero in cui la aveva abbracciata mentre stringeva il suo cuscino tra le sue braccia.

Non riusciva a spiegarsi perché quando vedeva delle margherite pensava alla poesia che aveva scritto lui piuttosto che pensare a Youngjae.

E di certo non riusciva a spiegarsi perché quando pensava al suo volto sorridente il battito del suo cuore accelerava notevolmente.

Glasses - Jeon WonwooDove le storie prendono vita. Scoprilo ora