Capitolo 25 (3°). La ferita di Andrea

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Marco cominciò a notare qualcosa di curioso in sua madre da quel giorno della festa di laurea; Ilaria non si era mai truccata e del resto neppure Irene, vi erano alcuni trucchi nel mobiletto del bagno che però erano usati solo in rare occasioni, un po' vecchi. Nei giorni seguenti cominciò a vedere alcuni rossetti e ombretti nuovi sulla mensolina del bagno e, una sera, sua madre tornò dal lavoro due ore più tardi con un nuovo colore di capelli: si era fatta fare dei riflessi ramati. Era forse dalla sua cresima che non andava dalla parrucchiera.

"Marco, come sto?" gli disse

"Ah? Come? Certo... mamma stai benissimo, ma..."

Un'altra sera notò in corridoio, a fianco alla porta di ingresso, alcuni sacchi da spazzatura neri, grandi. Li aprì e contenevano vari capi d'abbigliamento da donna. Irene gli disse:

"Marco, poi quando hai tempo puoi portarli in parrocchia dove raccolgono abiti? Sono cose ormai degli anni '70-'80, non mi vanno più, sono cose antiche, bisogna un po' rinnovarsi."

Ma la cosa che gli diede la conferma di qualcosa fu il telefono; quando non andava da Anna alla sera, sempre alle nove circa telefonava Franco; erano telefonate brevi ma sembrava che lasciassero sua madre di buonumore: egli ormai sapeva gli orari di Anna, ella stessa finiva di cenare per le nove circa, quindi a volte capitava che sia Anna che Franco chiamassero dalla stessa casa da due apparecchi diversi la stessa casa per farsi passare due persone diverse; dopo un po' capirono che non aveva senso fare due telefonate con il rischio di trovare occupato e irritarsi e cominciarono a fare una telefonata sola passandosi la cornetta a metà telefonata.

La relazione fra Irene e Franco non tardò a palesarsi: egli cominciò a passare i giovedì sera e le domeniche pomeriggio, i suoi giorni liberi, a casa di Irene per stare insieme. Ilaria e Marco cominciarono a capire i loro ritmi e in quei giorni stavano ognuno in casa propria lasciandola libera.

Irene disse a Marco:

"Non ho mai cercato di riaccompagnarmi, Marco, mi ero dedicata solo a te, ma ora tu sei grande, ti sei laureato, vivi quasi da solo e lavori, Ilaria anche è via, tra poco partorirà e avrà da fare, forse è ora per me di pensare un po' a me stessa. Franco è una brava persona, non trovi?"

Marco non seppe che risponderle se non:

"Fai bene mamma, se vi siete trovati, io lo conosco un po', con me è sempre stato gentile. E' curioso che tu esca con il domestico della mia fidanzata, ma va bene così. L'importante è che tu stia bene. Ma questo Franco ha figli? Com'è che vive da solo in casa di Anna, non l'ho mai saputo."

"E' stato sposato anche lui Marco, ma è divorziato senza figli. La sua ex moglie è ritornata al sud, era della Sicilia, non hanno più contatti, lei si è rifatta una vita con uno del posto. Ha solo tre anni in meno di me, è una brava persona, ha sempre fatto il domestico dei tuoi futuri suoceri fin da quando Anna era molto piccola, la sua ex moglie faceva la bambinaia di Walter, stirava e cucinava, ma poi si stufò di quella vita e lo lasciò, i suoi parenti sono tutti in Sardegna, qui non ha nessuno, tutte le estati ci ritorna, ma è anche affezionato ai padroni, non li lascerebbe mai, è quasi di casa."

Maggio passava e si avvicinava l'anniversario dell'operazione di Irene e della conoscenza di Anna e Marco che poi aveva causato tutti quei cambiamenti dell'ultimo anno. Marco ebbe l'idea di usare la vicinanza del loro anniversario per inaugurare la casa per i loro genitori. Irene non l'aveva mai vista, i genitori di Anna, probabilmente, non l'avrebbero riconosciuta da tanto Marco l'aveva pulita e messa in ordine.

Con il primo stipendio e i soldi accumulati delle borse di studio Marco finì di prendere le cose che servivano per casa; in sala il tavolo e le sedie si potevano ancora usare, la libreria anche, ma il divano era un po' sfondato e ne comprò uno nuovo, in camera da letto l'armadio era ormai così tarlato da essere poco pratico e lo diede via a un rigattiere che gli diede anche qualche soldo perché di legno pregiato comprandone poi un altro. Il letto invece aveva una struttura solida e comprò solo le reti, mettendone delle moderne a doghe e cambiò il materasso. Comò e comodini una volta spolverati e lucidati, erano perfetti. Il quadro di Anna, a cui ella teneva molto, fu ripulito, lucidato e rimesso a posto. La cameretta, purtroppo, non era più usabile e di uno stile troppo antico e la fece portare via; in caso di un bambino, tanto, ne avrebbero comprato una nuova, moderna; quella stanza rimase vuota da usare come vano di servizio dove egli cominciò ad accumulare i suoi libri e fumetti.

Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora