Colliano, come dice il nome stesso, è un paese in collina, sulle pendici del lato sud ovest del monte Marzano, uno degli ultimi rilievi dell'Appennino Irpino che forma, insieme a quelli adiacenti, una conca naturale — attraversata dal fiume Sele (e, oggigiorno, anche dalla superstrada SS691) — che ha un'apertura a sud nel paese di Contursi Terme, nell'omonima stazione ferroviaria e casello dell'autostrada A3 verso la piana di Battipaglia e poi Salerno.
La casa di Maria era a circa quattro chilometri dal paese scendendo verso questa conca, ancora però abbastanza in alto per averne il panorama; quasi a metà strada fra Colliano e Oliveto Citra, il paese che gli sta di fronte su un altro monte, già più basso, verso la pianura, e che ospita l'ospedale dove Ilaria era nata tredici anni prima.
Era quasi mezzogiorno e bisognava tornavi per prepararla, di lì a poco ci sarebbe stato il pranzo funebre; ma le auto erano in posti diversi e i cinque si divisero; Marco, per stare con la sorella, seguì le due donne al campo sportivo, mentre gli zii ritornarono in piazza per una scorciatoia.
Incontrarono poche persone per la via; ma tutti, comunque, si fermarono ancora a dare le condoglianze: i maschi togliendosi il cappello e dando un saluto, le femmine parlando, anche solo per un paio di minuti.
Non era solo questione di pettegolezzo o di semplice curiosità, però: c'era una azienda agricola da mandare avanti. Maria aveva una mezza dozzina di maialini da ingrasso, una mucca da latte con il vitello, una capretta, oltreché i soliti animali da cortile: galline, qualche papera, conigli nelle gabbie che, a suo tempo, nel periodo in cui si stava disintossicando, Antonio aveva costruito; un bell'orto, un uliveto di circa quattrocento piante, tre ettari di terra coltivata a rotazione a grano, fieno o granturco e, infine, qualche filare di vite, bianca e nera, un po' da tavola, un po' da vino.
Non molto Maria lo teneva per consumo personale, il resto lo barattava o vendeva: questo era il suo lavoro e sarebbe stato anche quello di Ilaria, almeno in parte: cominciava già all'epoca a essere difficile vivere senza un reddito esterno con solo il ricavato di un podere medio piccolo come il suo.
Antonio non era mai stato un gran lavoratore; e nell'ultimo anno, malato, non aveva più fatto nulla, ma ella, con Ilaria, era stata in grado di mandarla avanti chiedendo aiuto a parenti o terzi solo per la raccolta delle olive e la trebbiatura. Le altre donne si fermavano, dunque, anche per informarsi sui suoi bisogni e per dare la disponibilità nell'aiutarla, almeno nei primi tempi del lutto e per mettersi d'accordo sul pranzo imminente.
Ilaria vedeva Marco come se fosse un regalo o, meglio, una ricompensa per essersi comportata bene negli ultimi tempi con la madre assistendo Antonio e, passata la pesantezza del funerale, allontanatisi dal cimitero, ritornò a essere una normale ragazza dodicenne, curiosa ed estroversa (tutto il contrario del fratello) e cominciò a stuzzicarlo tenendolo a braccetto, mentre Maria camminava qualche passo davanti.
«Facc l'ammore co' quaccheruna a' Genova?»
In realtà aveva già capito — senza chiederlo — che suo fratello non avesse la fidanzata, ma lo voleva sentire da lui, vedere come si sarebbe tolto dall'impiccio.
«No, Ili, ecco...», Marco si girò a guardarla, arrossì, «non ho nessuna.»
«Mo' no...», Ilaria rallentò il passo, «e prima?», chiese più a bassa voce.
«Neanche prima...», Marco rispose più a bassa voce e divenne ancora più rosso.
«E prima prima?»
«Neanche prima, prima, Ili. Non ho mai avuto una ragazza.»
«None?», Ilaria si appoggiò di più a lui, tenendogli stretto il braccio, lasciandovi che vi si appoggiasse il suo seno, «nun hai fatte mai all'ammore?»
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Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]
General FictionUna storia di sofferenza e redenzione, una passione ostinata e proibita, tre famiglie coinvolte, trent'anni di storia. Marco e Ilaria, due fratelli divisi da quasi mille chilometri si rincontrano per il funerale del loro padre. Così diversi e così s...