Qualcosa cambiò quando venne San Valentino 1998, un sabato. Era uno dei sabati assegnati ad Andrea; egli andò con Silvia a prendere il bambino e poi lo portarono come sempre a casa di lei. Fu un pomeriggio tranquillo, all'insegna della dolcezza, Emanuele era un po' stanco e fece il riposino nel lettino mentre Andrea e Silvia si coccolarono un poco nel lettone. Arrivò poi l'ora di cena e Silvia preparò per Emanuele una bella pappina pronta al mais e tapioca che Emanuele aveva imparato a mangiare con gusto con un poco di formaggino da neonato sciolto dentro, ovviamente senza sale perché Silvia ci teneva a queste cose.
Dopo la cena, Silvia fece per prendere Emanuele in braccio e gli disse:
"Vieni tesoro, vieni con la mamma a fare il bagnetto."
Tutto era tranquillo, solo che Andrea era lì a fianco di lei e Silvia si fermò, congelata in una espressione di paura.
"... Silvia che c'è?"
"Scusami Andrea, scusa...", si portò la mano alla bocca, anche chinò il capo quasi in previsione di una sgridata che però non venne. Andrea le si avvicinò e ripeté.
"Silvia, perché ti sei fermata all'improvviso?"
Silvia non rispose, aveva le mani ancora sotto le ascelle di Emanuele, pronta per prenderlo. Emanuele stesso rimase di sasso: ma questa mamma è proprio strana, pensò, prima mi dice di fare il bagnetto ed ora si è imbambolata, che le succede? Anche Andrea subito non capì, le andò vicino e le disse:
"Ma Silvia? Non hai detto che volevi fargli il bagnetto? C'è qualcosa?"
Silvia tolse le mani da sotto Emanuele e improvvisamente abbracciò Andrea nascondendo il viso sul suo petto e dicendo:
"Scusa, scusa Andrea, non volevo chiamarmi 'mamma', non era mia intenzione, scusa, so che non lo sono."
Andrea capì quel che era successo, ma non ci fece molto caso. La abbracciò a sua volta e le disse:
"In che senso non lo sei? Cosa vuoi? Essere il papà? Quello lo sono già io, ne basta uno."
Andrea si staccò da Silvia, ella continuava ad essere senza parole: "Silvia... che c'è? Ho detto qualcosa che non va?"
"No... è che... la mamma è Ilaria, non io."
"Te l'ho detto già tante volte, Silvia. La mamma di Emanuele sarà la donna che sta con me. Tu vuoi stare con me?"
"Oh, sì, Andrea, io... ti amo!"
"Ebbene, se stai con me, ti farò madre.", disse, con il tono più tranquillo possibile.
Silvia si sedette sulla sedia vicino al seggiolone, Emanuele la osservò curioso, come per dire: "ma, allora, questo bagnetto? Si fa o non si fa? Io per intanto mi ciuccio la mano", evidentemente cominciava a sentire le gengive pizzicare per i primi dentini. Gli adulti erano troppo intenti a parlare per occuparsene.
"Ma no! No, Andrea, come puoi dire questo a me! Io, madre, dopo tutto quello che ti ho detto di me? Non ti è bastato il mio racconto? No, io madre mai, mai! Non potrò mai esserlo! Non illudermi."
Cominciò a piangere con la testa appoggiata al tavolo, china, Andrea si avvicinò a lei, davanti al seggiolone e le pose la mano sulla spalla. Le rispose calmo, mentre le accarezzava la schiena.
"Mai, dici? E perché? Da quando in qua per essere madre bisogna avere un utero? Bisogna aver portato il bambino in pancia? Tu ti comporti da madre per Emanuele e tu sei madre di Emanuele ai miei occhi... ma lo sarai ancora di più, dopo, se mi accetti."
Prese dalla tasca un cofanetto, lo mise sul ripiano del seggiolone e lo spinse verso di lei. Certamente per noi è un oggetto già noto: era il cofanetto che Andrea aveva tentato di dare a Ilaria qualche mese prima.
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Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]
General FictionUna storia di sofferenza e redenzione, una passione ostinata e proibita, tre famiglie coinvolte, trent'anni di storia. Marco e Ilaria, due fratelli divisi da quasi mille chilometri si rincontrano per il funerale del loro padre. Così diversi e così s...