Capitolo 39 (3°). Emanuele nella camera azzurra

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Venne l'inizio di dicembre; per Marco e Anna sarebbe stato l'ultimo mese della loro incertezza: Marco andò al comando militare: vide ancora l'ennesima volta la scritta "rinviato al contingente successivo" che, però, per lui non era più possibile, perché il primo gennaio 1998, allo scadere della mezzanotte, sarebbe stato libero. Non poteva ancora del tutto festeggiare, però, perché appunto c'era una remota possibilità (ventilata solo come spauracchio dal graduato che stava allo sportello al comando) che lo potessero chiamare anche all'improvviso per tutto dicembre. L'unica cosa che quindi Marco e Anna poterono fare fu di fare il conto alla rovescia per Capodanno e poter finalmente cominciare a fare dei progetti per il futuro.

Ovviamente per Marco questo era un traguardo ambivalente: era anche il traguardo di Ilaria, infatti, della loro ormai impossibile libertà; se non ci fosse stato il Segno di Anna essi, da quel primo gennaio, avrebbero potuto progettare il loro futuro; quando ne parlò ad Ilaria ella rispose:

"Marco mio, io continuo ad aver Fede, se è andata così c'è un motivo; non chiedertelo ora, adesso non è evidente, magari un futuro guarderemo a questi anni e diremo: 'meno male che le cose sono andate così'."

"Sarà come dici tu, Ili", le disse: "io per ora vedo solo una situazione non semplice: tu tra poco non avrai Emanuele una notte ogni tanto. Come ti senti?"

"Tutto bene, Marco mio, almeno per ora. Silvia è brava, vedrai che ce la facciamo ad andare avanti. Tu quando parti?"

"Con Anna, intendi? Penso il 23... tu?"

"Io... sono fortunata Marco mio, sai quella mia collega di lavoro? Nunziata? Ecco, mi danno un passaggio sia all'andata che al ritorno, tanto sono di strada, devono andare a Sala Consilina. Vado in macchina a Colliano, non ti devi preoccupare Marco mio, vedi che poi alla fine le cose si aggiustano? Tu non vieni ma io faccio lo stesso un viaggio in compagnia."

"Ah, bene Ili, questo mi tranquillizza particolarmente. Mi sarebbe dispiaciuto farti andare in treno da sola con il piccolo."

Marco sentì la nostalgia del Natale a Colliano che si stava per avvicinare e che però non avrebbe visto quell'anno e probabilmente anche i successivi; l'idea di andare nei dintorni di Treviso, pur con Anna e la sua famiglia, non gli era così gradevole a confronto ma questa volta non tanto perché avrebbe voluto Ilaria ma proprio perché cominciava a sentire che in quegli anni il sud aveva di nuovo fatto radici nel suo cuore. Rivide con gli occhi della mente il monte Marzano, Ghemon che l'aspettava, zia Maria, le possibili passeggiate nei campi, tutto rimasto in sospeso, lasciato andare. Sentì la nostalgia di qualcosa che aveva costruito insieme alla sorella; si buttò nel lavoro, ormai la Zensoft preparava i documenti per l'assunzione; nessuno credeva infatti che realmente il Comando Militare lo chiamasse all'ultimo. Marco quindi lavorava e stava sempre con Anna, buono e dolce, come Anna lo voleva, ma nel suo cuore c'era comunque quel pizzico di nostalgia che ogni tanto risaliva.

Comunque anche Anna non è che avesse molto tempo per fare troppe elaborazioni o decifrare i piccoli silenzi e gli sguardi persi di Marco pensando a Colliano; per la verità era sempre più stanca: quello era per lei il sesto anno a medicina, il suo ultimo; ormai passava quasi più tempo in ospedale che a casa, anche sabati e domeniche; da ottobre era ritornata a Genova e avevano ripreso a cenare quasi tutte le sere insieme ma a volte era più il tempo dedicato al cibo che al resto, perché, esausta, poi ritornava, dopo qualche coccola, quasi subito a casa dei suoi genitori per dormire. Marco si era definitivamente stabilito in via Luccoli, a casa della madre non aveva praticamente più nulla se non vecchi libri e fumetti che non guardava più; solo il mercoledì sera tornava a dormire dalla mamma per farle un po' di compagnia e vedere Ilaria. Da quest'ultima andava di solito il sabato a pranzo ma, come già detto, a volte anche con Anna per stare un po' insieme. Però, da metà novembre, da quando Emanuele cominciò ad andare al nido, e Anna a fare turni anche il sabato, talvolta anche la mattina visto che la sartoria era aperta il sabato e Ilaria voleva fare delle ore in più, se poteva. Chiedeva a Marco o Silvia, a seconda dei casi, di farle i baby sitter, talvolta si ritrovarono anche insieme e Marco poi, visto che era anche più bravo di Silvia a cucinare, preparava il pranzo per la sorella che tornava dal lavoro; Marco con Silvia era diventato amico; Silvia, è vero, lo aveva all'inizio considerato un bambino, ma dopo avergli parlato un poco si rese conto che, comunque, aveva una discreta cultura enciclopedica, non solo legata alla sua materia scientifica. A Marco piacevano molto i romanzi di fantascienza ma aveva anche letto molti romanzi classici e, su questi, a volte discorrevano piacevolmente. Per Marco Silvia non era ancora un pericolo; la vedeva certamente grande, quasi d'aspetto simile alla madre ma simpatica e comunque molto materna e dolce con Emanuele che, con lei, si comportava veramente come fosse sua madre facendosi far di tutto e sorridendole con il cuore cosa che a Silvia, ovviamente, faceva un piacere dell'anima.

Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora