Capitolo 29 (3°). Due cuori tenaci

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Marco cercò di riordinare le idee. La notizia era sicuramente negativa, ma non sapeva ancora in che misura. Volle però prima parlarne con Anna; ella, dopotutto, conosceva la famiglia Testino da più tempo.

Arrivò una ventina di minuti dopo, esausta dopo una giornata di pratica in corsia di ginecologia e studio, lo salutò come sempre urlando dal piano di sotto, sapendolo già in cucina: "Gattino! sono io!". Marco infatti era già al piano di sopra al lavoro per fare cena ed aveva anche apparecchiato; la casa, nei mesi di semi convivenza aveva ormai acquisito un aspetto più vissuto, da focolare domestico. Non c'erano più i piatti spaiati delle prime volte, ma un tavolo non traballante e piatti, sebbene da supermercato, nuovi, dello stesso servizio, con tovaglia e tovaglioli; anche Marco aveva cominciato a preparare delle cene semplici ma curate.

Anna salì in cucina, facendo come sempre nel mentre il riassunto delle sue avventure:

"Gattino... oh, che giornata, spero la tua sia stata migliore! Oggi due cesarei di cui uno in urgenza perché il cordone era attorcigliato..."

Gli andò vicino, si baciarono ma si accorse subito che qualcosa non era a posto.

"Gattino, tutto bene? No, non va tutto bene. Cos'è successo oggi? Qualcosa al lavoro? No, non credo, vero? Tu sei bravo. E allora, cos'è?"

Marco stava affettando dei pomodori e della mozzarella, il coltello si fermò.

"Micia... ha chiamato Ilaria poco fa. Andrea ieri sera si è proposto di nuovo a lei. Questa volta sul serio. Con un anello."

Anna comprese subito il seguito e il suo volto divenne una maschera di panico: si portò le mani in viso. Ilaria da sola significava solo una cosa: che sarebbe rimasta con loro, che si sarebbe accodata a Marco, a lei, con un bambino tra l'altro. Si sedette senza forze.

"Gattino... e... Ilaria... non dirmelo, ha rifiutato vero? Mio Dio..."

"Purtroppo sì, Micia, ma non è tutto. Non è tutto purtroppo questa volta."

"Cos'altro c'è ancora gattino?"

"Micia, per rifiutarlo gli ha detto di me e di lei. Che mi ama. Ora, non so bene come e cosa, non si capiva, piangeva troppo al telefono. Ma sembra che lui non l'abbia presa bene, se ne sia andato e oggi non le abbia telefonato né sia andato a trovarla."

Anna cominciò a piangere anche lei, composta, seduta, ma piangeva, per un dolore troppo profondo. Marco vide le sue lacrime; smise di affettare i pomodori, forse la cena avrebbe tardato, pazienza, si asciugò le mani e andò da lei.

"Micia... mi dispiace..."

Si sedette vicino a lei; Anna si appoggiò alla sua spalla.

"Gattino... ", lo abbracciò forte, "riusciremo ad avere la nostra vita? Ci riusciremo? Io... non voglio male a tua sorella, le voglio anche bene, penso di averlo dimostrato anche facendole da madrina per il suo bimbo, ma vorrei star con te, noi due... chiedo troppo gattino se ti amo? Chiedo troppo se ho scelto di star con te, suo fratello?"

Marco la tenne stretta; l'amava; e l'amava anche perché non gli stava facendo pesare la situazione, ella piangeva per il dolore di dover sopportare la sorella per amor suo e ciò lo univa a lei molto di più che se avesse fatto una comprensibile scenata di gelosia da arrabbiata. Le accarezzò il capo:

"No, non chiedi troppo micia, sei solo troppo buona con me e forse non ti merito. Ti ho messa io in questa situazione, avrei dovuto allontanarti ma la verità era che mi faceva piacere avere un affetto che non fosse di Ilaria. Perdonami se ti facciamo soffrire, io e lei, anche io purtroppo, perché... perché non riesco a staccarmi del tutto da lei. Mi fa tenerezza, credimi, ha fatto tanto per me e non so dirle di no, non so limitarla, ma credo che non ti voglia mancare di rispetto; è solo una ragazza che ama tanto e ci vorrà del tempo perché si disamori di me. Questo devo dirlo ad Andrea, secondo me ha sbagliato ieri a proporsi, doveva lasciarla maturare un po' la cosa, perché proprio ieri insistere? Io... avrei... speravo che Andrea si accontentasse di fare il papà, che stessero insieme così, com'erano ieri, almeno per qualche mese ma... era chiaro, si vedeva che stava nascendo del sentimento in lui. Ilaria mi ha chiesto di provare a parlargli, lui si nega a lei persino al telefono. Fammi provare a telefonare, micia, gli chiedo di vedersi, poi mangiamo. Se lo sentiamo magari capiamo di che umore è. Stai calma, io ti amo."

Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora