Capitolo 30 (3°). La 'prima notte' di Anna e Marco

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Il fine settimana passò senza fatti particolari se non l'inizio del trasloco di Anna in villa a Sant'Ilario; Marco l'accompagnò a portare i suoi vestiti, i suoi libri. Tutto come gli altri anni.

Andarono in camera, era da tempo che mancavano da lì: da quando avevano la casa in via Luccoli la villa non era più stata usata, se non per la festa di laurea di Marco.

Quell'anno, però, ci fu una novità: Marco ebbe una sua propria stanza nella villa, una delle tre camere da letto per ospiti libere del secondo piano, posta sul lato opposto a quella di Anna, proprio sopra l'alloggio dei custodi. Siccome Anna fino a fine settembre avrebbe dormito a Sant'Ilario era chiaro che Marco, almeno per il fine settimana, avrebbe dovuto avere un luogo dove stare in modo da non fare avanti e indietro.

Quando Anna e Marco quel sabato pomeriggio andarono in villa Marco si era già portato dietro uno zainetto con alcune cose perché era inteso che avrebbe dormito lì due notti e, il lunedì mattina, sarebbe tornato a Genova con Anna in auto la quale doveva comunque andare in università.

Franco lo accompagnò al piano di sopra e superarono la parte abitata da quella verso nord, riservata agli ospiti. Gli disse: "Marco, dimmi... qui ci sono tre camere libere, puoi sceglierne una. Secondo me è più bella questa." E gliene indicò una. Marco vi entrò, c'era un letto singolo, un armadio non molto grosso, un tavolino e una scrivania; però, rispetto alle altre, aveva un terrazzino che si affacciava sull'uliveto.

"E' bello, qui, Franco, va bene."

"Allora, stai un attimo fuori che ti preparo il letto."

"No, ma... Franco, dammi le lenzuola, me lo faccio io."

Ma Franco non volle sentir ragioni e fece uscire Marco dalla stanza. Fuori dalla villa Marco era Marco figlio della sua fidanzata Irene con il quale aveva già confidenza, ma dentro la villa Marco era il fidanzato della signorina Anna e quindi andava servito come ospite dei signori. Marco sentì la differenza di trattamento e se ne imbarazzò non sapendo come agire; non era per nulla abituato ad avere del personale di servizio per sé; eppure, lì non era via Luccoli, lì era la villa e certe convenzioni andavano rispettate. Non avrebbe dormito con Franco, al piano seminterrato, a fianco all'alloggio dei custodi, no, Franco lo aveva portato in una stanza degli ospiti del piano nobile. Era molto diverso, sebbene Franco fosse appunto il fidanzato di sua madre egli non ne faceva parte, stava acquisendo lo stato di "genero" dei padroni, non di figlioccio del cameriere. Dopo pochi minuti Franco lo fece entrare, la stanza era sistemata, Marco entrò, posò il suo zaino sul letto, aprì la finestra e stette sul terrazzino. Davanti a sé aveva l'uliveto dove Ilaria aveva concepito Emanuele con Andrea, verso destra si vedeva uno spicchio di mare...

Si appoggiò alla ringhiera e respirò l'aria di giugno; la sua vita, per qualche ragione, era lì, era come se Ilaria, volendogli dare Anna, gli avesse dato anche una casa, via Luccoli, ed ora anche una villa.

Rientrò in casa, si tolse le scarpe, provò il letto, si sdraiò vestito aspirando l'aroma; era molto morbido con un materasso che quasi lo avvolgeva; le lenzuola sapevano, di pulito, quel pulito non casalingo, forse di una lavatrice industriale, come un albergo. Non era la prima volta che poggiava il capo su un letto della villa, ma era sempre stato il letto di Anna e non vi aveva mai dormito, era quasi un clandestino in quei momenti, i genitori non sapevano o se sapevano chiudevano un occhio. Ma in quel giorno no, i suoi futuri suoceri erano al piano di sotto, tranquilli, come anche la sua futura moglie. Per la prima volta, in quel 21 giugno 1997, egli avrebbe passato le sue ventiquattrore lì, certo, nella stanza di un ospite, ma quasi in famiglia. Era curioso per lui, alieno per tutta la sua giovinezza ai lussi, egli, che aveva dormito d'inverno nella modesta e fredda cameretta d'Ilaria a Colliano, estraneo dal sentirsi privilegiato a posare il capo in una villa simile, sentiva però in cuor suo di ringraziare le due donne che l'avevano portato fino a quel punto; sua madre nel farlo studiare e Ilaria nel dargli la forza negli anni della sua adolescenza di non mollare e di studiare e di insistere con Anna l'anno prima, si ricordò della sua ritrosia a telefonarle dopo la festa di compleanno di Ilaria dei suoi diciott'anni. Un anno era nulla, ed era cambiata tutta la sua vita. Sentì forte il senso di riconoscenza verso quelle due donne che avevano fatto così tanto per lui, sentì che, per avere un senso, il Sacrificio di Ilaria non poteva però durare per sempre. Pensò a lei, in quel momento, sola con Emanuele; erano le cinque, l'ora della sua poppata, sentì nel suo cuore il senso dell'attesa, che, comunque, ella   sicuramente aveva per Andrea, l'attesa di un papà che non sarebbe venuto, neppure quel giorno.

Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora