Capitolo 27 (2°). Una nuova famiglia

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Emanuele si riaddormentò alle 23.30; i due genitori, ormai stanchi, si addormentarono istantaneamente: una nel letto, l'altro sulla sdraio. Emanuele si svegliò di nuovo per l'una e mezza, non piangendo ma muovendosi e facendo un verso che Ilaria sentì subito come anche Andrea. Si alzò dalla sdraio e andò da lei.

"Be', come prima notte non va male Ilaria, ci ha fatto dormire due ore di seguito."

"Sì, Andrea, ma vedi, è tanto stanco che non riesce neppure lui a poppare, voleva solo sentire la mamma, fammi sentire il pannolino... no, è asciutto... aspetta che me lo tengo qui a fianco, non metterlo nella culla, vuole me vicina."

"Ma sarà sicuro? Non lo schiacci?"

"No, figurati, e poi c'è la sbarra, mica può cadere."

Andrea si arrese, Ilaria era come se sapesse già tutto, come se fosse già al terzo bambino. La lasciò fare, ma aveva ragione. Emanuele, sentendo il corpo della mamma accanto dormì per altre tre ore di seguito. La loro prima notte da genitori passò in questo modo tutto sommato sereno.

Al mattino Andrea andò a casa a farsi un bagno e a riprendersi un poco, alle sette e mezza del resto già zia Maria con l'avvocato erano già arrivati a trovare Ilaria e il bimbo e si diedero il cambio con il papà; l'avvocato era andato di nuovo in taxi a prenderla, si erano messi d'accordo la sera prima. Dopo un'ora circa arrivò anche un fattorino a portare un bel mazzo di fiori con una dedica:

"A Ilaria,

questo è il segno più bello che tu possa aver visto.

Andrea"

L'avvocato vide il biglietto e disse:

"Decisamente criptico, ma mio figlio ama le frasi strane, chissà che voleva dire."

"No, signore, è una bellissima frase!", disse Ilaria che naturalmente aveva capito il doppio senso; sorrise e mise i fiori sul comodino.

Maria quasi si sciolse in lacrime: "Figlia mia, sei veramente fortunata ad aver trovato un uomo così. Tienitelo da conto."

Verso le nove del mattino, era domenica, Ilaria andò a chiamare la sua compagna di classe Simona e la professoressa di Italiano. Simona fu raggiante e disse che avrebbe organizzato la comitiva.

Fu di parola: nel primo pomeriggio trentadue ragazze, tutta la classe di Ilaria e anche qualche amica di un'altra quinta, entrarono a turno nella stanza a congratularsi con lei, prendere un poco in braccio Emanuele e raccontarsi l'esperienza di essere mamma; il "foglio parto" di Ilaria era appeso al suo letto; Ilaria era contenta e si mise a piangere per il calore ricevuto. Venne anche la professoressa di Italiano e addirittura anche la preside che le disse:

"Bravissima Ilaria, hai passato cinque anni come una studentessa modello, malgrado le iniziali difficoltà di lingua e di cultura ti sei ambientata benissimo ed ora sei una mamma splendida. Ti aspettiamo il 25 per il tema di italiano. Andrai benone."

L'avvocato era già andato via al mattino, Maria era rimasta con la figlia, Irene andò nel pomeriggio, dopo il turno, come anche Andrea che rimase poi fino a sera, Marco ed Anna andarono a trovarla in serata e, andando via, riportarono Maria a casa; anche Andrea non rimase a dormire, non ce n'era più bisogno: il giorno dopo sarebbe stata dimessa, tutto andava perfettamente, Emanuele aveva avuto il suo calo fisiologico ma si era stabilizzato, la mamma era il ritratto della salute. Tra una visita e l'altra Ilaria riprese a ricamare; doveva scrivere "31-5" su quaranta bomboniere; stava benone, Emanuele anche, prendeva il suo colostro e si faceva prendere in braccio da tutti guardando con i suoi occhioni neri.

Ilaria fu dimessa dall'ospedale infatti il giorno dopo, due giugno, lunedì, all'epoca non più festivo; Andrea l'andò a prendere e insieme, con Emanuele in carrozzina, andarono con il foglio di dimissioni dell'ospedale e il certificato di nascita a registrare Emanuele Testino al Comune di Genova, un nuovo cittadino. Quando uscirono Andrea disse mezzo divertito e mezzo serio:

Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora