Anna riuscì a dare i due esami previsti a fine febbraio e metà marzo senza più quell'ansia nei giorni della vigilia come un tempo e anche con risultati migliori; non era arrivata ancora a quella calma imperturbabile di Marco che durante il suo corso di studi era andato agli appelli come se dovesse andare dal barbiere, aveva saltuariamente i suoi batticuori e attacchi di panico, ma un po' meno gravi di prima; Marco la rincuorava sempre, andava ad assisterla agli orali e poi per festeggiare andavano come sempre in casa loro. Ella aveva già preso accordi per la tesi nel reparto di ginecologia, avrebbe cominciato nella primavera a fare lì internato e si era fatta una scaletta di studio per dare altri due esami del quinto anno tra maggio e giugno e altri due tra luglio e settembre: cominciava a vedere la laurea possibile tra marzo o giugno 1999. La casa di via Luccoli era stata un innesco per altre decisioni in cascata: Marco aveva infatti rinunciato al dottorato ed Anna, spinta dalla decisione di Marco di andare a lavorare subito, sentiva di dover metterci la sua parte nell'impegnarsi e finire presto gli studi.
Marco aveva anche in quei giorni seguito il consiglio della sua futura suocera: aveva preso residenza nella loro casa e fatto voltura per l'utenza della luce, spazzatura, spese condominiali e per avere anche una linea telefonica: fare cinque piani di scale su e giù per fare una telefonata alla cabina nella via non era di certo una prospettiva allettante nei mesi a seguire; con tutti i soldi delle borse di studio degli anni precedenti se lo poteva permettere anche senza lavorare per qualche tempo. Era casa veramente sua adesso ed Anna, dopo il discorso con Ilaria, lo considerava già il suo futuro marito. I loro discorsi non erano più sul "se" vivere insieme, sul "se" sposarsi, men che meno sul "perché", ma sul "quando" "dove" e "come". Il "quando" era ovviamente più presente come questione: per quanto la data del matrimonio non potesse ragionevolmente essere avvicinata più dell'inizio del 2000, per loro due non fu più un desiderio o una fantasia, ma una presenza concreta, positiva, alla quale Anna si potesse appoggiare nei momenti in cui fosse stata presa dallo sconforto per il carico di lavoro ancora davanti a sé. Se non c'era Marco fisicamente a consolarla, c'era l'idea, o, meglio, già il progetto, di avere Marco come futuro marito a darle la forza di andare avanti.
Se la gatta frettolosa fa i gattini ciechi è anche vero che le cose fatte controvoglia vanno per le lunghe. La ricerca della casa per Ilaria fino a fine febbraio era stata infruttuosa anche perché Andrea, diciamolo, non aveva questa voglia di mandarla a vivere da sola distante da lui e Marco, d'altra parte, si era un po' frenato perché aveva capito che avrebbe intristito Anna se si fosse intromesso troppo nella ricerca. Su una cosa però Marco aveva ragione: Andrea la portava a vedere case troppo grandi, inadatte per lei, con la speranza di farle cambiare idea e di accettare la sua proposta di vivere insieme; siccome però Ilaria continuava a rifiutare ogni sua proposta all'ultimo fece anche un altro tentativo, un po' più diretto, invitandola una sera a cena a casa sua con suo padre, per la prima volta, ma nascondendole il reale motivo dell'invito.
La andò a prendere e la portò a Castelletto dove egli, suo padre e il cameriere abitavano; era una casa in Circonvallazione a Monte, corso Firenze, in un piano alto, molto ampia perché in realtà era il risultato della fusione di due appartamenti, con stanze grandi, arredata con uno stile austero degli anni cinquanta, scaffali con libri e faldoni erano un po' dappertutto anche se perfettamente allineati, spolverati e ordinati: era abitata da due uomini, del resto, che vivevano sui libri, uno su quelli legali, l'altro su quelli letterari. Dal balcone si vedeva da distante tutto il porto. Nei molti anni in cui vi erano vissuti solo tre uomini tutto era perfetto, in ordine e pulito come in una caserma ma si vedeva che mancava un tocco femminile.
Anche la cena diede ad Ilaria questa sensazione di mascolinità: cibo perfettamente cotto, gustoso e presentato bene ma con un'atmosfera un po' rigida come in una mensa ufficiali; Ilaria si sentiva un poco a disagio anche perché non era abituata a una cena con la servitù: il cameriere le prendeva il piatto e subito gliene dava un altro pulito, cambiava posate e la precedeva quando voleva versarsi da bere.
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Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]
Fiksi UmumUna storia di sofferenza e redenzione, una passione ostinata e proibita, tre famiglie coinvolte, trent'anni di storia. Marco e Ilaria, due fratelli divisi da quasi mille chilometri si rincontrano per il funerale del loro padre. Così diversi e così s...