Capitolo 26 (1°). Arriva Emanuele

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Andrea accompagnò Ilaria all'Ospedale Evangelico il 20 maggio per fare gli ultimi controlli che non diedero sorprese: Emanuele sembrava lì lì quasi per uscire, pronto, tutti i parametri erano in ordine e le ostetriche le dissero semplicemente di stare in attesa. Solo se avesse sforato la quarantesima settimana, il 3 giugno, senza alcun dolore, sarebbe dovuta ritornare per controlli. Ma non ce ne fu bisogno.

Ilaria cominciò ad avvertire le prime contrazioni la mattina del 29 maggio, un giovedì, a scuola, durante la lezione di storia: poco più che crampetti mestruali. Al corso preparto le avevano spiegato che esistevano anche delle "false" contrazioni: era l'utero che si preparava al travaglio ma non era ancora il travaglio stesso, un periodo preliminare. Infatti non si intensificarono e dopo un po' scomparvero; Ilaria non si preoccupò ma sentì che comunque il parto non era distante e al cambio ora disse alle sue compagne:

"Ragazze, da domani penso di non venire più a scuola... me lo sento, sta per nascere."

Tutte quante le stettero intorno e le dissero di non preoccuparsi, che sarebbe andato tutto bene e che sarebbero andate in ospedale a trovarla.

Lo disse anche alla professoressa di Italiano che le rispose:

"Ilaria, allora il tuo anno scolastico finisce qui. Non penso che ritornerai per pochi giorni a giugno, la preside tanto è avvertita, non ti preoccupare delle assenze, sono ampiamente giustificate. Vieni poi alla maturità per fare il tema il 25 giugno; per qualunque problema, speriamo di no, c'è la sessione suppletiva, solo avvisa per tempo. Però avrei piacere che tu ti diplomassi insieme a tutte le tue compagne, cerca di farcela a venire. Ci tengono e ci tengo anche io che finiste il cammino tutte insieme. In consiglio di classe tutte noi docenti ti abbiamo ammirato per come in questi mesi hai gestito la gravidanza, con una calma e una serenità invidiabili, sarai una brava mamma. Ti faccio i miei migliori auguri per un parto sereno e per un futuro roseo. Ti vengo a trovare, chiamami per favore quando è nato Emanuele."

Le diede il suo numero di telefono. Ilaria non volle chiamare per farsi venire a prendere, si sentiva ancora bene; per la verità ricomparvero delle piccole fitte due ore dopo in laboratorio e all'ultima ora con Economia Domestica. Non erano quelle vere: erano troppo distanziate e  irregolari ma sentiva che il travaglio non poteva essere così distante; Emanuele si muoveva poco, e, premendo la mano sul ventre, sentiva quasi la sua forma quando l'utero si contraeva. 

 All'uscita di scuola tutte le sue compagne la circondarono ed una di esse le disse:

"Ilaria, ti abbiamo fatto una sorpresa, il foglio da appenderti in ospedale sopra il letto e da portarti se te lo fanno portare in sala parto: l'abbiamo chiamato 'il foglio del coraggio'". Le diede un foglio da disegno su cui tutte quante avevano scritto una frase di incoraggiamento e la firma con tanti cuori e altri scarabocchi. Alcune di queste frasi erano: 

"Auguri, facci sognare. Simona"

"Io avrei una fifa boia, ti ammiro, sei tu che daresti coraggio a me. Sonia"

"Torna vincitrice con Emanuele in braccio. Barbara"

"Fai vedere che le Salernitane sono le migliori. Ilenia"

"Vai e spacca tutto. Silvia"

"Sei forte, fatti valere. Valentina"

"Sei Ilaria come me, fatti onore per tutte le Ilarie del mondo. Ilaria"

Fecero tutte cerchio intorno ad Ilaria e l'abbracciarono a turno facendola commuovere mentre Andrea vedeva la scena un po' divertito dall'auto non sapendo bene che succedesse. Ilaria le abbracciò tutte, una per una.

"Grazie ragazze, siete meravigliose. Ti chiamerò, Simo, e poi avvisa tutte le altre."

"Certo, è ovvio, così veniamo a trovarti tutte insieme; lo vogliamo proprio vedere questo bimbo. L'abbiamo visto in pancia tutti questi mesi, ora tiralo fuori."

Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora