Capitolo 34 (4°). Emanuele conteso

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Andarono poi in villa; tutto andò bene: Ilaria ed Emanuele furono accolti come il sabato precedente, il bimbo fu sempre il solito bambolotto preso dalle quattro donne presenti a turno, Sabina, Anna, la custode Rosa e Sara, suscitando risate, preoccupazioni e ammiccamenti dei rispettivi fidanzati o mariti; Anna, guardando e tenendo in braccio Emanuele, continuava a sentire il suo istinto di maternità sempre più forte e, guardando a fianco il suo gattino, sorridente mentre teneva il nipote, ancora di più: lo sentiva più suo. Può sembrare strano, ma da quando finalmente Marco si era liberato con Ilaria dicendole che l'amasse ancora, o che forse non avesse mai smesso ma se ne fosse accorto solo in quel momento, aveva meno bisogno di starle vicino e Ilaria di fargli occhi dolci o moine o di chiamarlo "Marco mio". In un certo senso la situazione esteriore per Anna era migliorata, così come previsto da Luigi, perché i fratelli, sapendo di amarsi ancora, e di non esser separati, si comportavano all'esterno più da fratelli e meno da amanti, quando invece all'interno erano diventati più amanti e meno fratelli.

Tutto fu normale anche il giorno successivo fino a quando, verso le tre del pomeriggio, Franco andò in giardino dove Anna, Ilaria, Marco e Walter facevano una partita a carte dicendo:

"Signorina Anna... mi scusi, c'è il signor Andrea al telefono."

Tutti e tre, tranne Walter, si guardarono negli occhi pensando la stessa cosa: "Andrea? Che vorrà?".

Anna, stupita, disse: "Vengo subito Franco. Gattino, che pensi che voglia? Ilaria?"

Ilaria le aveva detto della visita di venerdì con Silvia, le rispose:

"Che per caso... voglia venire qui? Magari... con Silvia?"

"Ah, se fosse così, perché no? Qui è sempre il benvenuto... vediamo."

Ilaria aveva ragione, Anna andò al telefono e Andrea le disse:

"Ciao Anna, senti... Ilaria ed Emanuele son da te, vero? Non l'ho trovata in casa."

"Sì, Andrea, sono qui, perché?"

"Pensavo di fare un salto... ti dispiace se porto un'amica?"

"No, certo... me ne ha parlato Ilaria, è... Silvia vero?"

"Sì, qualcosa in contrario?"

"No, figurati Andrea; un'amica tua è amica mia, venite pure, c'è Walter, ci sono i miei, solita domenica tranquilla a Sant'Ilario."

"Sì, lo so, Anna, immagino il fervore che avete. Il massimo della vostra avventura domenicale sarà giocare a ramino o bridge. Vengo ad aumentare un po' la trasgressione, a dopo."

Anna andò a dire la notizia agli altri:

"Sembra che Andrea ci verrà a far visita tra poco, con la sua nuova amica... Silvia. Però devo dire che mi sembrava più allegro, almeno con me."

"Anna", disse Ilaria, "io... spero che questa Silvia non faccia come l'altro ieri. Non so, mi sembrava non troppo bendisposta. Comunque è un bene per me, viene a vedere il bambino, che sia con Silvia, pazienza, sembra che abbiano legato. Finiamo questa mano di carte, e poi... vado a preparare qualcosa di carino da mettere a Emanuele per quando arrivano, tanto tra poco si dovrebbe svegliare."

Emanuele per la verità si stava giusto appisolando in carrozzina all'ombra dell'ulivo a poca distanza dalla mamma; Laky era anch'ella lì a cuccia, aveva preso il compito di fare la guardia ad Emanuele come una missione e seguiva la carrozzina dovunque andasse; Emanuele aveva sentito la mamma dire qualcosa a proposito del papà, sperò che venisse ancora ma che non lo portasse più in giro con la mamma dell'altro Emanuele: l'altra volta lo avevano annoiato con i loro discorsi letterari; decise di continuare a dormire, tanto aveva già capito che la mamma era sempre distratta, scartava le carte già messe e non aveva più senso suggerirle.

Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora