Una voce femminile disse gentilmente: «entra pure»; Anna aprì la porta ed entrò insieme a Marco.
Marco si ritrovò in un salotto che, a confronto della sala a fianco, si sarebbe dovuto definire minuscolo; c'era posto solo per una mezza dozzina di persone: un divano stava alla parete di fronte e due poltrone davanti; era tutto tappezzato di legno, dal parquet per terra fino al soffitto il che gli dava un'aria di intimità e calore accentuata dall'unica fonte di luce, una lampada nell'angolo schermata da un paralume color mattone che proiettava un cono di luce e un semicerchio fino al soffitto. Il resto era in penombra.
Piccoli oli su tela di paesaggi boschivi, una piccola libreria a lato e uno scrittoio completavano il mobilio, tutti di un colore intonato al parquet; una televisione di media grandezza era accesa a volume basso sintonizzata su un film in bianco e nero.
I genitori di Anna occupavano le due poltrone e Marco poté osservarli meglio, anche se alla luce fioca della lampada: Sara era una signora sui cinquantacinque anni. Indossava pantaloni di taglio elegante e una blusa senza maniche. Era identica a sua figlia, bionda con gli stessi occhi azzurri e con lo stesso naso.
Luigi, senza il camice da dottore, rivelava invece un fisico sportivo; indossava una polo che metteva in risalto braccia toniche e un petto muscoloso. Anch'egli con capelli chiari, ancora abbastanza folti per la sua età, leggermente ingrigiti in alcuni punti; ma l'insieme dava un'impressione di vitalità e forza.
«Oh, ciao Anna, ciao Marco...», Sara li accolse con un sorriso, era nella poltrona che guardava la porta, mentre Luigi era in quella leggermente di spalle, «Debora canta proprio bene, stasera, avrei voluto stare a sentirla, ma papà...», gli fece uno sguardo torvo.
«Oh, sì, bellissima, Sara, ma se voglio sentirla pago il biglietto e vado a teatro, chiudi pure, Anna...», Luigi sospirò.
Anna chiuse la porta e gli strilli della soprano diventarono solo echi distanti.
«Oh, che pace, la prossima volta che la inviti chiedile di non cantare tutto il suo repertorio, per favore; accomodatevi, su...», indicò loro il divano, «facciamoci compagnia qui fin tanto che quella urla di là.»
«Eh, veramente, papà...», Anna si avvicinò a Marco.
«Ah...», gli occhi di Sara brillarono, «ma Luigi, che proposte fai, non vedi che vogliono star da soli?»
Marco divenne rosso quanto la lampada, «eh...»
«Mamma...», Anna guardò Marco e poi la madre, «non lo imbarazzare! Marco...»
«Sì, Anna?», Marco riuscì a dire, aveva un po' il fiatone.
«Non sei abituato a parlare al di fuori di un appello, vero?», gli chiese Luigi, gli fece un occhiolino.
«Eh, no...», Marco continuava a essere rosso, «vi ringrazio comunque di avermi invitato insieme a Ilaria.»
«Guarda che questo non è un esame, puoi parlare liberamente», Luigi continuò a sorridergli.
«D'accordo...», Marco prese un grosso respiro, «ci proverò.»
«Ilaria sarebbe quella bella ragazza?»
«Sì, signora, mia sorella...», Marco si guardò intorno, «e...»
«Dov'è adesso?»
«Mamma, l'ho lasciata fuori a guardare Andrea...», Anna fece un cenno al padre, «anche questa sera si è ridotto male.»
«Ah, quel ragazzo...», Luigi scosse il capo, «peccato che si lasci andare, avrebbe tante potenzialità», guardò Marco, «forse con tua sorella si può trovare bene, però.»
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Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]
General FictionUna storia di sofferenza e redenzione, una passione ostinata e proibita, tre famiglie coinvolte, trent'anni di storia. Marco e Ilaria, due fratelli divisi da quasi mille chilometri si rincontrano per il funerale del loro padre. Così diversi e così s...