Capitolo 10 (II). Sulla tomba del padre

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Vennero le vacanze e per Marco fu un Natale particolare, perché fu il primo con Ilaria, ma il primo anche senza la mamma sebbene, a dire il vero, solo raramente aveva fatto con lei il pranzo del venticinque; l'albergo proprio in quel periodo era in alta stagione e voleva tutto il personale; non dava ferie, se non per emergenze; da bambino il pranzo di Natale e Capodanno lo aveva passato da Filomena e Terzo.

Scesero al sud il ventidue sera e per fortuna Marco fu previdente prenotando i posti, ma il treno era pieno e non poterono stendere molto le gambe. Per lui la notte, comunque, fu di veglia; si sentiva strano, amato e capito; il treno ripercorreva all'indietro le stazioni che aveva fatto in agosto; i cartelloni illuminati da lampioni arancio di città sempre più meridionali che passavano dal finestrino gli ricordavano le sue paure avute in quell'altra notte, sul binario a fianco, con Ilaria per la prima volta al nord con lui, addormentata, come in quella sera, con il capo sul suo grembo.

Paure che, per quanto vedeva, si erano dissolte nel frattempo. Ilaria stava bene, si era ambientata sia a scuola che in casa, parlava un italiano quasi corretto, non le aveva fatto del male, anzi, a suo dire, ella era contenta così, si volevano bene e aspettavano un Segno che, forse, però, non sarebbe mai arrivato.

Ilaria, invece, era più serena; aveva passato gli ultimi giorni facendo le pulizie generali della casa, congelando una scorta di cibo di due settimane per Irene, stirando e cucendo per gli ultimi lavori da consegnare prima delle feste, più che altro vestiti di Capodanno da riparare, allargare o stringere. Era però anche molto stanca e dormì lo stesso da seduta.

Maria li accolse all'uscita della corriera; con il colpo d'occhio di madre vide subito due cose: la prima che Ilaria stava benissimo, la seconda che erano innamorati. Abbracciò Marco e gli disse:

«Ue' Ma', t'agge ditte ad aguste de tratta' bene figliema, ma e' rinata!» 

«Grazie zia...», Marco arrossì, «ho fatto il possibile.» 

«E' sulu janca, ma a' o' nord nun ce sta' o' sole?» 

«Ue' ma', ij' nun so cosi' janca cumme a' isse!», Ilaria disse con un broncio, ma poi si appoggiò al fratello.

«Beh, è inverno, zia...», Marco divenne ancora più rosso per il contatto con Ilaria, si guardò intorno, Colliano li aveva accolti, invece, con un bellissimo sole, anche se più basso.

Maria gli cedette le chiavi dell'auto, e, anche nei giorni seguenti, lo fece guidare per andare in giro nelle obbligatorie visite di Natale così da fargli far pratica; il paese lo accolse quasi come un eroe e non era raro che, passeggiando per la strada con la sorella e Maria, lo fermassero e gli dicessero frasi del tipo:

«Da una mala spina e' nata una bona rosa; tu se' diverso e' patrete, tu fara' ceca' o' sole.»

«Patrete t'avite fatte' male, ma t'a lassate una sora ca te vole bbene. L'adda' perduna'.»

«Si' state brave a prendere soreta a' o' nord, ma nun te a' scurda' o' sud; a' pianta more si toglie a' radice.»

In paese i due fratelli, senza essersi messi d'accordo, camminavano staccati, e, a parte sorrisi e sguardi, non c'era nulla che potesse dar modo ai Collianesi di sparlare di loro; certamente si vedeva che erano felici, ma nessuno arrivò a immaginare che lo fossero perché stavano insieme.

Maria, però, lo sapeva e, un giorno che Marco e Ilaria erano usciti per far visita a un'amica, telefonò a Irene.

«Ue' Ire', ciao, so' Maria» 

«Ciao Maria, tutto bene? Te l'ho tenuta bene tua figlia, non ti puoi lamentare.»

«Ire', figliema sta benaredda, ti ringrazie assai, ma...», Maria sospirò. 

Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora