Capitolo 23 (2°). Due scelte per Anna e Marco

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Dopo poco arrivò Anna; mangiarono una cena forse migliore del suo compleanno (almeno i tempi della pasta aveva imparato a rispettarli) e a tavola con la luce elettrica (aveva riparato la dispersione) le parlò del suo colloquio con il relatore. Anna gli rispose:

"Gattino, ma non voglio che rinunci a qualcosa di bello per me. Se vuoi fare il Dottorato fallo, non importa sposarsi uno, due anni più tardi, Possiamo anche vivere con poco nel frattempo."

"Con poco, sì, Micia, ma non con niente, e soprattutto possiamo vivere con poco, ma quel poco deve essere stabile. In Università almeno per cinque o sei anni vai avanti un po' con borse di studio, irregolari e piccole o incarichi temporanei, il dottorato dura tre anni, certo, ma poi non è detto che diventi subito ricercatore, anzi... aspetti il concorso e nel frattempo vai avanti così, ad incarichi piccoli e poco pagati. E' tutto incerto, non mi sentirei sicuro nello sposarti prima di avere un posto fisso... e in Università io un posto fisso lo otterrei solo con un concorso da associato, cosa che il mio relatore, a quasi quarant'anni, aspetta ancora adesso. Gli rinnovano solo l'incarico di ricercatore ogni un paio d'anni, tutto qui. Lo aiuta suo padre, ma io ovviamente non posso fare questo. Non ho un papà che mi possa aiutare, non voglio più pesare su mia madre e i tuoi ci hanno già dato la casa, dobbiamo farcela da soli".

Questo di "farcela da soli" era la loro condizione imprescindibile; infatti sposarsi ma chiedere aiuto ai genitori di Anna era qualcosa che né Marco voleva fare, visto che si sentiva già in debito per la casa, e né Anna, perché voleva effettivamente provare, non solo in fantasia, la vita della sua bisnonna omonima: essere solo in due persone e mantenersi con le loro forze. Sposarsi, andare ad abitare con Marco e però chiedere poi aiuto a suo padre avrebbe significato per lei che non avevano fatto bene i calcoli, che si erano sposati, fondamentalmente, ancora immaturi.

Marco continuò:

"Micia io ti voglio sposare presto, il prima possibile compatibilmente con il tuo studio, ovvio. Tu che puoi, vai avanti, fai tu il tuo sogno, diventa ginecologa, so che ci tieni. Io ti supporto durante la specializzazione, ma ti posso supportare solo con un posto fisso e con il dottorato non l'avrei."

Anna lo abbracciò e gli disse:

"Gattino, grazie, spero che tu non te ne debba pentire, un po' mi sento in colpa perché senza di me magari avresti potuto fare altro ma capisco, capisco che o vai in università e rimandiamo il matrimonio fino a che non diventi fisso lì o io finisco la specializzazione, e ci vorrà parecchio tempo... oppure vai a lavorare con un posto fisso già da subito; anch'io voglio sposarti il prima possibile, non voglio dipendere più dai miei; appena mi libero con la laurea e comincio la specializzazione possiamo farlo gattino mio se tu hai già un lavoro fisso."

Per la prima volta stavano facendo un discorso da adulti su di loro due, su una loro famiglia; dopo questa decisione di Marco sul suo lavoro post laurea quella divenne veramente la "loro" casa; non al catasto, certo, ma sicuramente in spirito e la famiglia di Anna non mancò di fargli capire che la sua decisione, da Anna prontamente comunicata, aveva cambiato di molto, in positivo, la stima che già avevano in lui. In una sera che era a cena a casa di Anna si ritrovò in cucina con sua mamma da soli che gli disse:

"Marco, Anna mi ha raccontato della tua decisione di andare a lavorare dopo la laurea; penso che tu abbia fatto la scelta giusta, anche se forse sofferta; so quanto tu sei bravo e forse ti sarebbe stata più congeniale la via accademica, ma così dimostri di esser responsabile e io e mio marito ti ammiriamo per ciò che fai. Anna è ora veramente presa da te; so che hai buone intenzioni su di lei e con te è in buone mani, si vede: ma vorrei che tu lo sapessi, vorrei anche potervi aiutare di più ma è giusta anche la vostra decisione di farcela da soli."

"Signora, avete già fatto tanto: ci avete dato una casa. So che Anna vi ha chiesto il permesso per via Luccoli e che voi gliel'avete concesso. Non è mica poco; era giusto che io mettessi la mia parte andando a lavorare. Anna è giusto che possa andare avanti nel suo cammino da dottoressa."

Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora