Capitolo 37 (2°). Tre madri

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Al sentire che il nonno si era confessato all'ultimo Emanuele emise un grido di approvazione seguito da uno sbadiglio e da vari stiracchiamenti di membra. Ghemon anche si svegliò dal suo torpore e cominciò ad abbaiare contento scodinzolando attorno ad Emanuele che aveva preso in simpatia facendo dei giri attorno.

"Oh, amore! Ma ti sei svegliato? Ghemon, sta buono! Abbiamo capito...", disse Ilaria.

Emanuele avrebbe voluto dire che era già sveglio da un po' ma decise di far finta di nulla, e ciucciò in aria sperando di far capire il messaggio.

"Mamma, un attimo. Quando fa così vuole la poppa, si vede che l'arietta gli ha messo sete."

Ilaria posò il grembiule con i fagioli da sgranare per terra, si alzò e prese Emanuele dalla copertina. Controllò che fosse ancora asciutto, lo era, e lo attaccò al seno. Ghemon capì che il suo compito di guardiano di Emanuele era finito e andò ad annusare in giro una pista interessante.

"E... allora, poi... mamma, dite: è venuto il prete?"

"Sì, certo, Ilì, avevo paura che fosse arrivata la sua ora: aveva una voce strana, te l'ho detto, avevo paura di non far in tempo: andai subito in paese, presi il don per la tonaca e lo portai qui di corsa. Si confessò per almeno mezz'ora, io ero in ansia perché. .. gli avevo detto quella verità e avevo paura che al prete dicesse tutto, dicesse che si era pentito di avermi sposata di aver abbandonato Marco e Irene, di averti generata, perché almeno, Irene, l'aveva amato, amato come può amare una ragazzina senza esperienza com'era lei, ma sicuramente l'aveva amato ed io glielo avevo tolto, io... che non l'amavo invece, che lo avevo preso solo perché ero arrabbiata dell'altro in Argentina con la moglie. E mi sentivo in colpa, in colpa per tutto quel dolore che era successo, vagavo qui nei campi mentre Antonio si confessava mordendomi le mani perché all'ultimo glie l'avevo detto. Uscì il prete, gli aveva dato anche l'olio santo, mi disse solo che mio marito era pronto per vedere Dio ma di me non disse nulla. Lo riaccompagnai in paese e quando tornai Antonio dormiva tranquillo; aveva quasi un sorriso, come se avesse visto qualcuno."

Emanuele era tranquillo al suo seno; Ilaria sentì suo papà vicino e lontano allo stesso tempo, le fece tenerezza saperlo in confessione, all'ultimo credente ma....se si era veramente confessato, cosa aveva detto? Se si fosse pentito di aver abbandonato Marco e Irene, ciò voleva dire che si era pentito di averla generata come figlia, si era pentito all'ultimo di esser suo padre? Di aver sposato sua mamma che non l'amava? Sentì un vuoto, forse lo stesso vuoto che aveva sentito Marco per tutti quegli anni e sentì il dolore della mamma di dover confessare all'ultimo la verità al marito.

"Mamma, ma poi? Poi... alla fine... papà vi ha perdonato? Cosa vi ha detto quando si è svegliato?"

Maria alzò la testa, aveva pianto. Prese un angolo del grembiule e si asciugò gli occhi. Stette a pensare un poco, guardò suo nipote prendere il latte e sorrise per quella vita così innocente anche se pure essa nata senza amore; anche sua figlia era nata senza amore, per ripicca al suo amante, ma l'aveva sempre amata, sempre trattata bene, così come Antonio.

"Ilì, tuo papà poi si svegliò per mezzogiorno, gli diedi il pranzo e le medicine, tu dovevi ancora arrivare da scuola. Gli dissi... 'Antonio, Antonio, allora, adesso che sei in pace con Dio... che ti sei confessato, vuoi dare la pace anche a me, a tua moglie? Non andartene senza darmi la tua pace! Se ho sbagliato, se non ti ho mai amato, però... ora ti chiedo perdono per questo dolore.' E lui mi guardò, aveva uno sguardo diverso, sereno, come se veramente stesse chiudendo i suoi conti con tutto. Mi prese lamano e mi disse: 'Maria, tu non hai fatto nulla. Sono io che ho sbagliato: io che ho fatto del male a quella disgraziata e a quel bambino, tu... tu hai seguito il tuo cuore, era la tua natura, ci sei nata così. Non hai scelto chi amare, è il tuo cuore che te l'ha detto e mi hai preso da Irene, va bene, sono io che l'ho lasciata, non tu. Io ti ho amata tanto, e ti amo ancora, come amo anche Ilaria, è una cara ragazzina, spero che diventerà una brava donna, forse avresti dovuto dirlo subito ma... così è andata. Ora, non ci pensare. Maria, tra poco sarai vedova, hai Ilaria da crescere ed è tanto piccola ancora, mi dispiace lasciarti così, ma so che è la mia ora. Ti perdonerei se ci fosse qualcosa ma non hai nulla per cui farti perdonare. Va' in pace, Maria. Va' in pace. Ora fammi riposare, le medicine mi mettono sonno.'. Disse così... e mi tenne la mano e dopo poco già dormiva. Io so di aver sbagliato di non averglielo detto prima... ma so che mi ha perdonata. Tu, però... Ilì tu non hai fatto il mio sbaglio, sei stata forte! Non hai sposato Andrea senza amarlo e questo ti fa onore, però... siamo due donne uguali, Ilì, abbiamo lo stesso cuore, Antonio se n'è accorto che non possiamo comandarlo; non pensare di scampare al tuo destino. Se ami Marco lo vuoi, non c'è Santo, non c'è possibilità di rimedio, siamo fatte così, belle e determinate, e come ho sofferto io, come ho fatto soffrire Irene e quell'altra moglie, anche tu hai fatto soffrire Andrea, non amandolo ma usandolo per il tuo scopo, e farai soffrire Anna prima o poi."

Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora