Capitolo 29 (2°). Due cuori tenaci

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"Sì, Ilì, tu sei nata... così... non ci pensavo molto, non pensavo di rimanere mamma, forse è capitato, forse un po' lo volevo, ma non per incastrare Antonio, forse per fargliela pagare all'altro, per fargli capire che anch'io potevo far qualcosa da sola, un figlio, non so... ero nervosa. Se avessi avuto la moglie tra le mani... perché ero sicura che la moglie l'avesse fatto apposta ad andare anche se non ne aveva voglia perché aveva scoperto che lui sarebbe andato in Argentina con me."

"Antonio ritornò a Genova per il 20 settembre... io scoprii di essere incinta dopo qualche settimana, gli scrissi... lui mi rispose subito con una lettera in cui diceva che era contentissimo, che non vedeva l'ora di lasciare Irene e Marco per me e che questo bimbo era un dono dal Cielo, finalmente, per coronare il suo sogno di vivere insieme noi due, di lasciare Genova. Scrisse che si sentiva benissimo. Lo vedevo innamorato, io non lo amavo per nulla, ma ero incinta e pensavo già che questo bambino avrebbe avuto bisogno di un padre."

"Cercò di trovare un pretesto per tornare a Colliano, venne a novembre per i morti. Disse che voleva stare con me, per sempre, 'ora c'è un bambino', mi disse. A quel punto non potevo più rifiutarlo. Lui era tornato dall'Argentina, seppe che nel frattempo ero rimasta incinta. Non se ne curò più di tanto, anche lui del resto con la moglie aveva già fatto tre figli. Mi disse che era giusto che anche io mi facessi una famiglia ma che avrebbe voluto continuare a vedermi anche dopo che io fossi sposata. Ero ancora arrabbiata con lui, ma l'amavo troppo e non seppi resistere, ritornammo insieme e gli dissi di sì, che sarei stata per sempre la sua amante, anche dopo il matrimonio. Dissi di sì anche ad Antonio, che l'avrei preso in casa, ma gli dissi anche: 'O righi dritto o quella è la porta, io non mi chiamo Irene, con me la bottiglia sta solo in cantina. Se vuoi venire a Colliano bene, ti prendo e fai il papà di questo bambino, ma alla prima volta che sgarri ti caccio di casa. E se mi alzi le mani ti denuncio. Sia chiaro."

"L'avete guarito, mamma. Alla fine avete avuto più polso."

"Sì, io sono più forte di Irene. Con me ha poi rigato dritto. Sapevo che non avrebbe lavorato, ma... l'azienda andava bene, mi serviva anche un uomo di fatica, l'avrei potuto mantenere... ma... mi dispiace aver causato un dramma per Irene, non potevo sapere che tornato a Genova sarebbe diventato violento con lei. Come pegno per la mia decisione io gli diedi una mia fotografia con dedica, dietro gli avevo scritto: 'al mio Antonio con amore, ti aspetto, Maria' e questo fu causa di quasi una tragedia una volta che tornò a Genova. Irene lavò i pantaloni dove lui aveva messo la foto, si rovinò; ora io non so veramente la verità: Irene disse che non lo fece apposta, o forse... forse vide la foto e fece finta di non vederla e la mise in lavatrice lo stesso simulando un incidente, ma lui si arrabbiò con lei, la picchiò, la mandò all'ospedale con Marco piccolo. Non lo seppi subito, altrimenti non so se l'avrei preso, forse sì comunque, avevo bisogno di un padre, lo seppi l'estate dopo da Irene stessa che venne a Colliano con Marco in treno a trovare i suoi, soli, come tutte le altre estati; Antonio per un po' dopo quel fatto stette da dei suoi cugini a Genova e poi venne da me dicendo che aveva lasciato Irene e Marco e che poteva farsi una nuova vita; lo presi, era il papà, gliel'avevo promesso, ero incinta di lui. Ed ecco che cominciammo a vivere insieme, poi a giugno nascesti tu. Pian piano lui si calmò, gli davo solo un bicchiere di vino al giorno, e poche sigarette, i soldi glieli davo io altrimenti se li sarebbe spesi al bar, lo tenevo controllato, lontano da Genova non aveva cattive compagnie, lo feci lavorare, tu eri veramente calma, un amore di bambina e lui veramente si mise a fare il papà; quello che non fu per Marco, fu per te."

"Lo vidi proprio cambiato, non so... forse Marco da piccolo aveva avuto problemi di coliche, Irene non poté allattarlo, o con fatica, non so, Antonio mi diceva che Marco da neonato piangeva sempre, non lo faceva dormire e che non lo sopportava. Invece tu eri bravissima, prendevi il latte, dormivi, eri come tuo figlio adesso, forse... forse a volte basta poco per un uomo per affezionarsi a un figlio, tu eri sempre stata un amore e si affezionò a te, ti vide sempre come la sua salvezza, perché tramite te lui aveva avuto me, anche se sapeva che io non l'amavo mi aveva come compagna e come moglie. Questo gli bastava."

Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora