«Vicinanza, ah, ah...», Irene rise, aveva ancora in mano la cornetta, «perché è normale che una sorella metta un reggiseno nella borsa del fratello per farsi sentire vicina.»
«Non tutte le sorelle abitano a novecento chilometri, mamma; e comunque non mi ha dato solo quello.»
«Non mi dire che ti ha messo anche le sue mutande?», Irene finì di fare il numero.
«No, mamma, il velo che vedi nella foto, almeno di quello non dovresti arrabbiarti...»
«Il velo, te pareva, la Santarella dei miei stivali...», Irene stette in attesa, «e rispondi dai, Maria, sarà già sveglia no...», sbuffò, «prima mi struscio con mio fratello e poi mi confesso, comodo...», fece un gesto a Marco di stare zitto, «ah, ciao Maria, si sono Irene, scusa dell'ora.»
Marco le fece un gesto con le mani giunte, Irene le puntò il dito verso la camera, Marco sospirò e si andò a sedere sul divano con le mani sulla testa, si massaggiò la guancia.
«No, no, tutto bene, so che ti alzi all'alba anche, vero? È importante scusa.»
«No, non riguarda Antonio, quello ormai fretta non ce ne dà più e comunque all'INPS mi hanno detto che ci daranno solo due spiccioli di pensione per i ragazzi, a noi mogli niente, ha versato pochi contributi.»
Rise.
«Con quello neppure lo stato vuole averci più a che fare! No il problema sono proprio loro, adesso.»
«Come chi? Ilaria e Marco...ma non ti sei accorta di che cosa ha fatto tua figlia?»
«No, la lettera, quella no, anche se speravo che tu glielo impedissi.»
«Come perché? È suo fratello, Maria!»
«Non mi interessa niente se la vedevi triste e ti faceva pena! Se lo fa passare di mente mio figlio, ne mancano ragazzi da voi?»
«Mamma, dai, lasciala tranquilla...», Marco cercò di lamentarsi dalla sala.
«Zitto, tu!», Irene gli urlò, «scusa Maria, ma qui mio figlio non lo riconosco più, sai che Ilaria gli ha messo un reggiseno in borsa prima di partire?»
«Sì, un reggiseno!», Irene rise, «hai visto tua figlia? Mica sceme le giovani d'oggi!»
«Non ci credi? Chiediglielo, è lì con te, no? L'ho visto io, di certo non è dei miei, lo riconosco, scusa, eh.»
Irene stette un po' di silenzio.
«Non mi interessa se ti ha assicurato che non vuole fare nulla con lui, sono fratelli, Maria! Ma scherziamo?»
«No, Maria, non devi fare questo», disse infine Irene, «non la devi picchiare. Ha sbagliato sì, ma abbiamo sbagliato per prime noi che li abbiamo assecondati. . .», sospirò, «qui mio figlio aveva già pronta la risposta, mi raccomando, occhio con Ilaria. Ci manca solo questo.»
«No, guarda, penso che sia l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno io e te, che i nostri figli si innamorino.»
«E se lo sono già che se la facciano passare, no?», Irene urlò, «anche tu, Maria, come ragioni? Per non far piangere adesso tua figlia accetti che si metta in posa per il fratello? Ma l'hai vista la foto?»
«Non mi interessa che se l'è cucito lei il vestito di Colliano, se lo doveva fare meno scollato, ha le poppe al vento! Oh, Dio, Maria, anche tu ti ci metti? Ti saluto, adesso, devo andare a lavorare, ma guardala, però, che non veda più una sua lettera qui! Ciao, ciao, sì sì, poi ti chiamo per la successione, ma adesso pensiamo ai ragazzi; sì, Marco è bravo, lo so, ma cosa ne sai di cosa può accadere se si rivedono! Eh? Ciao!»
STAI LEGGENDO
Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]
General FictionUna storia di sofferenza e redenzione, una passione ostinata e proibita, tre famiglie coinvolte, trent'anni di storia. Marco e Ilaria, due fratelli divisi da quasi mille chilometri si rincontrano per il funerale del loro padre. Così diversi e così s...