Capitolo 33 (4°). Il racconto di una madre

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Silvia pensò un poco a come incominciare, nel frattempo mangiarono entrambe un altro po' di gelato. Era buono, morbido e cremoso... addolcì entrambe in quel pomeriggio di fine giugno. Silvia si fece coraggio e cominciò:

"Ecco, Ilaria... tu hai rifiutato Andrea... io invece non rifiutai mio marito, Nicola: lo sposai a 23 anni, dovevo ancora finire di far la tesi, lui già lavorava, era un ragazzo d'oro; non era molto bravo sui libri, questo sì, però era un gran lavoratore, l'avevo conosciuto in un viaggio, era un barman del villaggio turistico, faceva tante cose: barman, cuoco, cameriere, animatore, ballerino, era una persona molto estroversa ed io ne avevo bisogno, io ero... la classica topa di biblioteca, sempre a studiare. Era il 1984, lui era più grande, sulla trentina, aveva sempre girato il mondo ma venne a stare con me, si era innamorato, ero riuscita a fermare quella trottola. Con la sua esperienza e del capitale accumulato aprì un bar qui a Genova con un suo amico nel Centro Storico. Facevano cocktail esotici, musica dal vivo, qualche volta del cabaret... era un bel locale, ebbe successo. Ci sposammo subito dopo, ero innamorata, per me quella vita era sconosciuta, per tutta la giovinezza ero stata una studentessa tranquilla e forse un po' noiosa, prima al classico e poi lettere, mai un'avventura, lui era il mio primo fidanzato e lo amavo come si ama il primo amore. L'anno dopo mi laureai e trovai poi subito questo posto in archivio. Era tutto bello... mancava solo un bambino. Lo volevamo entrambi, lui era già sui trent'anni, aveva vissuto la vita da vagabondo ma con me improvvisamente volle esser padre."

Silvia si fermò un attimo, come per ricordare qualcosa, non sapeva come incominciare, ciò che stava per raccontare era difficile per lei da dire, e, forse, sarebbe stato difficile per Ilaria da ascoltare, ma seppe che era necessaria una confidenza fra loro due, continuava a sentire un impellente bisogno di condivisione.

"... provammo subito, interruppi la pillola appena ebbi il posto fisso in archivio, sarei potuta poi andare in maternità. Per i primi mesi, si sa... ci può essere qualche difficoltà a rimanere incinta, non mi preoccupai. La vita con Nicola era d'altronde bella, perché rovinarsi la serenità con preoccupazioni inutili? E però... passano sei mesi, passa un anno, nulla accade. Ogni volta il ciclo ritorna, inesorabile. Egli aveva avuto altre storie, certamente, ma non aveva mai cercato di avere un bambino... cominciammo a preoccuparci forse... forse uno dei due, o tutti e due, non poteva averne. Facemmo delle analisi, egli era perfettamente in salute, un uomo fertile e senza problemi. Si concentrarono su di me; avevo sempre avuto un ciclo un po' doloroso ma non ci facevo caso considerandolo una noia inevitabile del nostro sesso. Mi trovarono endometriosi non troppo estesa, per fortuna. Mi dissero che molto probabilmente ero io la causa della mancanza di bambini e che avrei potuto esser sterile."

Ilaria si preoccupò, non seppe cosa dirle, come si può consolare una donna con una simile condizione?

"Mi dispiace Silvia... dev'essere stato duro ascoltare questa notizia."

"Certo... lo è, ma... la parte triste è quella dopo, Ilaria, ascolta."

Silvia si fermò un attimo, finirono di mangiare il gelato e poi riprese:

"Però non volli cedere, vedevo che Nicola ci teneva, il matrimonio tra noi andava benissimo, perché rovinarci la serenità? Mi proposero un intervento chirurgico per togliere il tessuto malato. Accettai, e... sembrò andare tutto bene; dopo essermi ristabilita continuammo a provare ad avere un bambino e, in effetti, rimasi incinta. Ero estatica, avvisai tutti in famiglia, il test di gravidanza era finalmente positivo! Solo però... per due mesi; poi sanguinamenti, corsa in ospedale, nulla da fare. Ebbi un aborto spontaneo; il primo, purtroppo, di una lunga serie. Dopo qualche mese rimasi infatti di nuovo incinta, altra illusione, ma quella volta non dissi nulla in giro, solo Nicola sapeva, solo Nicola ed io guardammo quel test positivo. Era la nostra seconda possibilità. Macché, dopo altri venti giorni... ecco che di nuovo trovo sangue negli slip. Nulla da fare, in ospedale mi dicono che il mio utero tecnicamente funziona, ma poi non riesce a tenere l'embrione. Non demordo però... prima o poi ci devo riuscire, vedo che Nicola ci tiene, viene dalla Sicilia, lui è tradizionale, vuole la famiglia numerosa, i suoi genitori che andiamo a trovare tutte le estati, telefonano e, con educazione certo, ma con una certa insistenza dicono sempre 'quando ce lo fate un nipotino?', insomma, sento la pressione del fare un figlio, io stessa comincio a sentire gli anni che passano con questi tentativi, arriviamo fino al 1989, ho ventotto anni. Non ho più contato il numero di aborti spontanei, forse sei? sette? Parecchi comunque. Ed ogni volta sei in ospedale con il pensiero che hai fallito, che non sei brava. Che c'è qualcosa di sbagliato in te."

Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora