La corriera del ritorno delle operaie da Battipaglia si faceva sentire suonando il clacson bitonale fin da distante sulla provinciale verso Colliano.
«Ili. . . », Marco, all'ombra della quercia a fianco all'uliveto, guardava la strada, dove la calura delle tre creava, a volte, onde effimere sull'asfalto bollente, «tra poco ti vedo.»
Era andato a piedi a prenderla; sebbene avesse potuto prendere l'auto, era più comodo così, tagliare per cinquecento metri lungo l'uliveto, il torrente e il campo per andare a casa, piuttosto che prendere l'auto al sole e fare tre chilometri di tornanti per aggirare il versante della collina; si era fermato alla sorgente che alimentava uno dei quattro pozzi che Maria vi aveva fatto scavare per riempire un fiasco da due litri d'acqua fresca dal quale, ogni tanto, prendeva un sorso. L'avrebbero di nuovo riempito al ritorno.
Il clacson si sentì più vicino, la corriera divenne visibile come un modellino blu tremolante nell'afa al fondo del lungo rettilineo in discesa, a circa cinquecento metri; si fermò a un cancello: due donne scesero in abiti da lavoro, con ampi cappelli in testa.
Il pensiero che sua sorella, quattordicenne, stesse rientrando con quel caldo dopo aver raccolto pomodori dall'alba lo intenerì e nello stesso tempo si sentì orgoglioso di avere l'opportunità di entrare in contatto con quel mondo, così diverso da quello che aveva lasciato solo il giorno prima. Lì i teoremi di Giulia sugli spazi isometrici dimostrati su un tovagliolo della mensa universitaria erano così distanti, come pure i suoi problemi di fisica con carrucole, pendoli e piani inclinati.
La corriera riprese la marcia suonando accompagnato dal rombo del motore sotto sforzo in salita e una nuvola nera dallo scarico; si riscosse e vide che, senza quasi rendersi conto, ne aveva disegnato uno per terra, usando un bastoncino; cercava di distrarsi, ma Ilaria si stava avvicinando. Buttò il bastoncino e si alzò, cominciando a respirare più velocemente.
Altra fermata, ora la corriera era a circa duecento metri: una donna vestita in nero scese e si sentì il suo saluto che finì con la parola "...dimane!" rivolta alle sue compagne; dopodiché salì con agilità afferrando la sbarra e issandosi sulla ruota di rimorchio agganciato a un trattorino parcheggiato a bordo strada guidato da un uomo con pantaloni lunghi, giacca e paglietta — malgrado il sole —che partì quasi senza averla salutata.
«Ili. . . », pensò ad alta voce Marco, mentre la corriera suonò ancora, sbuffò fumo e l'autista cercava di mettere la seconda sulla salita ripida, «sono venuto a portarti via da qui, o sarai tu che mi ci riporterai?»
Si guardò intorno; in quel momento l'idea di una vita insieme, ritirati in campagna, gli accarezzò l'animo; lì al sud era tutto più indietro, ma pensò che anche le regole fossero lasciate più all'interpretazione, come quella donna trasportata su un rimorchio come fosse una balla di fieno; in fantasia immaginò che sarebbe stato più semplice nascondersi lì come fratelli che al nord.
«Ma non siamo una coppia, perché lo penso?», mormorò, «siamo solo fratelli, non ci siamo dichiarati...»
La corriera cominciò a rallentare, egli era al lato sinistro salendo ed essa si fermò di fronte a lui ma non vide Ilaria scendere, sentì solo la sua voce urlata per sovrastare il motore: «ue' Concetti', ci vedime dimane!»
La corriera chiuse la porta, suonò la tromba, ripartì e la vide.
«Ili. . . »
«Marco mio...»
Si guardarono per qualche secondo mentre il rombo della corriera si confondeva con il suono delle cicale: anch'ella portava un ampio cappello in testa, fermato da un foulard sotto al collo, indossava un abito senza maniche chiaro, lungo fino a metà polpaccio e scarpe da lavoro, sporche di fango secco e steli d'erba schiacciati; in mano teneva una borsa di stoffa, all'apparenza pesante.
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Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]
Fiksi UmumUna storia di sofferenza e redenzione, una passione ostinata e proibita, tre famiglie coinvolte, trent'anni di storia. Marco e Ilaria, due fratelli divisi da quasi mille chilometri si rincontrano per il funerale del loro padre. Così diversi e così s...