Marco finalmente a inizio marzo riuscì a trovare una casa adatta per Ilaria, dopo varie visite infruttuose: aveva visto l'annuncio in una vetrina dell'agenzia immobiliare sotto casa quasi per caso. Si trovava in via Casartelli, una traversa di via Boine, sempre nel quartiere di Oregina: era una via privata, stretta, lontana dal traffico e tranquilla, proprio adatta per una mamma. In ogni caso la fermata dell'autobus 35 era a pochi minuti a piedi come anche la casa di Irene: bastava fare circa cinquecento metri e poi qualche rampa di scale. Marco, Irene e Ilaria andarono a vederla venerdì 7 marzo di pomeriggio.
Era un appartamento piccolo, al pian terreno, composto da quattro vani: appena entrati vi era un'entrata piccola, quadrata, di circa un metro e mezzo di lato. Subito di fronte vi era un vano doppio, una cucina con un tinello separati da un arco quadrato in cemento. La cucina aveva una finestra che dava sulla via quasi ad altezza uomo, a destra aveva un lavabo di marmo, tipico di Genova, e a sinistra lo spazio giusto per un frigorifero e una cucina a gas allineati. Il tinello era grande abbastanza da contenere un tavolo, quattro sedie e un mobile. Dall'entrata, con un piccolo corridoio, si accedeva ad un bagno con vasca e un boiler elettrico e poi a una camera da letto per un totale di forse quaranta metri quadri; in più, cosa che ad Ilaria piacque moltissimo, perché amava le piante, dalla camera, con una porta finestra si accedeva ad un terrazzino e poi, scendendo quattro gradini, ad un giardino con un cancello carrabile dove, volendo, si sarebbe potuta parcheggiare un'auto.
Ilaria non ne aveva bisogno, ma sarebbe stato comodo per Andrea per venirla a trovare, visto che in quella via stretta i parcheggi erano molto scarsi. L'affitto era molto ragionevole, anche perché lo stato degli infissi, delle porte e dei muri era sostanzialmente uguale ai primi anni sessanta in cui il palazzo era stato costruito: duecentocinquantamila al mese escluse le spese condominiali che però non erano alte; non vi era portineria, non ascensore perché al pian terreno, c'era solo una parte di pulizia e luce scale e il riscaldamento centralizzato, forse altre cinquanta-sessanta mila lire al mese, a seconda degli inverni, più o meno freddi. La casa, anche se a pian terreno, era ben luminosa, perché la cucina era esposta a sud ovest; fu anche questo particolare a far decidere Ilaria, perché quando andò a vederla con Marco e Irene era un bel pomeriggio e il tinello era inondato di luce. Sembrava un altro dei suoi Segni che continuava a vedere.
La padrona di casa volle sapere solo chi vi andasse ad abitare e, vista Ilaria con la sua pancia, non ebbe alcuna difficoltà: non chiese provenienza del papà o spiegazioni, volle solo una busta paga come garanzia per l'affitto e Irene presentò la sua; ella, che era come sempre molto chiacchierona, chiese alla padrona se conoscesse qualcuno disposto a vendere dei mobili usati e, proprio per combinazione, la padrona disse che aveva da sgomberare un appartamento di sua proprietà nel palazzo a fianco. Li portò a vederlo, disse che gli inquilini se n'erano andati ed ella non voleva più affittarlo ammobiliato ma venderlo vuoto. C'era tutto ciò che poteva servire ad Ilaria: una camera matrimoniale, una credenza per la cucina, alcuni mobiletti sparsi, tavolo, sedie ed anche un frigorifero, lavatrice ed una cucina a gas, il tutto non nuovo ma ben tenuto. Ilaria fu contentissima, già aveva paura di dover metter mano ai risparmi per comprare mobili nuovi: ciò era un altro Segno, quella era la casa giusta. La padrona disse che se glielo avessero sgomberato le avrebbero fatto un piacere e dava loro tutto quanto il contenuto per mezzo milione, una sciocchezza, visto lo stato.
Il contratto di affitto per prima casa fu firmato il 10 di marzo; Marco accompagnò Ilaria in agenzia e fu Ilaria stessa a compilare i suoi primi due assegni della vita: uno per la padrona per l'affitto da inizio aprile, due mesi di cauzione e i mobili usati e uno per l'agenzia immobiliare per la commissione. Anch'ella adesso, anzi, anch'essi, ella ed Emanuele, avevano una casa, non solo Marco ed Anna. La padrona comunque la prese in simpatia e le consegnò le chiavi già alla firma del contratto sostanzialmente regalandole venti giorni di affitto e diede a Marco le chiavi dell'appartamento da sgomberare pregandolo di farlo entro fine mese.
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Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]
Narrativa generaleUna storia di sofferenza e redenzione, una passione ostinata e proibita, tre famiglie coinvolte, trent'anni di storia. Marco e Ilaria, due fratelli divisi da quasi mille chilometri si rincontrano per il funerale del loro padre. Così diversi e così s...