Capitolo 32 (5°). Complici

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Anna e Marco finirono di cenare e, per una volta, saltarono le coccole; l'appuntamento con Andrea era più importante e, anche senza dirlo, erano entrambi preoccupati per ciò che avrebbe detto loro. Presero l'auto per andare: Marco da Castelletto avrebbe poi preso l'ascensore per ritornare a piedi in via Luccoli ed Anna sarebbe ritornata in villa; Andrea poteva andare in Spianata a piedi da casa sua. Alle nove, infatti, egli era già lì su una panchina fumando una sigaretta; appena li vide si alzò e andò loro incontro: non li vedeva entrambi dal battesimo di Emanuele.

"Ehilà Anna, ti vedo in forma, lo stesso non posso dire di te, Marco, mi sembri un po' sciupato: si vede che accontentare due donne ti affatica."

Attese una reazione alla sua battuta ma nessuno dei due gli prestò ascolto; "Allora,", disse, "che facciamo?".

Marco propose: "Io direi di andarci a sedere ad un tavolo e parliamo."

"Ma certo, io però, scusate, non prendo nulla: è da vari giorni che riesco solo a fumare e a fare pasti leggeri."

"Mi dispiace, Andrea; sei sicuramente sotto stress.", gli disse Anna.

"Oh, certo, dottoressa; sono 'sotto stress'; lei è molto perspicace, lo sa che oggi mi sono ritrovato mio figlio in Archivio? Ora dico; di tutti i posti dove poteva venire quella proprio in Archivio si è messa ad aspettarmi, dove passo tutte le mie giornate, si può dire; e adesso sapranno tutti che ho un figlio da una donna così fatta che non sa neppure le basilari regole civili... portare un neonato in archivio! Certo, dottoressa, sono 'sotto stress': grazie della diagnosi, spero non mi mandi una parcella per così poco."

Andrea stette in silenzio; la sigaretta era quasi finita, ne tirò un lungo respiro e poi la buttò a terra, calpestandola con il tacco.

"Che c'è? Vi siete messi d'accordo per non ridere o le mie battute sono peggiorate? Ci mancava anche questa... Va bene, non la facciamo lunga, andiamo, su".

Si avviò e lo seguirono; ad Anna sembrò quasi che avesse un poco bevuto, ma avvicinandosi non sentì odore di alcool, forse era proprio così in quella sera, un po' agitato. Andrea conosceva bene il posto, andò verso uno dei bar della spianata; erano i giorni del solstizio ed era ancora giorno, malgrado fossero le nove, non c'era ancora molta gente: anche se era venerdì sera trovarono un tavolo libero sulla terrazza; verso il porto c'era un tramonto di un rosso porpora e già la Lanterna scandiva i secondi con il suo raggio intermittente. Anna e Marco ordinarono una coppetta di gelato, Andrea si prese una birra; all'obiezione di Anna di evitare l'alcool a stomaco vuoto egli rispose:

"Dottoressa Anna, mi consenta di dissentire, già dovrò sopportare le vostre prediche, almeno mi lasci bere, è una bella serata e non devo guidare per tornare a casa, un paio di birre non mi faranno male. Allora... ma non siamo venuti qui a parlare della mia salute, vero? Immagino che dovremo parlare di oggi pomeriggio. Che c'è, chi è che inizia?"

Il cameriere gli portò subito la birra; Andrea stappò la lattina e ne bevve un sorso. Marco e Anna si diedero uno sguardo d'intesa e Marco cominciò:

"Andrea, proprio di questo volevo parlarti; mi ha detto Ilaria che oggi ti ha cercato in Archivio e tu anche vedendola l'hai praticamente cacciata di fronte all'impiegata."

Andrea aprì le braccia sconsolato:

"E che dovevo fare scusa, secondo te, Marco? Ti trovi una persona che non vuoi vedere nell'unico posto in cui in questi giorni ho trovato un po' di pace, tra le mie poesie antiche. Ti rendi conto? Nell'unico posto in cui stavo tranquillo. Le avevo pure scritto ieri di lasciarmi in pace e quella dopo neppure ventiquattro ore si rifà viva. Dimmi te se non sono nel giusto ad arrabbiarmi."

Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora