Marco si accorse di questo cambiamento e un giorno, mentre passeggiava con Ilaria ed Emanuele tenuto in braccio sulla via che portava alla stalla dei maiali, le disse:
"Ili, in questi giorni ti vedo però un po' strana. Cosa c'è?"
"Marco mio... io sto bene, però a volte ho paura, sento come un grosso peso nello stare lontana da te, sapendo che... tra poco sarai marito di Anna e... so di averlo voluto portare; non te ne voglio fare una colpa; però in questi ultimi giorni sono stata triste perché si è aggiunta una cosa anche a causa di mia mamma."
"Che c'è? Tua mamma? Strano, Ili: di solito voi due andate sempre d'accordo..."
Erano intanto arrivati alla stalla che era su una terrazza sopraelevata rispetto al terreno digradante verso il torrente, da lì c'era una vista verso l'uliveto; Ghemon li aveva seguiti: stava seduto speranzoso con la lingua penzoloni, avrebbe voluto che Marco gli tirasse un bastone, ma in quel momento egli era pensieroso per Ilaria; Emanuele invece stava bene in braccio allo zio: aveva quel modo di fare giocherellone e spensierato lo teneva e lo cullava insieme come il papà, ma ancora più giovanile. Ghemon, visto che nessuno gli tirava un bastone, decise di andare in giro; sentì una pista interessante e cominciò a seguirla.
"Ecco... Marco mio: mi ha detto una cosa di papà."
"Di papà? Cosa ti ha detto Ili?"
"Che... all'ultimo ha chiesto di te. Che si è confessato... non so... forse... ha chiesto perdono per averti abbandonato. Forse... si era anche pentito... di averla sposata, mia mamma... non dico pentito di aver generato me, forse questo no... ma... di te ha sicuramente parlato bene, Marco mio, avrebbe voluto che tu lo vedessi vivo, ma non so se ti avrebbe detto qualcosa. Scusami Marco mio... io non lo sapevo. Anche se ero piccola... non so cosa avrei fatto; qualcosa? non so...scusami: l'ho saputo due giorni fa."
Ilaria non aspettò risposta, andò verso la stalla: era chiusa da una porta in ferro per metà piena e metà con delle sbarre che non chiudeva tanto bene perché non combaciava più col telaio: zia Maria da tempo la chiudeva con un bastone legato con una corda alla sbarra interna facendo poi appoggio al muro. Ilaria prese il bastone, lo tirò a sé, lo fece ruotare di novanta gradi, spinse ed aprì la porta; Marco la seguì come anche Ghemon, incuriosito da quell'apertura.
All'inizio non si vide nulla tanta era la differenza fra la luce di agosto fuori e la penombra interna; Marco tenne aperta la porta in ferro con una pietra lasciando passare un poco di luce e, a poco a poco, i loro occhi si abituarono; Emanuele si guardò intorno: i maiali avevano lasciato tracce della loro permanenza: vide i muri sporchi e incrostati di letame secco, per terra fiumi disseccati di urina, l'odore non era più pregnante ma rimaneva come un fondo di concime, non sgradevole. Nel trogolo c'era ancora un secchio vuoto, segno del loro ultimo pasto.
"Che tristezza vero, Marco mio...? Quante volte venivamo insieme qui a dar loro da mangiare da piccoli, ti ricordi? Mangiavamo le mele dall'albero e quelle marce o troppo acerbe cadute a terra venivamo qui a darle e ci divertivamo a vederli mangiare con i piedi dentro la mangiatoia. Che malinconia vedere tutto vuoto qui... adesso."
Fece alcuni passi verso il muro opposto alla porta; quella, prima di essere stalla dei maiali, tanto tempo prima, quando Ilaria non era ancora nata, era usata anche come stalla per i vitellini da latte; c'erano sul muro ancora i ganci in ferro e una mangiatoia in cemento; a lato, dove una piccola finestra con una grata proprio sotto il tetto dava un poco di luce, c'era una piattaforma in cemento alta poco meno di un metro che un tempo serviva per poggiare i secchi di latte e di mangime.
"Ili... davvero ha detto questo tua mamma?"
Ilaria salì su questa piattaforma, sedendosi e lasciando penzolare le gambe. Il cemento sporco ma secco non lasciava più macchie ai vestiti se non una polvere che andava via con una scrollata, alcune ragnatele rimanevano appese ad una lampadina che, però, sembrava fulminata perché Marco aveva provato a premere l'interruttore una volta entrato, o forse non arrivava più tensione.
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Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]
General FictionUna storia di sofferenza e redenzione, una passione ostinata e proibita, tre famiglie coinvolte, trent'anni di storia. Marco e Ilaria, due fratelli divisi da quasi mille chilometri si rincontrano per il funerale del loro padre. Così diversi e così s...