Capitolo 19 (1°). Una nuova promessa

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Da quel sabato si può dire che l'amore fra Marco ed Anna entrò nella fase iniziale degli innamorati che vedono tutto rosa, programmano futuri di nozze, figli e divani tutto insieme, impiegano minuti a darsi la buonanotte al telefono la sera e stanno tanto, tanto appiccicati fin dove può, almeno, il buon gusto in pubblico e richiede il freddo, visto che cominciava l'autunno. Non ebbero comunque problemi per trovare posti per stare insieme; casa di Marco era  raramente libera, se non al mattino e non sempre, ma per loro il mattino era impossibile: Marco in laboratorio e Anna a lezione; il pomeriggio, tranne il sabato, c'era sempre Ilaria; Anna, invece, di case, ne aveva in abbondanza.

Come prima fu usata la villa di S. Ilario: pur se un po' fuori mano da Genova, in autunno-inverno era sempre vuota; i custodi capirono subito che Anna e Marco la usavano talvolta come loro nido d'amore ma furono molto discreti; "Fate bene, fate bene, via, siamo stati tutti innamorati, che bella la gioventù!", dicevano con un sorriso misto di saggezza e malizia, e non ne fecero mai parola con i genitori di Anna (che comunque, probabilmente, sapevano, visto che la villa era  anche sorvegliata da telecamere e da guardie private, ma chiudevano un occhio, perché per loro era importante la serenità di Anna ed ella, da quando c'era Marco, era veramente un'altra persona). Anna in ogni caso sempre avvisava i custodi prima di andare; li aspettavano, magari offrivano loro anche qualcosa di caldo, arrivarono persino a fornire loro un cestino per la  merenda con dolcini e thermos di tè caldo da portarsi dietro in casa, visto che in cucina in villa Franco non aveva lasciato neppure un barattolo di caffè. Addirittura la signora Rosa, la custode, cambiava loro regolarmente le lenzuola in camera, cosa assolutamente al di fuori delle sue mansioni, ma si vede che li aveva presi in simpatia. La casa padronale non era riscaldata, ovviamente, ma di questo non ne sentivano proprio la mancanza: gli inverni a S. Ilario raramente sono rigidi e avevano anche una scusa per scaldarsi in altro modo.

Anche a causa dei loro caratteri la loro storia diventò perciò mielosa e un po' stucchevole, piena di "ti amo", baci e coccole, ma sicuramente sincera, profonda e fedele, e, di questa dolcezza e sicurezza, ne avevano bisogno entrambi e ci si tuffarono come api nel miele. Dalla fiaba del gattino di gesso Marco venne nominato "Gattino" e Marco, non con molta fantasia, mise il nome "Micia" ad Anna. Irene, che non proprio origliava, ma quasi, le telefonate del figlio, al sentire al telefono Marco dire "Ciao Micia", invece del semplice e un po' freddo "Ciao Anna", si rasserenò e tirò un bel sospiro di sollievo; vuol dire che il suo Marco era ormai innamorato cotto al punto giusto e finalmente aveva cessato l'ambiguità con Ilaria... almeno lui, perlomeno; non vista da nessuno si fece il Segno della Croce in cucina, e pregò che finalmente quella situazione  imbarazzante della sorella fidanzata fosse finita per sempre e che Ilaria si sistemasse anch'ella con Andrea o chiunque altro.

Ma, Ilaria, in realtà, non ci pensava proprio: non era cambiata nei suoi sentimenti verso Marco, neppure dopo quel giorno in cui sentì di aspettare un bambino. Il suo primo pensiero fu di proteggere la tranquillità di Marco, proteggerlo dalla preoccupazione del suo stato in quel  periodo frenetico di fine laurea con gli ultimi due esami da dare e la tesi da finire. Il fatto di non dirlo subito ad Andrea era una conseguenza del primo problema: se avesse avvisato Andrea, Andrea l'avrebbe detto ad Anna ed Anna a Marco. Non quindi per cattiveria o voglia di escludere il papà e tenersi il bambino solo per sé, ma solo per proteggere la tranquillità di Marco non avvisò Andrea e non lo disse ad alcuno; sperò di poter nasconder il tutto almeno fino a fine  dicembre: era magra, ma una pancia di 18-20 settimane si poteva benissimo non notare con delle maglie larghe specialmente in inverno. Ella pensò che, tanto, l'unica cosa che Andrea avrebbe potuto fare, nel primo trimestre, era consigliarle di abortire, cosa che comunque Ilaria non avrebbe mai considerato come possibile; il bimbo c'era, di questo ne era sicura anche senza fare test, e bisognava portarlo avanti. Quindi che Andrea lo sapesse tre mesi in ritardo non le sembrò una colpa così tanto grave.

Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora