Verso le tre del mattino del 31 maggio, sabato, Ilaria si svegliò con un dolore diverso, più intenso ma anche più sopportabile, come una cintura che stringesse tutta la parte sacrale. Contò: venti secondi.
Stette a riposo.
Dopo circa venti minuti ritornò, sempre la stessa. Capì che stava cominciando una seconda fase. Non svegliò subito sua madre, ma stette nel letto e contò i minuti. Disse al bambino:
"Amore di mamma, ci siamo, tra poche ore ti abbraccio"
e alla Madonna:
"Madonna mia fatemi fare un parto sereno"
Fino alle sei del mattino circa le contrazioni erano intervallate di una ventina di minuti e duravano dai venticinque ai trenta secondi. Non ne aveva saltata ancora una.
Si svegliò la madre e vide la figlia seduta sul letto.
"Ilì, come stai?"
"Ci siamo mamma, ho i dolori ogni venti minuti."
"Venti minuti? Eh, Ilì, ancora non è niente, cerca di riposarti ancora tra una e l'altra, sarà lunga..."
Ilaria cercò di seguire il consiglio della mamma, ma non le riusciva di stare più sdraiata e andò in sala a ricontrollare per l'ennesima volta la valigia da portare in ospedale. C'era tutto... Ecco, un'altra. 19 minuti. Come sempre. Il "foglio del coraggio" era in valigia, lo prese, sorrise e si rincuorò, mancava poco, se lo sentiva.
Erano circa le sette del mattino; la madre si alzò perché sentiva camminare Ilaria. Ilaria si era agitata perché continuava a pensare al ruolo di Emanuele nel Disegno e aveva paura.
"Madonna... io faccio nascere Emanuele... ma... il suo ruolo nel Vostro Disegno, qual è? Se Andrea avrà un'altra donna... perché ce l'avete dato?"
Ma non aveva risposta. La madre le chiese:
"Come stai?"
"Sto bene, mamma. Sono forse solo un po' agitata, state con me."
Maria stette vicino alla figlia tenendole la mano, Ilaria si calmò, e rimasero così per un po' di tempo. Maria fece un po' di colazione, Ilaria mangiò qualcosa di leggero, ma subito si sentì piena ed ebbe paura di vomitare.
Alle otto e trenta circa del mattino le contrazioni erano sui 17-18 minuti, abbastanza costanti, e anche un po' più lunghe sui trentacinque, quaranta secondi. Chiamò sia Andrea che Marco.
Andrea si presentò in un quarto d'ora e già avrebbe voluto portare Ilaria in ospedale ma Maria lo fermò:
"Andrea, sta' quieto, qui ci vuole ancora tempo."
Poi Ilaria chiamò Marco in via Luccoli dove aveva dormito:
"Marco mio, ci siamo, ho i dolori giusti: c'è mia mamma qui e Andrea, stai sereno, non sono sola: avvisa anche Anna e la mamma. Vi chiamo quando è tutto finito."
Per tutta la mattina le contrazioni furono costanti e scesero gradualmente da 17 a 15 poi a 13, verso mezzogiorno erano sui 11-12 minuti ed erano diventate più lunghe, sui quaranta Secondi.
Andrea fremeva per portare Ilaria in ospedale, ma Maria gli continuava a dire di non agitarsi e che faceva agitare anche Ilaria, c'era tempo. Maria si informò:
"Quanto tempo ci vuole per andare in ospedale?"
"Cinque minuti"
Ilaria gli disse:
"Andrea, non correndo, andando piano e rispettando i semafori"
"Allora... anche dieci, quindici minuti."
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Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]
Ficción GeneralUna storia di sofferenza e redenzione, una passione ostinata e proibita, tre famiglie coinvolte, trent'anni di storia. Marco e Ilaria, due fratelli divisi da quasi mille chilometri si rincontrano per il funerale del loro padre. Così diversi e così s...